26/10/2025 - PARADISE LOST + MESSA @ Hall - Padova

Pubblicato il 29/10/2025 da

Report di Alessandro Elli
Fotografie di Enrico Dal Boni

A ben trentasette anni dalla nascita, i Paradise Lost hanno pubblicato quello che è semplicemente uno dei dischi più a fuoco della loro corposa discografia: “Ascension”, uscito lo scorso settembre, consolida nel modo migiliore la formula adottata negli ultimi album, fatta di un gothic metal robusto che non dimentica il death-doom metal del passato, tanto da apparire come il perfetto compendio di quanto realizzato in una lunga carriera che, a dire il vero, non ha mai sofferto di cedimenti eccessivi.
Il gruppo di Halifax, che ha visto di recente un cambio di formazione, è nel pieno di un tour che toccherà tutte le principali città europee e questa è l’occasione giusta per testarne lo stato di forma.

Ad aprire la serata, una delle realtà più fulgide del panorama italiano: i Messa, che giocano in casa, si sono affermati negli anni come autori di un doom metal fresco e fuori dai canoni del genere, oltre che come ottimi interpreti su di un palco. I veneti sono tornati sul mercato da qualche mese con il quarto album “The Spin”, ulteriore conferma ad ottimi livelli di una band che non ha mai avuto paura di rischiare, aggiungendo ad ogni capitolo nuovi elementi al proprio suono.
Un’accoppiata decisamente interessante e che potenzialmente potrebbe attrarre diverse categorie di ascoltatori: la sede scelta per questo gustoso evento è la Hall, sala concerti situata nella periferia di Padova.
Vediamo come è andata.

L’attesa per i MESSA è ovviamente alta, perché stasera suonano davanti al loro pubblico e, soprattutto, perché “The Spin” è l’ennesimo passo – per la precisione, il quarto – di una carriera in crescendo.
L’apertura è però affidata ad un brano più stagionato del loro repertorio, “Babalon”, dall’esordio “Belfry”, con Sara Bianchin che si presenta sul palco quando il gruppo ha intonato le prime note: già da questo brano si capisce come la proposta non sia tra le più semplici, con un’alternanza di ritmiche cadenzate, intermezzi silenziosi ed esplosivi assoli. La nota negativa sono i suoni non particolarmente a fuoco, con la voce che si perde nei momenti più concitati, e purtroppo questo problema funesterà tutta l’esibizione.

Dal secondo brano, la scaletta prevede solo estratti da “The Spin”: il contrasto tra la chitarra blues di Alberto Piccolo e la delicata voce di Sara è alla base di “At Races”, primo singolo dell’ultimo disco, dove ancora una volta si mischiano energia ed eleganza, ma sono i tempi dilatati e gli arpeggi dell’ammaliante “The Dress” a conquistare definitivamente. “Immolation”, presentata dall’emozionata cantante con un filo di voce, è oscura e notturna, con un sentore di jazz, mentre “Reveal” riparte incalzante, mettendo in mostra le qualità della sezione ritmica composta dal batterista Rocco Toaldo e dal bassista Marco Zanin.
La conclusione con la lunga ed articolata “Thicker Blood” non è altro che la conferma dello status di una band che si è guadagnata il proprio spazio con talento e dedizione, non avendo paura  di differenziare la propria proposta e acquisendo compattezza negli spettacoli live, e che non per caso ora gira l’Europa calcando palchi così prestigiosi.

Setlist Messa:
Babalon
At Races
The Dress
Immolation
Reveal
Thicker Blood

I PARADISE LOST mancano dall’Italia da pochi mesi, esattamente da giugno, quando si esibirono all’Alcatraz di Milano di supporto a King Diamond ma, nel frattempo, hanno pubblicato un album che è stato recepito in modo entusiastico pressoché ovunque, alzando in modo perentorio le aspettative per questo tour europeo.
Nick Holmes e compagnia entrano in scena coperti da una coltre di fumo che, per quasi tutto lo show, impedirà di scorgerne i lineamenti, e si dispongono come sempre: il frontman al centro, alla sua sinistra la figura imponente di Greg Mackintosh, perennemente curvo sulla sua chitarra mancina, alla sua destra la storica coppia costituita dal bassista Steve Edmondson e dal chitarrista Aaron Aedy, colonne silenziose del suono della band, e alle loro spalle Jeff Singer, batterista rientrato in formazione recentemente, dopo la pubblicazione di “Ascension”, al posto del nostro Guido Zima Montanarini.

L’attacco con “Serpent On The Cross”, oltre a mostrarci quanto siano solidi i pezzi nuovi, evidenzia come i cinque siano in serata, con una resa sonora non ancora ottimale ma che verrà perfezionata con il passare dei minuti, risultando decisamente migliore a quella dei Messa.
“Tragic Idol”, dall’opera omonima del 2012, si sposta su tonalità più drammatiche, ma è con la successiva “True Belief”, da “Icon”, che il gruppo di Halifax si gioca il primo asso della serata, scatenando un pubblico numeroso (ai limiti del tutto esaurito), con un’età media piuttosto elevata, a dimostrazione di come i Paradise Lost siano ormai una band da annoverare tra i classici.
I due estratti da “One Second”, ossia la title-track e “Say Just Words”, si rivelano coinvolgenti come sempre, grazie all’interpretazione carica di un Nick in buona forma vocale, che sembra dover affrontare l’unico momento di leggera difficoltà con il growl di “Pity The Sadness”, in quello che è il tuffo nel passato più remoto.
A risollevare le sorti arriva “Once Solemn”, episodio di “Draconian Times” che non trova spesso spazio nelle setlist, mentre, in uno spettacolo per forza di cose eterogeneo considerata la parabola artistica degli inglesi, la fase che possiamo definire più elettronica e sperimentale è rappresentata da “Nothing Sacred”, “Mouth” e “No Celebration” con ritornelli lontani anni luce dal tetro doom di “Ghosts” e “Beneath Broken Earth”.
La conclusiva “Silence Like A Grave”, insieme a “Tyrants Serenade” proposta a metà concerto, è l’ennesima prova di quanto “Ascension” sia già da considerarsi tra quanto di meglio fatto da Mackintosh e compagni.

Una scaletta che era difficile da pronosticare, che prevede solo tre estratti da “Ascension” e va invece a pescare da più o meno tutte le uscite dei britannici da “Shades Of God” in poi, scegliendo diverse chicche di una discografia ormai lunga e variegata: può apparire una soluzione azzardata che penalizza soprattutto i nuovi fan, oppure oppure un modo di abbracciare tutte le ere della band senza cadere in scelte scontate.
Non tutto ha funzionato, con qualche problema tecnico a limitare la prima parte dello spettacolo, ma i Paradise Lost anche questa volta non hanno tradito le aspettative, dimostrando di non essere inferiori a nessuno quando si tratta di mettere in scena atmosfere malinconiche ed oscure.

Setlist Paradise Lost:
Serpent On The Cross
Tragic Idol
True Belief
One Second
Once Solemn
Faith Divides Us – Death Unites Us
Pity The Sadness
Beneath Broken Earth
Nothing Sacred
Tyrants Serenade
Requiem
Mouth
Say Just Words
No Celebration
Ghosts
Silence Like The Grave

MESSA

PARADISE LOST

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