Report a cura di Valentina Mevoli
Fotografie di Daria Manganaro
Dopo quattro anni tornano in Italia i Papa Roach. Portano in tour il loro nuovo “Crooked Teeth”, fresco di pubblicazione (è uscito lo scorso maggio) e che ha raccolto critiche decisamente positive, in barba a chi avrebbe scommesso che la band, originaria della California, non avrebbe avuto lunga vita dopo quell’“Infest” che segnò un’intera generazione. L’appuntamento è per il 24 di settembre all’Alcatraz di Milano, in apertura i Noise From Nowhere, band romana chiamata in corner per sostituire Frank Carter & The Rattlesnakes, progetto dell’ex-cantate dei The Gallows, ritiratisi dall’intero tour europeo appena dieci giorni prima della data italiana. In verità, la preoccupazione di una possibile defezione aleggiava su questa serata, ma interessava proprio i Papa Roach. Agli inizi dello scorso agosto, infatti, era stata diffusa la notizia che Jacoby Shaddix, frontman della band, si sarebbe dovuto sottoporre a un nuovo intervento alle corde vocali, tant’è che le date negli Stati Uniti erano state inevitabilmente cancellate. Ciò nonostante, proprio nella tarda mattinata del giorno stesso dell’evento apprendiamo che lo show milanese è ufficialmente sold out, notizia che fa da preludio a una serata che sembrerebbe avere tutte le carte per essere uno di quei piani ben riusciti…
NOISE FROM NOWHERE
Non erano attesi i Noise From Nowhere. La band romana si ritrova catapultata sul palco dell’Alcatraz dopo l’annullamento da parte dei Frank Carter & The Rattlesnakes, che con una toccante comunicazione ai fan circa lo stato di salute del loro frontman hanno annunciato che non si sarebbero uniti ai Papa Roach in questo tour europeo. Nonostante questa premessa, però, ad accogliere la formazione nostrana è presente già una buona fetta di pubblico. La partenza è alle 20 in punto. In mezzora, questi giovani musicisti capitolini non solo devono scaldare la serata, ma anche riuscire nell’intento di farsi conoscere dai più. A colpirci immediatamente, fin dalle prime note, è che la formazione a quattro è, in verità, priva di un vero frontman, inteso come figura del cantante. Gli oneri e gli onori delle parti vocali, infatti, sono a carico di Marco Reda, seduto dietro le pelli, coadiuvato dal chitarrista Sim Reda. C’è da ammettere che suonare la batteria e al tempo stesso cantare non è un’impresa da poco, tuttavia, nonostante un inizio un po’ timido e forse condizionato dall’emozione, i Noise From Nowhere ci offrono uno show di tutto rispetto. Il pubblico è abbastanza coinvolto e presta loro attenzione, gli applausi non si fanno attendere. La band ha un unico full-length all’attivo, “This World So Sick”, uscito nel 2016 e da cui sono ovviamente tratti la maggior parte dei brani presentati sul palco. La performance sembra più quella di un duo, con seconda chitarra e basso a fare da contorno, ma nell’insieme lo show riesce nel suo intento. Più volte ci ricordano di andare a fare un salto al banchetto del merchandise ufficiale dove acquistare il loro disco, noi auguriamo loro che il messaggio sia stato ascoltato da molti.
PAPA ROACH
Ci giunge voce che già verso mezzogiorno, all’ingresso dell’Alcatraz, i fan irriducibili della band sono lì assemblati per accaparrarsi le agognate prime file. Dopo poco, arriva la comunicazione del promoter, Vertigo, che la data è ufficialmente sold out. Ci incamminiamo, quindi, verso via Valtellina con aspettative piuttosto alte, sebbene alcuni interrogativi siano ancora da sciogliere, soprattutto quelli relativi all’effettivo stato di salute di Shaddix, che ci auguriamo abbia perfettamente ripreso le forze e la voce dopo il recente intervento. Una volta varcata la soglia del locale, cogliamo, tuttavia, un po’ di delusione fra i già numerosi presenti: la data ha fatto sì registrare il tutto esaurito, ma in forma ridotta. Ovvero, i Papa Roach questa sera sono stati destinati a suonare sul palco più piccolo e l’Alcatraz ci si presenta a metà delle sue reali capacità. Un pensiero va, quindi, a chi aveva pensato di acquistare il biglietto in cassa questa sera stessa ma rimarrà inevitabilmente escluso dai giochi, e a chi avrebbe voluto vedere la band esibirsi su un palco più grande e forse più adeguato al tipo di show che normalmente offre. Purtroppo, però, i desideri dei fan e le esigenze organizzative non sempre coincidono. In ogni caso, siamo qui per goderci la serata e le dimensioni si dice che non contino, quindi non ci resta che attendere l’ingresso sul palco di Shaddix & Co., che si fanno desiderare per venti minuti in più rispetto alla tabella di marcia annunciata. “Simon Says” di Pharoahe Monch ci introduce allo show, su “Fuck Papa Roach” si apre finalmente il sipario. È la title track del nuovo “Crooked Teeth” a fare da apripista. La band è da subito carichissima e il suo frontman non fa certo economie di energia: canta, si muove sul palco, scherza con il pubblico, dopo pochi brani è già in un evidente bagno di sudore. La sua forma fisica ci sembra ottima, nonostante sui primi tre brani abbiamo la sensazione che la voce si affatichi un po’ sugli acuti. Recupera, però, tutta la sua potenza man mano che si va avanti con la serata. Tutto sul palco sembra essere perfettamente calibrato: Horton alla chitarra, Esperance al basso e Palermo alla batteria, supportati dal quinto elemento, quasi dietro le quinte, alle tastiere, effetti e seconda chitarra, sono macchine di precisione e non soffrono di alcuna sbavatura. Lo spettacolo offerto è una giostra che gira tra passato, presente e futuro. I quattro, infatti, ci lasciano assaggiare anche un nuovo brano, “Geronimo“, che presumibilmente ritroveremo nel prossimo disco la cui uscita è prevista per l’anno prossimo. Non manca il momento dedicato ai sentimenti con “Scars”, una di quelle canzoni che riescono a far cantare a squarciagola anche il più timido in sala. Non che di timidi sembra ce ne siano molti: se la band, infatti, mantiene altissima l’energia per tutta la durata del concerto, il pubblico dell’Alcatraz non è da meno. Si salta, si canta, si balla e si poga a tutte le età, anche i genitori accompagnatori, ne abbiamo visti più di qualcuno, sembrano divertirsi anche più dei figli. Fra i momenti da segnalare, la cover di “Song 2” dei Blur, che non sfigura affatto nelle corde dei Papa Roach, anzi carica ancora di più la folla. Come c’era da aspettarsi, arriva anche un omaggio ai Linkin Park e al compianto Chester Bennington. Le note di “In The End” emergono in chiusura di “Forever”. “We miss you Chester Bennington. We scream for you Chester Bennington” – dice al microfono il cantante, ma poi ci ricorda che tutti noi siamo qui insieme, in questa serata di inizio autunno, per celebrare la vita. Con “She Loves Me Not” ci avviamo pian piano verso la conclusione della serata. “Help” dall’ultimo disco segna la fine dei giochi; ma l’energia, vera, indiscussa protagonista di questa sera, non si è ancora esaurita. L’encore non si fa attendere e per noi ci sono ancora una manciata di brani in serbo. D’altronde non può di certo mancare “Last Resort”, un brano seminale, che ha fatto storia e appartiene di diritto a un’intera generazione, quella dei neo o quasi trentenni, perché non importa se ascolti metal, rock, pop o chissà cos’altro: “Last Resort” la sai e basta. “…To Be Loved” introduce il momento dei saluti, quelli veri. Tutta la band si intrattiene sul palco anche a brano ampiamente terminato, saluta il pubblico, tende le mani. Shaddix raccoglie un cartellone a loro dedicato che arriva dalla platea: “Gli italiani sono così passionali”, dice, e ovviamente non ci risparmia di informarci che gli piace il parmigiano. Da vero condottiero è l’ultimo a lasciare il campo di battaglia, ci saluta con “We love you” e a quanto pare, caro Jacoby, stando a quanto abbiamo assistito, il sentimento qui in Italia è ampiamente e sinceramente ricambiato.
Setlist:
Crooked Teeth
Getting Away With Murder
Between Angels And Insects
Kick In The Teeth
Geronimo
Born For Greatness
Scars
Periscope
Gravity
Song 2 (Blur cover)
Traumatic
Forever / In The End (Linkin Park cover)
American Dreams
She Loves Me Not
Lifeline
Help
Encore:
None Of The Above
Dead Cell / Thrown Away
Last Resort
…To Be Loved