19/03/2023 - ORBIT CULTURE + DEFECTS @ Santeria Toscana 31 - Milano

Pubblicato il 01/04/2024 da

Introduzione e report di Roberto Guerra
Fotografie di Fabio Livoti

Una piacevole serata al Santeria Toscana di Milano in compagnia di due realtà dedite a una proposta metal tipicamente contemporanea, anche se, almeno nel caso di una delle due, sono più che palesi i rimandi ad un certo tipo di death metal melodico di fine anni ’90, così come ad un groove metal tipico più o meno dello stesso periodo.
Gli Orbit Culture sono infatti una realtà che sta riuscendo a farsi strada all’interno della scena, proprio per questa loro capacità di riuscire a piacere a una moltitudine variegata di ascoltatori: tra questi non mancano coloro che li apprezzano con relativa tiepidità, per via della loro natura un po’ ibrida e non ben definita all’interno di uno specifico confine, ma sta di fatto che siamo in presenza di una realtà in grado di attirare l’attenzione, così come di essere collocati in prima linea all’interno di tour importanti o festival possenti.
In questo caso, parliamo di una data in veste di headliner, di fronte a un pubblico non esageratamente gremito, ma comunque superiore alle nostre aspettative, anche considerando il combinato disposto di location e giorno settimanale. Buona lettura!

La serata inizia con i DEFECTS, la cui proposta rientra perfettamente negli stilemi tipici delle sonorità contemporanee, in particolar modo quelle molto vicine al metalcore, ma in questo caso leggermente ‘azzoppata’: la formazione dovrebbe infatti essere composta da cinque elementi, ma nella sede odierna trovano posto solamente il cantante, il batterista e uno solo dei due chitarristi, il cui collega appare a bordo palco, ma impossibilitato a suonare (in seguito ad un infortunio, da quanto leggiamo sui loro social).
Ciò si traduce in uno show di cui di fatto possiamo saggiare a malapena metà resa, in quanto molte parti di chitarra solista sono in base, esattamente come il basso, e non ci è quindi possibile essere del tutto obiettivi in merito, rimandando un possibile giudizio al prossimo live; tuttavia, vogliamo fare i complimenti al frontman, che si mantiene divertito e coinvolgente per tutta la durata del concerto, con tanto di tuffo in mezzo al moshpit.
Gli ORBIT CULTURE si presentano puntuali on stage, spingendo gli astanti a replicare la situazione formatasi sotto al palco durante i predecessori, ma in chiave naturalmente più grande e fomentata: sin dallo scoppio di “Black Mountain” il pogo si rende una presenza pressoché fissa, e per quanto il locale non sia esattamente pieno dobbiamo ammettere che l’atmosfera c’è tutta, anche se riconosciamo non sarebbe stato male un lavoro migliore a luci ed effetti di scena – a tratti un po’ invasivi.
La setlist, per quanto vagamente ridondante, è studiata piuttosto bene e svolge benissimo il proprio dovere, permettendo alla band di racchiudere in sole dodici tracce (non esattamente una enormità) buona parte del proprio repertorio, o perlomeno di quello appartenente alla seconda metà della loro carriera: diciamo questo poiché i primi due lavori vengono totalmente ignorati in questa sede, nonostante siano in tanti ad avere la curiosità di saggiare in sede live quanto composto dal leader Niklas Karlsson prima del cambio di line-up avvenuto nel 2017.
Poco male, in fin dei conti il concerto gira comunque abbastanza bene così, mettendo inoltre in evidenza la volontà della band di enfatizzare la direzione musicale resa predominante nelle ultime due opere in studio, e vedendo il riscontro ottenuto dal pubblico riteniamo che i calcoli siano stati fatti bene.
L’esecuzione è pulita, i singoli brani risultano avvolgenti al punto giusto e l’intero combo risulta ben rodato e in grado di tenere il palco con la dovuta grinta, nonostante si tratti probabilmente del meno nutrito, in termini di affluenza, tra i concerti del loro tour attuale: ogni musicista ha infatti il suo spazio dedicato, ma sempre con una ben evidente libertà interpretativa e scenica, in quanto non ci sembra di avere davanti una band che segue un copione, ma che suona anche e soprattutto per divertirsi.
C’è spazio anche questa volta per un po’ di sana partecipazione col pubblico in presa diretta, con tanto di apparizioni dei musicisti in mezzo all’area di pogo e quant’altro; forse si sarebbe potuto fare qualcosa in più sul fronte della durata, che ci è parsa a tratti un pochino risicata, ma col senno di poi non ci sentiamo di lamentarci di quanto udito stasera da parte del combo svedese.

Setlist:
Black Mountain
Strangler
North Star Of Nija
Nensha
The Shadowing
See Through Me
Redfog
Alienated
From The Inside
Saw
While We Serve
Vultures Of North

DEFECTS

ORBIT CULTURE

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