26/01/2017 - PERSISTENCE TOUR 2017 – Trezzo sull’Adda (MI) @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 03/02/2017 da
Report a cura di Maurizio “Morrizz” Borghi
Foto di Francesco Castaldo 

Alla dodicesima edizione, il Persistence Tour sbarca finalmente in Italia, risparmiando agli appassionati lunghe trasferte nell’Europa continentale. Assieme a gruppi come Agnostic Front e Walls Of Jericho, presenti in numerosissime edizioni, ci sono nuove entrate di livello come Municipal Waste, band di culto come i Burn e giovani promettenti come i Mizery. Sono però gli headliner a fare notizia: i Suicidal Tendencies hanno pubblicato un nuovo album da pochi mesi, hanno il leggendario Dave Lombardo alla batteria e non passano dal capoluogo lombardo da un’infinità di tempo: nel 2013 erano praticamente in Austria, Brescia è stata nel lontano 2011 e Milano addirittura nel 2007! La sete di ST si fa davvero sentire dunque, tanto che il concerto viaggia spedito verso il tutto esaurito e il banco del merch verrà assediato per l’intera serata, andando a raggiungere incassi da record…

 

MIZERY
I primi a salire sul palco sono i Mizery. Formazione multietnica che si è fatta notare per il debutto su Flatspot Records, i Mizery sono del circolo Xibalba / Twitching Tongues e hanno il difficile compito di intrattenere una sala ampiamente vuota. Sicuramente il loro crossover thrash è più da basement che da un club di medie dimensioni come il Live, di conseguenza i ragazzi mettono in piedi uno show altalenante –  sia per spinta, sia per l’apporto dei singoli componenti del gruppo – che con tutta probabilità convince appieno solo chi è lì per loro. Un primo incontro che conferma le impressioni positive, ma che ci convince sia necessaria una diversa collocazione.

BURN
Quando si parla di Burn si parla di Chaka Malik, frontman e fondatore di questa band di post hardcore venerata sin dai primi anni ’90, messa in secondo piano dagli Orange 9mm ma mai ufficialmente sepolta. Eccola di nuovo comparire dopo un decennio di silenzio e portare in giro il recente EP “From The Ashes” grazie agli innesti di un paio di musicisti dai Glassjaw. La posizione sfortunata nel cartellone paga pegno ai lunghissimi stop della band, sta di fatto che la proposta del gruppo è unica, sentita e umorale, in forte contrasto con le band del carrozzone. Malik è sicuramente un frontman superiore, che facilmente può dar lezioni a molti frontman che verranno dopo: infatti il palco è tutto suo per l’intera durata del set, così come i riflettori e le attenzioni dei presenti.

DOWN TO NOTHING
Alle 19:30 è tempo di entrare nel vivo della serata: i Down To Nothing mettono tutti sui binari col loro straight edge hardcore punk bello inquadrato, mentre la sala è ormai piena e il pubblico ha voglia di scaldarsi. La proposta fisica della formazione di Richmond, seppur non raggiunga particolari vette di originalità o di consistenza, è perfetta per far partire il movimento e raccoglie la sua bella fetta di entusiasmo, forse perchè ben più accessibile di quella delle band precedenti. Da buona live band protagonista di tour estenuanti, i DTN hanno fiato, tonicità ed affiatamento, quanto basta per farsi apprezzare a questo punto della scaletta.

WALLS OF JERICHO
E qui si comincia a fare veramente sul serio. Il Live Music Club, complice la rigida temperatura esterna, mostra il pubblico numeroso decisamente compatto, così che anche i meno interessati – in realtà una minoranza assoluta – fanno un bel muro davanti ai redivivi Walls Of Jericho. La band è tornata sulle scene con il convincente “No One Can Save You From Yourself” e sembra decisa a prendere in mano la situazione sin dall’opener “Playing Soldier Again”. Candace è un fascio di nervi e muscoli: la condizione atletica quasi agonistica le permette una prova di sicuro impatto, un vero e proprio diavolo dai capelli rossi che non smette di stupire e che contro tutti i pronostici, nonostante la gravidanza, continua incessantemente a migliorare. Nessuno fino ai WOJ è stato in grado di padroneggiare un grande palco e un grande pubblico, ma l’impressione è che la band possa prendersene carico facilmente. La grande fiducia nell’ultimo album è dimostrata dai cinque estratti su dieci pezzi, nonostante il finale sia ancora nella durissima “The American Dream” e nella corale “Revival Never Goes Out of Style”, che chiude come tutti si aspettano un set davvero convincente.

MUNICIPAL WASTE
Ora che l’adrenalina è in corpo, chi meglio dei Municipal Waste per mantenerla? Alta velocità ed headbanging sfrenato fanno parte del DNA dei pazzi di Richmond, che partono schiacciando a tavoletta sulle note di “Mind Eraser” e “You’re Cut Off”. Formula vincente, quella di Tony Foresta e compagnia, che ovviamente funziona alla grande davanti al pubblico dei Suicidal e che fa il suo anche senza gonfiabili e tavole da body surf (accessori abituali ai concerti del gruppo), soprattutto perché ingredienti fondamentali sono leggerezza e divertimento. Unica parziale eccezione la dedica di “I Want To Kill The President” al neo eletto Donald Trump, protagonista di una grafica parecchio esplicita che farà furore al banco del merch. Nella mezz’ora o poco più ci stanno una decina di brani, come ci aspettavamo quasi tutti tratti da “The Art Of Partying” e “Hazardous Mutations”, mentre gli estratti dall’ultimo “Fatal Feast” si esauriscono praticamente subito. Sintomo di una band che ha già dato il meglio tra il 2005 e il 2008? Non ci sentiamo di dire così: la scelta dei brani è senz’altro adatta al minutaggio dello slot, i componenti sono in forma e il divertimento è assicurato.

AGNOSTIC FRONT
Uno dei pochi gruppi attivi in ambito hardcore per cui si può utilizzare, senza sprecarlo, il termine di ‘leggende’. Veterani dell’hardcore, pionieri del crossover thrash, non importa quanto sia malandata la voce di Miret o che la chitarra di Stigma sia a volume zero (o proprio staccata?), gli Agnostic Front hanno il pubblico dalla loro dall’inizio alla fine. Considerato il numero di inni che riescono a infilare, vecchi e nuovi, uno dietro l’altro, con trasporto e tenacia, rappresentando la natia New York City e unendo giovani e attempati, non gli si può proprio dir niente. Il loro set, di conseguenza, va valutato diversamente dalle band che si sono esibite fino a questo punto: si tratta realisticamente di una festa, una celebrazione, soprattutto quando tra successi datati (“Gotta Go”), recenti (“Old New York”) e cover (le solite “Crucified” e “Blitzkrieg Bop”) la partecipazione è totale. Da segnalare la maglia dei Dog Eat Dog che indossa il 61enne Vincent Cappuccio, un tributo tutto sommato inatteso da parte di uno dei pilastri della scena. Il posto prima degli headliner se lo sono meritati.