23/02/2012 - PAIN OF SALVATION + CRYPTEX @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 28/02/2012 da

Li abbiamo visti pochi mesi fa a supporto degli Opeth, ma da allora di cose ne sono cambiate tante in casa Pain Of Salvation. La band svedese, come annunciato, si presenta nel nuovo anno in tour da headliner, con una lineup rinnovata che ormai presenta il solo leader Daniel Gildenlow della formazione originale. La data in quel di Trezzo rappresenta dunque l’occasione ideale per saggiare la compattezza e la qualità della nuova line-up, oltre ovviamente alla curiosità nel sentire dal vivo le nuovo composizioni tratte dall’ottimo “Road Salt Two”.

 
CRYPTEX
Ad aprire il palcoscenico, quando sono passate da poco le 21, ci pensano gli stravaganti Cryptex, band teutonica che si fa apprezzare attraverso un sofisticato progressive rock ricco di influenze folk, intese sotto l’aspetto più cantautorale del termine. Il trio originario di Hannover è composto dal leader Simon Moskon che, oltre alle parti vocali, si diletta anche tra basso e tastiere, il chitarrista Martin Linke e il percussionista Ramòn Fleig, per l’occasione alle prese con un cajòn. La performance dei Cryptex appare molto buona sotto il profilo tecnico e regala sensazioni positive anche per quanto concerne l’aspetto prettamente compositivo. Le canzoni appaiono snelle, a tratti sin troppo scarne nell’arrangiamento, ma con scelte melodiche ricercate e dotate di buona personalità per un risultato che, non senza qualche azzardo, potremmo definire come una combinazione tra i Rush, Bob Dylan e i più recenti 3, con un cantato variegato, capace di contrapporre la leggerezza di un Geddy Lee (Rush) con la ruvidità di un David Coverdale(Whitesnake). Dopo mezzora abbondante, tra gli applausi di un Live Club ancora piuttosto avaro di pubblico, i Cryptex, lasciano dunque la platea, soddisfatti per aver richiamato positivamente l’attenzione e scaldato a dovere i presenti prima dello spettacolo del gruppo principale.

PAIN OF SALVATION
Una scherzosa introduzione in lingua svedese e l’intro ufficiale dell’ultimo “Road Salt Two” danno il benvenuto sul palco del Live di Trezzo ai Pain Of Salvation, di ritorno in Italia dopo la parentesi di novembre a supporto degli Opeth. Il locale brianzolo non si può dire che presenti il pubblico delle grandi occasioni, tuttavia una buona schiera di affezionati si concentra sotto il palco per incitare calorosamente i propri beniamini. L’attacco della band svedese avviene con una buona esecuzione di “Softly She Cries”, rockeggiante opener del pluricitato “Road Salt Two”, ma è con la successiva “Ashes” che lo spettacolo entra nel vivo, grazie ad un’interpretazione magistrale della band scandinava. I dubbi sulla rivoluzione in formazione dettati  dalla perdita di due membri storici come il tastierista Fredrik Hermansson e il carismatico chitarrista Johan Hallgren vengono subito fugati dai nuovi innesti perfettamente integrati con l’indiscusso leader Daniel Gildenlow e il batterista Léo Margarit. Il già noto Daniel Karlsson passa alle tastiere e il suo posto al basso viene coperto da Gustaf Hielm, mentre la vera sorpresa della serata si rivela il nuovo chitarrista Ragnar ZSolberg, preciso alla sei corde e strepitoso come seconda voce da affiancare a Daniel. Lo spettacolo prosegue in un turbine di emozioni, con una scaletta che, pur prediligendo le ultime composizioni della band, non dimentica il passato e, soprattutto, grazie alla grande prestazione dei Pain Of Salvation, capaci ancora una volta di unire la loro stupefacente preparazione tecnica ad un feeling interpretativo difficilmente eguagliabile. Gildenlow si conferma uno dei migliori cantanti rock/metal sulla piazza, regalando brividi a ripetizione nelle esecuzioni di “The Deeper Cut” e “1979”, mentre nella folkeggiante “Chain Sling” la band svedese introduce strumenti quali un contrabbasso elettrico, un mandolino e un benjo ,tra gli occhi ammirati della platea. L’intensità dello show se possibile aumenta con l’esecuzione di “Iter Impius”, splendida traccia tratta dal concept “Be”, così come grandi consensi riscuote l’impazzita “Stress”, perla dall’indimenticato debutto “Entropia”. Prima del meritato riposo c’è spazio per un terzetto di canzoni tra le quali spicca una toccante versione di “Kingdom Of Loss”, splendido e atipico lento da “Scarsick” in cui i POS non nascondono la loro ammirazione per i Pink Floyd. Richiamati a gran voce dai presenti in sala, Gildenlow e soci ritornano in scena regalando un simpatico siparietto con l’esecuzione di “Black Diamond” (cover dei Kiss), con tanto di scambio di strumenti tra i musicisti che porta il leader Daniel alla batteria, ZSolberg alla voce, Hielm alla chitarra e Karlsson di ritorno al basso. Il gran finale è caratterizzato dal recente passato della band con perle del calibro di “The Physics Of Gridlock” e “Sister”, con la prima che evidenzia il bellissimo finale interamente in lingua francese, in cui Daniel se la cava egregiamente ben supportato dal drummer, proprio di origine transalpina, Léo Margarit, e la seconda che ci ricorda come il pur discontinuo “Road Salt One” contenga anche pezzi di altissimo livello. Se questa sera aspettavamo una risposta, i Pain Of Salvation l’hanno data forte e chiara: dopo le già ottime premesse di “Road Salt Two”, il tour ci consegna una band in grande spolvero a dispetto della rivoluzione di line up avvenuta solo pochi mesi orsono. In ambito progressive, la loro stella brilla ancora molto luminosa!

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