05/04/2025 - OVER THE TOP FESTIVAL @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 07/04/2025 da

Ci sono tour che automaticamente richiamano, da mezza penisola, tutta quella tribù composta da capelli cotonati, giacche e pantaloni di pelle e toppe, ancorata alle sonorità ‘vecchia scuola’, anche quando a esibirsi ci sono delle ‘nuove leve’ del revival heavy metal che dai primi anni Duemila ci regalano, qua e là, delle perle di soddisfazione.
Per un caldo sabato sera di aprile, infatti, il Legend Club di Milano si è trasformato in una vecchia periferia di città anni Ottanta con la prima edizione di ‘Over The Top Festival’, organizzato da Cerberus Booking: headliner i britannici Demon, che tornano sul suolo italiano dopo nove anni di assenza (l’ultima volta fu al Made in Hell Fest 2016 a Prato), con una line-up di band italiane fra i veterani Skanners e le nuove leve Ural, Witchunter e Last Rebels.
Un mix di sonorità fra Mötorhead, thrash della Bay Area e heavy/speed a stelle e strisce, con comune denominatore la passione per l’heavy metal vecchia scuola con cui molti dei presenti sono cresciuti. Scopriamo com’è andata!

Arriviamo al Legend appena in tempo per vedere salire sul palco gli URAL, la formazione thrash italiana già protagonista di uno show allo scorso Metalitalia.com Festival, impegnata in un tour con diverse date da qui fino ad agosto.
Seppure il Legend sia ancora semideserto – complice il fatto che, fuori, il caldo di aprile ispira passeggiate e relax – la band capitanata dalla voce al vetriolo di Andrea Calviello non si fa scoraggiare e tira su uno show capace di coinvolgere gli astanti con i pezzi di “Psychoverse”, uscito ormai nel 2023, con la solita grinta che contraddistingue il quintetto.
Così, fra una “Throw Me To The Wolves” e il singolo “Heritage”, c’è anche il tempo di andare a pescare pezzi come la tiratissima “So What” e “Fake Reality”, dall’EP “Cyber Requiem”. La presenza di Luca Maggi è ormai fissa nella formazione: il chitarrista, entrato in line-up proprio lo scorso anno, porta sul palco insieme al collega d’ascia Alex Gervasoni una combinazione devastante di riff taglienti come rasoi, mentre Stefano Cipriano al basso e Filippo Torno alla batteria si dimostrano come sempre dei fabbri ferrai che tengono in piedi l’impianto del concerto.
Gli Ural si dimostrano ancora una volta dei maestri del palcoscenico, in grado di agitare e prendersi anche un pubblico non numerosissimo, facendoci sperare di rivederli presto in qualche altro festival!

Ci spostiamo decisamente in centro Italia con l’esibizione dei LAST REBELS, chiamati a sostituire i Sign Of The Jackal per sopraggiunti impegni. Il trio mette immediatamente le cose in chiaro: qui si venera Lemmy, e non c’è spazio per altro.
I marchigiani, forti dell’ingresso in line-up del nuovo batterista che si fa chiamare col soprannome di ‘Bloodoildrinker’, tirano fuori uno show che comincia ad attirare anche chi fino a poco prima era fuori dal Legend a godersi gli ultimi raggi di sole.
D’altronde, a chi non piace la formula rock’n’roll di una delle più grandi band di tutti i tempi? Una dietro l’altra, “On The Road Again” e “Remember The Evil” ci trasportano in distillerie clandestine di whiskey, fra tour, groupies e satanassi assortiti. Chiunque abbia nel cuore i Mötorhead non può che sentirsi a casa con canzoni del calibro di “Rock’n’roll Milf”, mentre il buon Cius, ovviamente basso e voce, ride e scherza con i partecipanti insieme al collega Alex alla chitarra. C’è persino il tempo di suonare un pezzo nuovo, dedicato, testuali parole, “a quelli che si sentono spessi dietro la tastiera e poi so’ fighette dal vivo“: “Fake Lion And Keyboard Warrior”, segno che l’heavy vecchia scuola può ancora interpretare e mandare a quel paese la modernità.
L’attitudine da rocker del trio si va a concludere quando viene suonato praticamente tutto di fila il demo di esordio risalente al 2011, con il culmine su “Indian’s Revenge”: i Last Rebels non saranno certo il gruppo più innovativo del mondo, ma sanno sicuramente come far divertire dei capelloni borchiati e coperti di toppe!

Viene poi il momento di accelerare con i WITCHUNTER, che avevamo già avuto modo di apprezzare a metà pomeriggio del Frantic Festival 2024. Gli abruzzesi, anche stasera, optano per uno show diretto, dritto in faccia a chi è presente, con pochissime pause per rifiatare fra un pezzo e l’altro: dopo l’attacco con “Metal Dream” non c’è modo di respirare con “The Breath Of Satan”. Un concerto dove a farla da padrone è sempre il carismatico Steve Di Leo, una garanzia per quanto riguarda il panorama heavy italiano, capace di sollevare la discreta folla che si raduna sotto al palco durante lo show.
Che i Witchunter facciano un genere che piace davvero al pubblico presente lo si nota col trasporto con cui tutti seguono “Lucifer’s Blade”, mentre Silvio ‘Chuck’ Verdecchia e Federico ‘Ace’ Iustini creano tessiture di fili metallici con le loro chitarre. Mostruose, come sempre, anche le prestazioni di Luca Cetroni alla batteria e Fabrizio Rosati al basso: due colonne portanti a sorreggere il velocissimo speed metal della band, che esplode con “Hell For Leather”, sulla quale Steve si butta pure sul pubblico e viene accolto a braccia aperte.
Fra maschere diaboliche e mantelli, forse meno presenti sul palco rispetto al Frantic (dove i nostri avevano avuto più tempo di suonare), la formazione si avvia alla conclusione con la manowariana “Hold Back The Flame”, sulla quale si alza una foresta di corna e di sign of the hammer: i WIitchunter si dimostrano essere un gruppo maturo con una buonissima carriera alle spalle, speriamo solo che se ne accorgano anche all’estero!

Viene poi il momento di festeggiare prima dell’headliner del concerto, e chi poteva esserci, prima dei Demon, se non quelli che alcuni definiscono ‘i nostri Judas Priest’? Gli SKANNERS, reduci da una esibizione all’Up The Hammers Festival di Atene che ha tributato loro l’importanza che meritano, irrompono sul palco del festival con l’immancabile “Welcome To Hell”.
Come si fa a non volere bene a una formazione che non si è mai arresa e che continua a sfornare ottimi dischi di heavy classico da più di quarant’anni? Come si fa a non stimare Fabio Tenca e Claudio Pisoni, che da quarant’anni ci mettono chitarra e voce? La qualità dei concerti dei bolzanini è sempre altissima: dall’anthem “We Rock The Nation” a quella che potrebbe diventare l’inno del festival, ovvero “Metal Party”, i nostri raccolgono sorrisi, applausi e headbanging.
Nonostante il pubblico della serata sia ovviamente abbastanza stagionato, ci si ritrova comunque tutti a cantare ritornelli e a seguire Pisoni che ci dirige come fossimo un coro d’orchestra, mentre come sempre Walther si occupa insieme a Fabio di spararci un riffone dietro l’altro, con la nuova versione di “Starlight” e i pezzi più recenti come “Factories Of Steel”. Ovviamente, i pezzi più richiesti sono quelli di “Dirty Armada” e di “Pictures Of War”, dal quale viene estratta la title-track prima di una “Turn It Louder Now”. La grande festa heavy metal continua spedita come se fossimo tornati negli anni Ottanta: certo, non sempre Claudio Pisoni riesce a fare ancora quello che avrebbe fatto un tempo, ma con qualche sforzo gli acuti ci sono ancora, senza contare una presenza scenica da vero fuoriclasse.
Alla fine ci vengono dedicate “Hard And Pure” e “Fight Back”, due veri e propri inni generazionali che i presenti accolgono con gioia. Non si può sinceramente non stimare gli Skanners per la ferrea volontà con cui dopo tanto tempo portano ancora avanti il verbo dell’heavy metal!

Dopo una pausa più lunga, per preparare il palco all’headliner, salgono finalmente sul palco di DEMON, capitanati dall’inossidabile Dave Hill, una vera e propria leggenda vivente.
Dave c’era quando la nostra musica preferita muoveva i suoi timidi passi verso la consacrazione internazionale, e ha attraversato indenne decenni di correnti musicali senza mai batter ciglio: con una line-up ormai stabilizzata a partire dalla prima decade del Duemila, la band che si esibisce oggi può portare questo moniker con orgoglio. Ce lo dimostrano subito con i fatti: a rompere il ghiaccio c’è “Night Of The Demon”, dal primo album risalente al 1981, che richiama subito tutta la folla nel Legend. Nonostante un inizio non proprio su di giri a livello canoro, Dave ce la mette tutta per portarci nel mondo della NWOBHM, andando a pescare anche chicche come con la title-track di “The Plague”.
La presenza di Rick Benton alla tastiera e il lavoro di David Cotterill e Paul Hume alle chitarre trasformano parzialmente quella vena grezza dei primi Demon in una chiave più vicina agli Uriah Heep, arricchendo il tutto con una attenzione all’esecuzione più moderna. Non per questo pezzi come l’immancabile “Sign Of A Madman”, dal capolavoro “The Unexpected Guest”, perdono la loro energia primordiale, contraddistinta da quel gusto per l’ignoto e i rituali che la band ha sempre portato con sé nel corso degli anni.
Dall’ultimo “Invincible” viene suonata solamente “Face The Master”, che dal vivo acquisisce indubbiamente una carica diversa che sul disco, molto più diretta e aggressiva nei confronti del pubblico che, seppur attaccato alle prime prove in studio, reagisce bene.
A questo punto è il momento di tuffarsi nel passato con “Remembrance Day (A song for Peace)”, che Dave dedica per interposta persona alla moglie di uno degli astanti: nove minuti introdotti dal thin whistle risalenti a quel “Taking The Wold by Storm” del 1989 che sembrano ancora molto, molto attuali. E, sempre a proposito di tuffi nel passato, la volata finale non può che passare da “Liar” a “Don’t Break The Circle” attraverso “Life On The Wire”, dove la nuova anima dei Demon si fonde con quella vecchia per creare una specie di ‘heavy alla Deep Purple’ che rende questa serata ancora più magica.
La band non può che salutarci con “One Helluva Night”, la quale ben si addice alla serata che abbiamo appena trascorso – e che serata!
L’Over The Top Festival non avrà portato le folle al Legend Club, ma è stato bello vedere tante facce conosciute in una vera e propria festa heavy metal culminata con l’esibizione dei britannici. Chissà, magari riusciremo a vederne una seconda edizione?

DEMON SETLIST:
Night of the Demon
Hurricane
Sign of a Madman
The Plague
Nowhere to Run
Face the Master
Remembrance Day (A song for Peace)
The Spell
Liar
Life on the Wire
Don’t Break The Circle
One Helluva Night

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