26/04/2005 - Pain Of Salvation + Dark Suns @ Rolling Stone - Milano

Pubblicato il 29/04/2005 da

A cura di Raffaele “Salo” Salomoni

Un concerto all’insegna della buona musica, quello dei Pain Of Salvation, in compagnia dei quasi esordienti Dark Suns. Il tour di “BE”, ultima fatica degli svedesi Pain Of Salvation, sta dando ottimi risultati dal punto di vista dell’affluenza del pubblico, come dimostra il Rolling Stone gremito di fan…

DARK SUNS

Iniziano puntuali alle 20 i Dark Suns, gruppo svedese della Prophecy Records non molto dissimile nella proposta dai maestri Opeth. Il gruppo stenta ad entrare in contatto con il pubblico, almeno per buona metà dello show, forse a causa della scarsa confidenza col palco. Non aiuta inoltre l’assenza di un vero e proprio frontman, in quanto le parti vocali sono state gestite dal batterista/cantante, posto con la sua batteria al di sopra di una pedana. I pezzi del gruppo, per quanto derivativi, conquistano una fetta di pubblico, che tributa al gruppo gli applausi meritati a fine concerto.

PAIN OF SALVATION

L’atmosfera all’interno del Rolling Stone si fa pesante, la gente comincia a spingere, e trovarsi in prima fila è davvero un massacro insostenibile. Dopo una estenuante preparazione del palco, lo show ha inizio. La band parte subito con la bellissima “Used”, dal capolavoro “The Perfect Element Pt. 1”, ed il pubblico è letteralmente in delirio. Purtroppo le chitarre sono praticamente inudibili fino alla seconda song, quando il tecnico riesce a riconfigurare l’equalizzazione dei volumi in modo ottimale. Daniel Gildenlow appare in ottima forma (nonostante nel pomeriggio lamentasse tosse e mal di gola), e si rivela un ottimo frontman, in grado di attirare l’attenzione, ed innalzare l’energia creata dalle bellissime song del combo. La band pesca dalla propria discografia in modo omogeneo, prendendo una “Foreword” da brividi dal debuto “Entropia”, “Inside” da “One Hour By The Concrete Lake”, la già citata “Used”, “Ashes” da “The Perfect Element Pt. 1”, “Ending Theme”, “Undertow”, “Second Love” da “Remedy Lane”, e molte da “BE”. Nel dettaglio, le canzoni di “BE”, così come alcune altre canzoni del back-catalogue, sono state accompagnate da video di sottofondo, in perfetta sincronia con l’esecuzione del gruppo. Così “Deus Nova” appare inquietante nel suo incedere, con quei suoni imponenti e quella sezione d’archi da brivido; “Deae Pecuniae” ammalia per la sua interpretazione sopra le righe del sempre più bravo Daniel; “Diffidentia (Breaching The Core)” impressiona anche chi non ha amato la versione studio di “BE”; la conclusiva “Martius” devasta completamente il locale, facendo agitare il pubblico in maniera incontrollabile. Molto originale l’idea di chiusura del concerto: il batterista continua nelle percussioni, mentre, uno ad uno, gli altri escono di scena. Per poi tornare a godersi i meritati applausi di un pubblico molto emozionato e contento di aver assistito ad un concerto di tale bellezza. Un particolare da notare è stata la estrema varietà del pubblico accorso, dalle ragazzine quindicenni inneggianti al bel Daniel agli ultracinquantenni. Questo denota l’allargamento di fan che il gruppo sta constatando negli ultimi anni. Complimenti davvero!

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