A cura di Lorenzo Santamaria
Eccoci di nuovo qua, a distanza di un anno esatto. I Parkway Drive sembrano essere particolarmente affezionati al pubblico danese, così come gli Heaven Shall Burn (stavolta non headliner). I Nostri ci hanno abituati a delle performance live sempre spettacolari ed energetiche, trasmettendo on stage la violenza dei loro lavori in studio accompagnando il tutto, però, con quella spensieratezza e quel calore tipico della assolata e “surfaiola” Byron Bay dalla quale i metalcorer provengono. Non sono da meno i tedeschi Heaven Shall Burn, vere e proprie colonne del metalcore del Vecchio Continente, caratterizzati da una continuità qualitativa impressionante nel corso della loro carriera ormai quasi ventennale. Ad aprire gli show di questi colossi del metal mondiale abbiamo due band giovani ma comunque affermate all’interno della scena: i deathcorer californiani Carnifex e i giovanissimi Northlane, connazionali dei Parkway Drive. In questa freddissima serata di fine autunno copenaghense, ci prepariamo a riscaldarci nel moshpit. Vi raccontiamo come è andata.
CARNIFEX
La band californiana ha l’annoso compito di dare il via alle danze questa sera e, complice una cattiva organizzazione da parte dei promoter sui social media, la quale non combaciava con il reale orario d’inizio, i Nostri suonano circa mezz’ora prima di quanto annunciato sull’evento su Facebook, il che ha portato i Carnifex ad esibirsi di fronte ad uno sparuto gruppo di persone. I ragazzi, però, non si fanno intimorire e con tanta professionalità e passione tirano fuori uno show granitico e convincente, andando a pescare come di consueto dall’ultimo lavoro “Die Without Hope” (title track, “Dark Days”), ma anche dal vecchio repertorio della band (“Lie To My Face”). Ci teniamo a fare un plauso al pluritatuato frontman Scott Lewis, una vera bestia dietro il microfono anche in sede live. Peccato solo che siano stati in molti a perderselo.
NORTHLANE
Sono le 19.00 e l’ampia sala dell’Amager Bio comincia finalmente a riempirsi in maniera consistente. E’ adesso il turno dei giovanissimi Northlane, djent/metalcorer alla prima esperienza sui grandi palchi del Vecchio Continente. I ragazzi, nonostante la giovane età ed il carico di responsabilità derivante dal condividere lo stage con band di calibro superiore al loro, partono subito in quarta con la loro proposta compatta e melodica, fatta di riffoni –core e intramezzi delicati e ruffiani. Purtroppo, un’equalizzazione del suono non ottimale ha azzoppato la prima parte della performance dei ragazzi, i quali, una volta risolto questo problema iniziale, hanno recuperato con la seconda metà dello show, regalando uno spettacolo energetico e sentito. Non ci soffermiamo in questa sede sulla bontà e/o varietà della proposta dei Nostri (chi vuole intendere, intenda), possiamo però dirvi che i ragazzi di Sydney hanno fatto un buon lavoro stasera e che sicuramente sono riusciti ad infoltire la propria schiera di fan con qualche nuovo giovane adepto danese.
HEAVEN SHALL BURN
Finalmente, dopo l’attesa di rito, ecco gli Heaven Shall Burn fare il proprio ingresso on stage. I titani del metalcore si fanno perdonare il cambio di palco forse un po’ lungo partendo subito a gamba tesa con la vecchia gloria “Counterweight”, la quale scatena subito una bolgia infernale all’interno dell’Amager Bio. Neanche il tempo di farci riprendere fiato che i teutonici ci assaltano nuovamente con “Land Of The Upright Ones”, singolo tratto dall’ultimo e acclamatissimo album, “Veto” del 2013, dal quale successivamente proporranno anche “Hunters Will Be Hunted”. Un Marcus Bischoff in splendida forma, come sempre carismatico e marziale nel suo modo di muoversi sul palco e di interagire col pubblico, ci coinvolge e ci aizza, scatenando non uno, ma ben due wall of death nel corso dello show, nonché innumeroveli circle pit in cui tutto il locale é sembrato muoversi all’unisono in un furioso vortice saltellante. Ovviamente il resto della discografia della band non è stato tralasciato (“Voice of the Voiceless, “Endzeit”, “Combat” e la ormai consueta cover degli Edge Of Sanity “Black Tears”), non volendo proprio fare scontento nessuno dei fan della band tedesca. Il concerto si conclude con un improvvisato e sentitissimo stage diving ad opera del frontman, il quale decide di premiare il caloroso pubblico danese a modo suo. Come sempre, gli HSB si dimostrano una sicurezza all’interno del panorama metal mondiale, regalandoci per l’ennesima volta uno spettacolo impeccabile.
PARKWAY DRIVE
Il pubblico dell’Amager Bio è già stremato dopo la grandissima performance degli Heaven Shall Burn, ma il piatto forte della serata deve ancora arrivare. Quindi ci asciughiamo la fronte, ci rimbocchiamo le maniche, prendiamo una birra ed attendiamo trepidanti l’arrivo in scena degli headliner di questa sera. Dopo la mezz’ora di rito per il cambio palco, sulle note di “Wild Eyes” ecco Winston McCall e soci fare il proprio ingresso in campo. Gli australiani devono una buona parte della loro fama e successo ai loro show adrenalinici e spettacolari, dove il coinvolgimento del pubblico viene messo al di sopra di tutto. E anche questa sera il buon Winston (uno dei frontman più carismatici all’interno della scena metalcore) dà fondo a tutte le proprie energie e ghiandole sudorifere per dare alle fiamme la bella città scandinava. Vestito di una tamarrassima canottiera gialla a fantasia militare, il Nostro si diverte a fare quattro chiacchiere con noi tra un pezzo e l’altro, raccontandoci aneddoti simpatici e ringraziandoci sentitamente dopo ogni applauso. Nel corso della serata abbiamo avuto una setlist pressoché perfetta, la quale ha coperto tutta la principale discografia della band senza lasciare quasi nessuno scontento (peccato, forse, solo per l’esclusione di “Boneyards”, ma niente di più). Abbiamo sentito, nell’ordine, “Sleepwalker”, “Karma”, “Dream Run”, “Idols and Anchors”, “Mutiny”, “Dark Days”, “Deliver Me”, “Home Is for the Heartless”, ma anche “Romance Is Dead” dal primo lavoro del 2005, “Killing With A Smile”. Il pit è stato sempre in movimento, quasi instancabile, pezzo dopo pezzo. Abbiamo assistito persino ad un giovane che si è abbandonato al crowd surfing su di uno squalo gonfiabile (in onore della mascotte della band australiana). Un momento di altissima cafonaggine metal, a nostro avviso. Dopo l’encore di rito con le immancabili “Horizons” e “Carrion”, ecco i Nostri finalmente accomiatarsi e darci l’appuntamento alla prossima volta. Grandissimo singolo show, ma anche grandissima serata nella sua interezza. Uno dei più riusciti concerti della stagione, senza dubbio.