Con il recentissimo “Scorched” gli Overkill sono giunti a quota venti: un album in perfetto stile heavy-thrash, grondante groove da cima a fondo, marchio di fabbrica della band americana. Al disco, rilasciato lo scorso 14 aprile, è ovviamente seguito un tour europeo promozionale, lo “Scorched Earth Tour”: diciassette date tra cui due in territorio italico, Parma e Fontaneto d’Agogna.
A far compagnia al quintetto del New Jersey, altre due band old-school del thrash metal a stelle e strisce, Exhorder ed Heathen, mentre ad aprire la serata ci penseranno i croati Keops. E’ venerdì, anteprima del week-end e di un ‘ponte’ primaverile: occasione perfetta per abbandonare la routine quotidiana cercando relax fuori porta o, come nel nostro caso, una fonte inesauribile di energia. Motivo per cui il traffico per raggiungere il Campus Industry di Parma diventa anch’egli protagonista: intasamenti vari, pioggia ed una serie di tamponamenti ci impediscono di raggiungere per tempo il locale, così che al nostro ingresso, la performance del gruppo Rijeka è in dirittura d’arrivo…
Sono le note di “Road To Perdition”, title-track del loro ultimo album, a risuonare all’interno del Campus Industry, mettendo in mostra le doti di una band rocciosa e coesa, guidata da quasi trent’anni dal chitarrista Bruno Micetic e che si è rifatta il look nel recente passato, inserendo praticamente un nuovo membro in ogni reparto.
La ricetta proposta risulta vincente: un heavy ricercato e tecnicamente valido sulla quale spicca sicuramente la figura del cantante Zvonimir Spacapan, davvero in gamba nel dare la giusta melodia e raffinatezza alle trame più possenti impostate dai compagni. Di fronte a loro un pit ancora con numerosi spazi vuoti ma nel quale, proprio nelle primissime file, si fanno notare alcuni ragazzini, visibilmente in estasi e davvero frementi nello scapocciare alzando al cielo le corna di rito, per l’ovvia felicità dell’act croato. Sull’onda dell’ottimo responso, i KEOPS raccolgono ulteriori punti con una cover di “Symphony Of Descrution” più oscura dell’originale e sicuramente (almeno rispetto alle ultime versioni) più cantata dal vocalist di turno…non ce ne voglia MegaDave. E dopo aver annunciato in pompa magna le band a venire, è con “Rise Again” che Keops salutano Parma non prima di aver lanciato i canonici memorabilia: ed è qui che assistiamo ad una vera e autentica esplosione di gioia genuina quando uno dei menzionati metal kid riesce ad afferrare una bacchetta del batterista, esultando insieme ai propri amici per il trofeo di guerra conquistato. Piccoli segnali di un cambio di generazione che, soprattutto per un genere d’annata come il thrash metal, fanno ben sperare.
Abbiamo quindi l’opportunità di dare un’occhiata al merch ufficiale presente all’interno del locale, scoprendo a malincuore come il prezzo di una t-shirt celebrativa del tour (sicuramente singolare, ma pur sempre una maglietta) viene esposta alla ‘modica’ cifra di 30 euro.
Breve settaggio dei suoni e prima di gustarsi gli HEATHEN un assaggio di ABBA in sottofondo: la formula di allietare le pausa tra un gruppo e l’altro con canzoni decisamente fuori genere è stata una scelta singolare ma anche utile a ricaricare le energie; tensione che scende, muscoli a riposo, insomma bene così. E quindi, come un orologio svizzero, ecco l’intro dell’ultimo “Empire Of The Blind” accendersi nella casse, introducendo l’entrata in scena di David White e compagni.
Chi scrive aveva avuto la possibilità di vederli all’opera anche lo scorso anno in quel di Roma e diciamo subito che, rispetto alla data della capitale, pur non avendo una setlist così ricca, i cinque di San Francisco hanno dimostrato una maggior compattezza e ‘decisione’ in fase di riproposizione dei vari brani. Buona, molto buona la prestazione di Mr.White, sempre pronto ad incitare il pubblico ed abile a raggiungere certe tonalità già allora difficili ma che ora, a sessant’anni compiuti, diventano davvero impegnative; egregia quella di Kragen Lum, chitarrista mai troppo sponsorizzato.
Altra nota sulla line-up: come secondo chitarrista segnaliamo ancora una volta la presenza di Kyle Edissi, in sostituzione di Lee Altus, e quella di Ryan Idris dietro le pelli, al posto di Jim DeMaria, impegnato nel tour coi Toxik. Sostenuti da volumi accettabili e ben calibrati, gli Heathen spaziano lungo la propria discografia e così da “Empire Of The Blind” arriva la terremotante “The Blight” e la corale “Sun In My Hand”, mentre dal seminale “Victims Of Deception” vengono proposti i due brani simbolo di quell’album, “Opiate Of The Masses” e, ovviamente, “Hypnotized”, lasciata a chiusura dello show. Nel mezzo, un divertente siparietto tra David White ed un ragazzo delle prime file, voglioso di impossessarsi degli anelli indossati dal frontman americano, ovviamente invano.
Nel frattempo il Campus Industry si è riempito; l’attesa per gli headliner comincia ad avvertirsi. Ma prima degli Overkill è il turno degli EXHORDER; per loro, come apripista, un sound fusion, quasi lounge. Scelta perfetta anche perchè, in vista di quello che avrebbero subìto poi i nostri padiglioni auricolari, una qualsiasi altra playlist più granitica avrebbe creato seri problemi uditivi durante il concerto della band americana.
Notiamo come, tra le strumentazione varia, sul palco venga posto anche uno sgabello. Il perchè è presto detto: la gamba di Waldemar Sorychtam, chitarrista polacco dell’act di New Orleans, ha fatto crac il giorno precedente ed allora eccolo, con una vistosissima fasciatura, imbracciare anche da seduto il proprio strumento, pronto a sparare sulla folla una serie di riff violentissimi, a coronamento di un set ipersudorifero messo in atto dal gruppo di un Kyle Thomas, simbolo di dedizione e passione, sprigionata dalla testa (senza capelli) alla barba, ormai bianca, sino ai jeans mezzi strappati.
Show devastante, pogo altrettanto furioso, alimentato da una serie di pezzi estratti dal primissimo “Slaughter In The Vatican”, tra i quali evidenziamo “Death In Vain”, “Legions Of Death” e l’omonima “Exhorder”. Thomas sul palco è loquace, molto loquace; chiama a sé i presenti, inneggiando alla causa metal, prima di lanciarsi a capofitto nello sguinzagliare nuovi riff sulle teste degli astanti. Nota a chiudere, la prestazione universale di Sasha Horn: siamo certi che la batteria demolita dai colpi del drummer statunitense abbia chiesto un lungo riposo al termine della serata. E quando “Desecrator” pone fine allo show degli Exhorder, all’appello manca solo una band.
Un Bobby è per sempre! Prendiamo in prestito parziale un famoso slogan, affibbiandolo ad una vera e propria leggenda del mondo metal. Sua Elettricità Bobby ‘Blitz’ Ellsworth, alla veneranda età di sessantatré anni, è ancora qui, con il suo amato-odiato stridio vocale, unico nel suo genere, trasmettendo dosi altissime di energia, supportato da un gruppo, in primis da un amico (D.D. Verni), altrettanto poderosi, propulsori ancora una volta di una semplice e letale lezione di heavy-thrash. Poche storie, gli OVERKILL hanno vinto nuovamente.
Punto, fine; nonostante dei suoni non sempre perfetti, soprattutto nelle file a ridosso del palco. I famosi ragazzini della prima ora sono misteriosamente spariti dalle prime file, al loro posto metallari più attempati, qualche ruga, qualche capello bianco, ma con lo stesso sguardo di un tempo, voglioso di rimanere intrappolato dalla morsa elettrica elargita dal quintetto del New Jersey. Come da pronostico, sono le note introduttive di “Scorched” ad alzare il sipario, dai piani alti del suo drumkit appare Jason Bittner, il quale ci assicura immediatamente che ne avrà per tutti. Dopo di lui Dave Linsk, Derek Tailer e lo stesso D.D.. A chiudere, con tanto di corsa da dietro i Marshall (ne farà diverse, come suo solito), ecco Bobby: fisico asciutto, occhi azzurri crepitanti di energia e via andare, “Scorched” viene cantata dai presenti, a dimostrazione di come l’ultimo album abbia fatto buona presa.
La pressione in mezzo al pit aumenta di giri, ma non è niente a confronto di quando parte il riff di “Bring Me The Night”, accolta con giubilo dai presenti, prontissimi a scatenarsi in un pogo selvaggio e rombante. L’inizio pestifero assesta un primo colpo definitivo con “Electric Rattlesnake”, così, tanto per gradire. D.D. non smette di pestare il suo basso, mentre sul lato sinistro Tailer si diverte mostrare le sue capacità di mimica facciale; il tutto per la felicità dei fotografi sotto palco e dei numerosi cellulari. Setlist ben calibrata che, dopo una parte iniziale coi botti, scende di ritmo – ma non d’intensità – nella sezione centrale, nella quale vengono proposte le nuove “Wicked Place” e “The Surgeon”. Nella recente intervista rilasciataci (di prossima pubblicazione) Bobby ci aveva annunciato come anche “Twist Of The Weack” avrebbe trovato posto nella setlist, ma evidentemente le scelte sono state altre, a guardare l’intera scaletta; poco male, visto che la band ha in serbo pezzi come “Coma” o “Horrorscope”.
Il riccioluto frontman, sempre carico a molla, ci regala anche una piccola lezione di anatomia quando, con grazia, cerca, trova ed espelle un fastidiosissimo capello incuneatosi in bocca colpevole di non farlo cantare con semplicità. Overkill che, come vuole il proprio moniker vanno di sovraccarico, così tanto che pure la tensione dell’impianto ad un certo decide di sventolare bandiera bianca e, durante l’esecuzione di “Mean, Green, Kill Machine”, salta completamente. Seguono attimi di spaesamento, torce dei tecnici che cercano disperatamente il guasto e, improvvisamente riecco la luce, la corrente è tornata. La band rientra, tranne Dave il quale, tra le risate dei compagni di banco, rispunta dal palco con aria sorniona. Per scusarsi, arrivano in serie “Ironbound” ed “Elimination”, per le quali risulta inutile descrivere cosa è avvenuto al di qua della transenna. Sorrisoni e saluti ad inscenare la falsa fine del concerto; ci pensa Derek a spazzare ogni dubbio facendo partire il riff di “Overkill”, old-school allo stato puro. Mancherebbero giusto due mine a chiudere una serata ad alto tasso adrenalinico: e allora ecco arrivarci tra capo e collo la sola ed unica “RRRRRRRotten To The Core” e “Fuck You”, con tanto di dita medie alzate. Come si fa a non voler bene a band come gli Overkill? Impossibile.
Setlist
Scorched
Bring Me the Night
Electric Rattlesnake
Hello From the Gutter
Powersurge
Wicked Place
Coma
Horrorscope
Long Time Dyin’
The Surgeon
Mean, Green, Killing Machine
Ironbound
Elimination
Overkill
Rotten to the Core
Fuck You