Giunge anche per gli Obscura il momento del primo tour europeo da headliner. Nell’ultimo biennio, la band tedesca ha fatto passi da gigante in termini di popolarità e il crescente successo del recente “Omnivium” ha aperto ad essa le ultime porte verso riconoscimenti più ampi e palchi più prestigiosi. Ecco quindi i Nostri imbarcarsi in questa avventura come leader di un pacchetto di gruppi tutto classe e finezze, per una serie di serate assolutamente imperdibili per i fan della tecnica e degli spunti progressive applicati al metal (estremo e non). Purtroppo per le band, la tappa londinese capita in un periodo decisamente saturo di concerti e festival, indi per cui il solito Underworld finisce per riempirsi solo per metà. Ma il responso del pubblico alle esibizioni è comunque di quelli calorosi, a partire già dagli opener Exivious…
EXIVIOUS
Formati da ex ed attuali membri di Cynic, Pestilence e Dodecahedron, gli Exivious intrattengono la platea con una mezzoretta a base di jazz/fusion e progressive metal strumentale. Facile accostare la proposta dei ragazzi olandesi a quella degli stessi Cynic, anche se il gusto melodico in dote ai Nostri è per ora lontano dal misticismo di Paul Masvidal e soci. In ogni caso, si apprezza la performance del gruppo, se non altro perchè giocata su toni quasi esclusivamente placidi e atmosferici, che non verranno quasi mai lambiti dagli altri protagonisti della serata. Poco da dire sullo show in sè, perchè il quartetto non fa altro che suonare i propri strumenti, non concedendo niente allo spettacolo nel senso stretto del termine. Una prova dedicata ai loro fan già acquisiti, ma che desta un certo interesse in tutta la sala.
GOROD
Fa piacere constatare come i Gorod stiano diventando una live band sempre più solida. Li abbiamo sempre apprezzati più dal vivo che in studio e questa sera i francesi non fanno nulla per farci ritrattare: il loro concerto è intenso, ben suonato e divertente. I ragazzi paiono sapere bene quali pezzi del loro repertorio funzionino meglio on stage ed evitano di impantanarsi in trame poco masticabili da un fruitore medio. Il gruppo è qui essenzialmente per guadagnarsi nuovi fan e, di conseguenza, pone l’accento sul proprio materiale più immediato, come, ad esempio, una “Here Die Your Gods”. Inoltre, il frontman Julien “Nutz” Deyres dimostra di essere migliorato parecchio come frontman e come intrattenitore: il suo inglese non è perfetto, ma non si tira mai indietro quando si tratta di aizzare gli astanti. Il bassista Benoit Claus lo spalleggia di continuo e il risultato finale è una performance vivace anche dal punto di vista visivo.
Setlist:
Birds Of Sulphur
Here Die Your Gods
The Axe Of God
Carved In Air
Programmers Of Decline
Disavow Your God
SPAWN OF POSSESSION
Oggettivamente, la prova degli Spawn Of Possession è anch’essa di buon livello, anche se, avendo ammirato il gruppo dal vivo più volte anni fa, ci duole constatare come i Nostri abbiano perso un pochino di impatto e di spigliatezza sul palco rispetto agli inizi. Senz’altro ciò è da imputare ai numerosi cambi di lineup che la death metal band ha dovuto affrontare in carriera: l’attuale formazione live, che – per quanto riguarda le novità – vede l’olandese Danny Tunker alla seconda chitarra, il norvegese Erlend Caspersen e il leader Dennis Röndum ora alla voce, deve evidentemente ancora affiatarsi al meglio. Jonas Renvaktar era probabilmente un frontman migliore di Röndum, tuttavia quest’ultimo (un tempo batterista) quest’oggi ce la mette tutta e con il suo growling riesce a replicare perentoriamente le metriche impazzite dei vecchi pezzi del repertorio, non dimenticandosi poi di incitare la folla ogniqualvolta le trame concedono un po’ di respiro. Essendo questo il loro primo vero tour dopo anni lontani dalle scene, gli Spawn Of Possession decidono di andare sul sicuro e riempiono la scaletta di vecchi classici nonostante il nuovo “Incurso” sia appena arrivato nei negozi. Largo dunque a “Swarm Of The Formless”, “Hidden Flesh”, e “Solemn They Await”, tutte canzoni sì tecniche, ma sicuramente più corpose e impattanti di quanto contenuto nell’ultima fatica. Il pubblico pare un pochino spiazzato da tale scelta, tanto che, dal canto nostro, tra la massa non fatichiamo a distinguere i fan di vecchia data da quelli recenti; tuttavia, alla fine, si tratta solo di considerazioni a margine: quando i Nostri si congedano sulle note di “Church Of Deviance” – la quale viene cantata anche dal frontman dei Gorod – il boato che sommerge la performance è comunque di quelli che si ricordano.
Setlist:
Swarm Of The Formless
Hidden In Flesh
Where Angels Go Demons Follow
Spawn Of Possession
Solemn They Await
Dead & Grotesque
Lash By Lash
Church Of Deviance
OBSCURA
Lo show degli Obscura inizia con oltre mezzora di ritardo sulla tabella di marcia, a causa di inconvenienti tecnici inizialmente reputati addirittura insormontabili. Ci si aspetta quindi un set ridotto o imbastito alla meno peggio, invece il gruppo tedesco riesce a destreggiarsi con invidiabile classe, compensando qualche problemino alle chitarre con un atteggiamento positivo e un’attitudine maggiormente “metal”, che riesce a relegare in secondo piano quella freddezza solitamente tipica di quelle band che puntano molto sulla tecnica. Steffen Kummerer è un frontman gioviale, che sa come intrattenere il pubblico e attirare l’attenzione su sè stesso: alla chitarra non sbaglia una nota, ma non si prende troppo sul serio e non manca mai di sorridere e di spendere qualche parola in più oltre alle ovvie presentazioni dei pezzi. Gli altri membri stanno molto più “sulle loro”, ma, in generale, il concerto è di quelli che divertono. La setlist, d’altronde, pesca tutti gli episodi più rappresentativi, compresi gli indovinati tributi ai Death (“Incarnated”) e ai Morbid Angel (“Ocean Gateways”) che il quartetto ha incluso nelle sue ultime fatiche in studio. Oltre a un buon assolo di Hannes Grossmann dietro le pelli, nel finale vi è poi spazio per un omaggio a Chuck Schuldiner nel vero senso della parola: dalla recente raccolta “Illegimitation” viene infatti estratta la cover di “Flesh And The Power It Holds”, brano cardine del repertorio dei Death che i ragazzi interpretano con grande trasporto e indubbia fedeltà. Dopo quasi quattro ore di techno-death e progressive in tutte le salse, si è effettivamente un po’ stanchi, ma questa chicca finale riesce a concludere la serata in crescendo e a premiare ulteriormente coloro che hanno deciso di rimanere sino all’ultimo nonostante il ritardo accumulato. A dispetto di una concorrenza agguerrita e dei succitati problemi tecnici, gli Obscura escono dall’Underworld non solo con le ossa intatte, ma anche con la palma di dominatori della serata.
Setlist:
Septuagint
Vortex Omnivium
Incarnated
Orbital Elements
Universe Momentum
Ocean Gateways
The Anticosmic Overload
Centric Flow
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Flesh And The Power It Holds