01/12/2005 - Persistence Tour 2005 – Londra @ London Forum - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 11/12/2005 da

A cura di Luca Pessina

Metalitalia.com ha assistito alla data londinese del Persistence Tour, festival itinerante che ha di recente dato la possibilità a diversi gruppi della scena hardcore, metalcore e grind di esibirsi per la prima volta in Europa o davanti a platee molto numerose. Il tour purtroppo non ha fatto tappa in Italia, ma si spera che il successo di questa prima edizione porti i vari promoter e organizzatori a cercare di fissare una data nello stivale il prossimo anno. Intanto, qui di seguito, potete apprendere ciò che è accaduto al Forum di Londra lo scorso 2 dicembre: il concerto è iniziato nel pomeriggio e sin dalle prime battute è stato seguito da diverse centinaia di hardcorer e metalhead. Naturalmente il feedback migliore l’hanno ottenuto i gruppi più importanti, ma per quasi tutte le band partecipanti la serata in questione si è rivelata comunque assai galvanizzante e redditizia.
 

FULL BLOWN CHAOS

Musicisti grassi… sound grasso! I Full Blown Chaos, band di New York sotto contratto con la Stillborn Records (la label di Jamey Jasta degli Hatebreed), sono il classico gruppo ignorante, a cui non interessa affatto essere innovativo o cerebrale. Loro vogliono semplicemente spaccare tutto e tutti, far muovere la folla il più possibile e farsi ricordare come una delle band più heavy della serata. Il loro grezzissimo mix di Hatebreed e Obituary/Six Feet Under – forte di una resa sonora di tutto rispetto – esalta immediatamente i già numerosi presenti, che si lanciano ben presto in mosse degne di un circo! Il full-length “Wake The Demons” viene proposto quasi per intero e, tra ritmiche in doppia cassa e breakdown di una pesantezza allucinante, la mezz’ora a loro disposizione fila via in men che non si dica. Ai bordi del pit si contano i feriti, ma nessuno osa lamentarsi… non è stato certo uno show epocale, però ci si è divertiti molto.

THE RED CHORD

Dalle sonorità iper dirette dei Full Blown Chaos a quelle contorte e tecnicissime dei The Red Chord il salto non è breve, però quando il gruppo di Boston calca il palco e attacca con “Black Santa” sono numerosi coloro che si precipitano nel pit, andando ad abbracciare il frontman Guy Kozowyk, che canta continuamente a ridosso delle transenne. I suoni sono purtroppo un po’ più impastati di quelli di cui hanno goduto i Full Blown Chaos, ma la classe del quintetto riesce comunque ad emergere in tutto il suo splendore. Le varie “Clients”, “Nihilist”, “Dreaming In Dog Years” e “Antman” sembrano infatti provenire direttamente dai CD tanto vengono suonate senza sbavature. La presenza scenica inoltre è davvero degna di una grande band: i nostri corrono da una parte all’altra del palco senza quasi mai fermarsi e danno costantemente l’impressione di poter suonare qualsiasi cosa ad occhi chiusi. Anche la loro mezz’ora termina presto, molti chiedono a gran voce l’esecuzione di un altro brano, ma ovviamente ciò non è possibile. I The Red Chord comunque si congedano da vincitori: non era facile coinvolgere questo tipo di audience con una proposta tanto intricata, ma loro ci sono riusciti benissimo.

BLEED THE SKY

Che noia il concerto dei Bleed The Sky! Canzoni anonime che citano in continuazione Chimaira e Meshuggah, presenza scenica inesistente, suoni confusi… i nostri rimangono sul palco una trentina di minuti ma nessuno se ne accorge. La risposta del pubblico è infatti veramente fiacca: qualcuno si appoggia alle transenne senza però partecipare allo show, la maggior parte dei presenti si reca ai bar e addirittura alcuni decidono di sedersi sul pavimento a pochi metri dal palco per conversare fra di loro! Il gruppo, dal canto suo, non fa nulla o quasi per ravvivare l’ambiente… come dicevamo, i brani – almeno in sede live – non funzionano, i musicisti on stage si muovono poco e il frontman si rende continuamente protagonista di performance imbarazzanti quando usa la voce pulita. Chi scrive ancora si chiede perchè mai una formazione tanto acerba sia stata fatta esibire a questo punto della serata…

BORN FROM PAIN

Per fortuna l’arrivo dei Born From Pain coincide con il risveglio degli astanti! “Meno birra, più mosh” è il leitmotiv della loro performance, che riesce a coinvolgere praticamente tutto il Forum dall’inizio alla fine. Il frontman non si presenta esattamente in forma, però la band olandese si dimostra ancora una volta affiatata e brava a tenere il palco. “Rise Or Die”, “The New Hate”, “Reclaiming The Crown” o “Here Lies Civilization” creano scompiglio nel pit e ricevono rumorosi applausi, consensi arrivano anche dalle gradinate e, in generale, tutti i presenti sembrano gradire la proposta del quintetto, che suona con partecipazione sino al termine del tempo a propria disposizione. Quella in questione era la terza esibizione londinese dei Born From Pain nel giro di qualche mese… ormai si può davvero dire che il gruppo autore del recente “In Love With The End” abbia conquistato la città.

NAPALM DEATH

Dai Napalm Death ci si aspetta sempre tutto tranne che un brutto concerto… che suonino in un festival open air o in un club, da headliner o da supporter, i quattro di Birmingham offrono sempre prove maiuscole, che assolutamente valgono il prezzo del biglietto. Barney e soci calcano il palco all’ora di cena e bastano loro una “Suffer The Children” o una “Breed To Breathe” per demolire il Forum e spazzare via la concorrenza. Non c’è molto altro da dire sulla loro performance… i Napalm Death sono stati grandiosi come al solito: hanno suonato tutto alla perfezione, hanno proposto una setlist variegata (da “Scum” e “Deceiver” a “The Code Is Red… Long Live The Code”) e hanno coinvolto l’intera folla per circa tre quarti d’ora. Niente orpelli, niente effetti speciali… solo rabbia e violenza!

AGNOSTIC FRONT

Roger Miret e i suoi Agnostic Front calcano il palco una ventina di minuti dopo e il boato che li accoglie fa quasi tremare le fondamenta del Forum! Dopo tanto metallo ultra pesante, un po’ di hardcore old school è quello che ci vuole per riprendere fiato. Gli Agnostic Front sono tra gli indiscussi maestri di questo genere e il loro spettacolo odierno lo ha confermato per l’ennesima volta: proprio come quello dei Napalm Death, lo show del gruppo di New York è stato molto fisico e onesto… non c’è stato spazio per scenografie o cose del genere: i nostri hanno esclusivamente pensato a suonare e a coinvolgere il più possibile il pubblico. “Blind Justice”, “Crucified”, “United And Strong”, “Your Mistake”, “Victim In Pain” e le nuovissime “Peace” e “All Is Not Forgotten” hanno provocato una serie lunghissima di stage diving e anche chi ha scelto di seguire il concerto dalle gradinate non ha potuto fare a meno di tributare onori al gruppo sotto forma di applausi. Setlist ottima, presenza scenica eccellente, suoni nitidissimi… un grande show per gli Agnostic Front!

HATEBREED

E’ dunque il turno degli Hatebreed. La zona immediatamente sotto al palco si riempie di gente pronta a darsele di santa ragione mentre tutti coloro che sono solo interessati a vedersi il concerto fanno di tutto per trovare un posto che permetta loro di godersi la musica senza beccarsi un calcio in faccia! Quando l’accoppiata “Tear It Down”/”Straight To Your Face” esplode, il Forum si tramuta in un girone dantesco in cui è davvero difficile scovare un posto sicuro. Ogni singola persona pare infatti essere totalmente posseduta dalla proposta degli Hatebreed: nessuno sta fermo e davanti al palco scoppiano mosh pit senza esclusione di colpi! Jamey Jasta e i suoi compagni ne sono visibilmente compiaciuti e, dopo aver ringraziato il pubblico e tutte le band di supporto, iniziano a sciorinare tutti i loro classici. “Proven” si rivela il pezzo più massacrante dell’intero festival, ma ovviamente anche “Confide In No One” e “A Call For Blood” non fanno prigionieri, mettendo a dura prova le transenne che dividono i fan dalla band. Da metà concerto in poi, la stanchezza accumulata durante il giorno inizia però a farsi sentire pesantemente, facendo in modo che il pit si svuoti un po’ e che i presenti comincino solamente ad applaudire anzichè a pogare. “Smash Your Enemies” riscuote ampi consensi, idem la cover di “Refuse/Resist” dei Sepultura, ma qua e là – nonostante gli Hatebreed stiano dando proprio tutto – c’è chi inizia ad averne abbastanza e si allontana in direzione del bar. Il quartetto comunque pare non dare peso a quanto sta accadendo in certe zone del locale e continua a macinare riff su riff: nel finale c’è spazio per una nuova song – ovviamente del tutto in linea con quanto fatto in precedenza – e per gli hit single “Live For This”, “Perseverance” e “I Will Be Heard”. Il pit con questi pezzi torna ad animarsi come all’inizio e ciò fa sì che la conclusione dello show abbia una cornice adeguata… ma che fatica! La prossima volta sarà forse meglio allestire un bill meno corposo o più variegato, altrimenti il gruppo che si troverà al posto degli Hatebreed avrà a che fare anch’esso con un pubblico letteralmente stremato! Il concerto di stasera si è rivelato più che riuscito, ma non tutti ce l’hanno fatta a goderselo sino alla fine.

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