Report di Giacomo Slongo
Foto di Nicolette Radoi
Dopo il sold-out registrato qualche settimana fa in occasione della data di Bell Witch, Deteriorot, Ascended Dead e Fuoco Fatuo, il Black Inside di Lonate Ceppino – paesino di cinquemila anime in provincia di Varese – ci riaccoglie per un’altra serata a cura dell’instancabile Necrotheism Production, diventata nel giro di qualche anno un vero e proprio faro per tutti gli appassionati di underground death metal (ma non solo) della Lombardia e del Nord Italia.
L’occasione, a questo giro, viene fornita dal tour europeo di Of Feather and Bone e Gutless, partito dal famigerato Kill-Town Death Fest di Copenaghen (a breve il report su queste pagine) e arrivato, in un uggioso giovedì di metà settembre, ad una delle sue ultime battute prima del rientro negli Stati Uniti e in Australia dei rispettivi attori protagonisti. Le band, va da sé, sono rodatissime, la risposta di pubblico più che dignitosa (in rapporto anche alla tipologia di serata) e, dal canto nostro, non possiamo che ribadire l’importanza di eventi di questo tipo per mantenere viva e pulsante la scena estrema sul suolo nazionale, in grado – quando affidata alle mani di un’organizzazione avente a cuore sia i fan che i musicisti – di non soffrire di particolari ansie da prestazione con l’estero…
Spetta agli UNCTORIS, da Como, salire per primi sul palco quando sono da poco passate le 20.30. Il ruolo di opener locale non è mai facile, specie nel momento in cui, a seguire, sono previsti due autentici carri armati, quindi la nostra disamina non baderà troppo all’impatto e al physique du role del terzetto – giocoforza inferiori rispetto a quelli degli altri gruppi in programma – quanto piuttosto su ciò che la sua musica incarna da un punto di vista puramente qualitativo e stilistico.
Il problema è che anche qui le cose non ci fanno gridare esattamente al miracolo, anzi; quello dei black metaller nostrani è infatti un suono volutamente sconnesso che richiederebbe ben altra lucidità per non scadere nella confusione e scivolare via senza colpo ferire.
Tra sferragliate war metal in odore di Conqueror e Blasphemy, parentesi dissonanti e assalti marcissimi figli dei Mayhem di “Deathcrush”, i brani (almeno dal vivo) si srotolano senza quasi una logica di fondo, restituendo purtroppo un forte senso di precarietà in termini di songwriting e scorrevolezza. Qualcuno segue incuriosito il caos messo in scena dal gruppo, altri – molto semplicemente – si guardano intorno con aria un po’ dubbiosa e perplessa.
Di tutt’altra pasta, invece, lo show dei GUTLESS, giunti dal capo opposto del mondo per farci regredire allo stadio cavernicolo con il loro death metal ispirato alla scuola più ignorante e brutale degli anni Novanta.
Autore di un demo osannatissimo (“Mass Extinction” del 2018), di uno split con gli americani Mortal Wound e di un live, il quartetto di Melbourne non ha in effetti una sola uscita ‘sostanziosa’ all’attivo, eppure gli bastano pochi secondi per legittimare l’hype venutosi a creare intorno al suo nome, lo stesso che ha spinto la Killtown Bookings a pagargli i voli per il Vecchio Continente nonostante il CV striminzito. Del resto, la prestanza e l’affiatamento sembrano quelli di una band con centinaia di date alle spalle, e questo ovviamente non può che deporre a favore della situazione, mentre i brani – e qui, in fin dei conti, risiede la vera forza del progetto – hanno dalla loro riff e strutture semplicemente da urlo.
Prendete i breakdown dei Suffocation del periodo “Human Waste”/“Effigy of the Forgotten”, enormi e grassissimi, e uniteli agli assalti thrashosi dei Deicide e dei Cannibal Corpse degli inizi: questa, a grandi linee, la base da cui si dipana la proposta, ascrivibile a quella di altri trogloditi come Witch Vomit e Torture Rack e nata chiaramente per essere replicata dal vivo. Impossibile per un fan di certo death metal resistere al groove barbaro e martellante di episodi come “Evil Incarnate”, “Boiled Alive” e “Brutalized into Submission”, anche perché, se è vero che parliamo di ingredienti semplicissimi, quante altre formazioni esordienti possono vantare una simile autorevolezza nella messa a terra delle loro idee? Dopo il concerto di stasera, la curiosità per il primo full-length di questi ragazzi si fa a dir poco impellente.
Esibirsi dopo una prova di forza come quella dei Gutless richiede necessariamente i giusti attributi, ma per fortuna non si può dire che questi ultimi manchino agli OF FEATHER AND BONE.
Rispetto ad altre formazioni americane, in particolar modo originarie dello stato del Colorado, il terzetto non si è ancora reso protagonista di un exploit discografico fatto e finito, un lavoro in grado di lanciarne il moniker ai piani alti del filone underground, ciononostante la sua proposta è di quelle assolutamente solide e convincenti, distinguendosi anzitutto per la sua intensità e le sue propulsioni annichilenti.
Un flusso che, dopo un avvio di carriera all’insegna dell’hardcore/grind, si è presto incanalato nell’alveo di un death metal tenebroso e serratissimo, figlio degli Incantation più parossistici di inizio anni Duemila e di tutta quella cricca di coetanei fedeli al dio della guerra e del massacro (Ascended Dead, Black Curse, ecc.), e che anche stasera ha dimostrato di non voler mollare di un centimetro in termini di violenza generale.
Quando i Nostri partono, fra chitarre come tornado, voci in growl dall’Abisso e sassate di blast-beat, la ‘botta’ è infatti tutt’altro che indifferente, complice la solita, ineccepibile preparazione tecnica che segue come un’ombra le formazioni d’Oltreoceano.
Ciò che manca, semmai, è un po’ di personalità e caratterizzazione a livello di songwriting, ma lungi da noi sminuire i risultati ottenuti dai brani più ‘ritmati’ pescati da “Bestial Hymns of Perversion” (“Lust for Torment” in primis) e da quelli invece più frenetici di “Sulfuric Disintegration”, con un inedito che, scelto come bis, ha poi lasciato intravedere una messa a fuoco decisamente promettente in vista del nuovo disco.
In ultimo, fa piacere constatare come – a dispetto di un’aura malvagia – il gruppo non si tiri indietro dall’interagire col pubblico e dal manifestare il proprio apprezzamento circa la risposta in sala, segno che persino questi truci death metaller, sotto sotto, un cuore ce l’hanno. Li riattendiamo da queste parti per il definitivo salto di qualità.
UNCTORIS
GUTLESS
OF FEATHER AND BONE