Report di Maurizio ‘morrizz’ Borghi
Dalla pubblicazione di “Not Through Blood” i Pain Of Truth si sono lanciati in tour ininterrotti nel Vecchio e nel Nuovo continente, come headliner o supporter, nei festival come nelle venue più intime.
Dediti alla causa e animati da sincera passione ed entusiasmo abbiamo la fortuna di vederli di nuovo da headliner dopo la recente apertura agli High Vis nel novembre dello scorso anno. Il van della band, quando ci passiamo vicino nel recarci al concerto, mostra ancora il pass del Rock Am Ring, ma il contesto di stasera è diversissimo dallo sterminato festival tedesco, e probabilmente il quartetto è più a suo agio nella cornice del Barrio’s di Milano, in zona Barona, dove tra graffiti su ogni muro sembra di stare in un video dei Downset.
Nonostante l’affollatissimo calendario di giugno, la band attrae molti appassionati anche fuori dai confini cittadini, confermando lo status raggiunto in tempi brevi dalla band di New York. Insieme agli headliner ci sono Jorelia e Stone Cold, che gli appassionati annovarano facilmente tra i migliori esponenti italiani del genere.
Ad accendere la miccia ci pensano gli STONE COLD, formazione in cui si riconoscono parecchi volti noti: alla voce troviamo infatti Samal, promoter del collettivo Trivel e mastermind del Venezia Hardcore; alla chitarra Dome di Fulci e Face Your Enemy, insieme a membri di Slander, Conqueror HC e altri.
Questa sera al quattro corde riconosciamo anche Edo, batterista di Fulci e Jorelia, in sostituzione del bassista originale. Il breve set inizia sul nastro di “Con Te Partirò” di Bocelli, che verrà invaso dalle urla del frontman per far scattare la violenza.
L’hardcore metallico della band è classico e direttissimo, con qualche riff à la Slayer che salta puntualmente fuori a scaldare ulteriormente la situazione. Il pubblico reagisce presto, con i primi calci volanti contro gli inermi. La scaletta è brevissima, ignorante e d’impatto, con una proposta che fa da comun denominatore e può essere apprezzata da tutti i presenti, conclusa con una scatenata versione del classico “Tutti Pazzi” dei Negazione. La curiosità per loro prossimo EP sale.
I JORELIA sono i main supporter della serata, e di sicuro mettono in piedi una setlist più corposa rispetto agli opener. Il valore aggiunto della band di Pavia è sicuramente quello della crew che si porta appresso: il collettivo PVHC è molto giovane, presente e sempre attivo, nel sostenere numericamente sul campo le band associate e nel movimentare il pit dall’inizio alla fine delle serate.
Questo vuol dire – nel bene e nel male – che chi vuole guardarsi il concerto da fermo deve fare i conti non solo con il classico mosh, circle pit e two-step, ma con violent dance e crowdkilling (ovvero, rispettivamente, chi tira pugni e calci al vuoto e chi li tira volontariamente addosso al primo che capita). Tralasciando giudizi e simpatie su queste pratiche, che oggettivamente nel contesto della serata possono anche aver senso, musicalmente i Jorelia propongono un hardcore beatdown davvero gradevole, con grande sfoggio di manierismo forse, ma anche dell’obbligatoria strafottenza ed ignoranza.
Il genere, insomma, lo sanno interpretare bene, ed il set di questa sera lo conferma abbondantemente, in un’esibizione asciutta, senza cali di tensione e senza troppi fronzoli. In tutta onestà anche la transizione al microfono di Rob sta diventando sempre più convincente, con ‘il baffo’ che si dimostra all’altezza della situazione sia come frontman che come cantante.
Una bella conferma quella di stasera, con la quale possiamo inserirli tranquillamente tra le migliori proposte beatdown italiane.
Il tema di Godzilla, campionato in “Simon Says” di Pharoahe Monch, raduna all’interno del locale tutti coloro che tra un gruppo e l’altro si son fiondati all’esterno del Barrio’s in cerca di ossigeno prima del concerto dei PAIN OF TRUTH.
La temperatura è decisamente elevata all’interno, ma per Michael Smith e compagni sembra essere completamente ininfluente: “Shattered Past”, dal recente split con gli Sunami, dà inizio a quella che possiamo tranquillamente definire una masterclass di NYHC, in cui il gruppo di Long Island dimostra di essere semplicemente una delle migliori band del genere in circolazione, per la confidenza sul palco, lo stile, la passione e, non ultimo, la capacità di scrivere dei classici istantanei.
Gli estratti dall’EP “No Blame, Just Facts” sono consistenti e dal vivo rendono come coltellate: “LINYHC”, “Pain of Truth” “The Test” e “Two Choices” scatenano caos e violenza, con il frontman che comanda l’audience e più volte salta in mezzo ai tafferugli nelle prime file: la violent dance va fuori controllo, l’energia è dirompente.
Sui pezzi di “Not Through Blood” però si respira proprio l’aria di esser davanti ai nuovi Madball, non solo per la carriera precoce di Smith ma anche per quello che i brani riescono a sprigionare, suonando allo stesso tempo iconici e classici ma senza nessun gusto rétro o revivalista. “Lifeless on the Ground”, “In Your Heart”, “You And Me” come la title-track e la intro sono la perfezione dell’hardcore della Costa Est nei giorni nostri, e anche se ogni pezzo del debutto ufficiale contiene un featuring nessuno dei brani riproposto dal vivo soffre dell’assenza degli ospiti.
Ad un certo punto c’è anche un breve scambio di strumenti in cui l’imponente chitarrista Nik Hansen diventa frontman, mostrando una voce potente e d’impatto. Una dozzina di brani per poco più di mezz’ora sono più che sufficienti per conquistare il Barrio’s, con tutti i presenti consapevoli di aver assistito a una data che non era assolutamente il caso di farsi raccontare.