17/03/2018 - PHIL CAMPBELL AND THE BASTARD SONS + ATHROX @ Dagda Live Club - Retorbido (PV)

Pubblicato il 24/03/2018 da

Report a cura di Roberto Guerra

Li abbiamo visti meno di un anno fa in occasione della Festa Bikers di Cologno al Serio e quest’oggi siamo nuovamente qui per parlarvi della nuova creatura musicale che vede come figura di riferimento il buon Philip Anthony Campbell, noto al mondo per essere stato chitarrista dei leggendari Motorhead per ben trentun anni, dal 1984 fino allo scioglimento avvenuto nel 2015 per il motivo che tutti sappiamo bene. A pochi mesi di distanza dalla morte di Fast Eddie Clarke, che ha sancito anche la definitiva scomparsa della prima mitica formazione della storica band britannica, gli estimatori di Lemmy e soci sono ancora in lutto e ascoltare un brano proveniente da uno qualsiasi dei loro album è sempre un po’ un momento di gioia tanto quanto di dolore e nostalgia, per una delle realtà più iconiche dell’intera storia del rock’n’roll. Con queste premesse, una serata simile non può che essere d’obbligo per tutti coloro che ancora si emozionano nell’ascoltare il sound della chitarra del buon Phil, anche se l’affluenza effettiva si rivelerà essere leggermente inferiore rispetto a quanto ci saremmo aspettati di trovare al Dagda Live Club in un umido sabato sera di metà marzo. In apertura troviamo nuovamente gli Athrox da Grosseto. Buona lettura!

 

 


ATHROX

Gli heavy/thrasher Athrox si esibiscono per la seconda volta in occasione di un concerto di Phil Campbell, ed esattamente come allora rappresentano indubbiamente un ottimo modo per riscaldare gli animi di tutti i presenti con diversi brani provenienti dall’attualmente unico album “Are You Alive?”. Ci sono momenti più tirati e altri leggermente più riflessivi, ma la sensazione generale è quella di trovarsi davanti a una band talentuosa e che meriterebbe forse qualche ascoltatore in più; e anche per questo ci auguriamo che possano presto introdurre sul mercato un secondo album in grado di ottenere una visibilità maggiore rispetto al discreto lavoro di esordio, il quale rimane comunque un ascolto consigliato per tutti gli estimatori di determinate sonorità grintose e adrenaliniche. Certamente il pubblico presente è dotato di buon orecchio per apprezzare una proposta simile; l’accoglienza risulta infatti positiva e il frontman Giancarlo, in arte Ian (come Ian Fraser Kilmister, casualmente), appare decisamente divertito ed entusiasta del risultato ottenuto. Ora che siamo tutti caldi, è arrivato il momento di fare una bella riunione famigliare dal sapore dannatamente rock’n’roll.

PHIL CAMPBELL AND THE BASTARD SONS

Non a caso abbiamo scelto la definizione ‘riunione famigliare’: il progetto in questione, infatti, vede sicuramente come protagonista il nostro caro Phil, ma anche i suoi tre figli che hanno deciso di imbracciare i loro strumenti per affiancarlo in questa nuova avventura, con in più la apprezzatissima partecipazione del vocalist Neil Starr, il cui timbro risulta essere ben differente da quello del compianto Lemmy ma comunque adattissimo al compito cui si presta, che si tratti di un brano inedito o di una cover del periodo d’oro – cioè praticamente sempre! – dei Motorhead. Dopo un’intro che potremmo definire ‘viola’ grazie alla sempre mitica “Highway Star”, è con “Big Mouth” che si apre un concerto che si comporrà di numerosi brani originali, provenienti dall’EP omonimo e dal recente full-length “The Age Of Absurdity”, ed ovviamente da altrettanti pezzi resi famosi a suo tempo dal mitico Lemmy e dai suoi compagni. Inutile dire che sono proprio questi ultimi i momenti in cui il pubblico tende ad andare più in delirio, sia che si tratti di estratti relativamente recenti come “Rock Out”, inni immortali come “Born to Raise Hell” o cover come “Silver Machine”, composta comunque sempre da Lemmy ai tempi degli Hawkwind, e soprattutto “Heroes” di David Bowie, la quale ultimamente sta godendo di un’ulteriore presenza sotto i riflettori anche grazie agli organizzatori del Wacken Open Air, che hanno scelto di utilizzarla come inno della prossima edizione dopo averla fatta cantare all’intero pubblico lo scorso anno, in memoria di entrambi i vocalist venuti a mancare a poco tempo di distanza l’uno dall’altro. Oltre alla immancabile “Ace Of Spades”, il massimo della goduria si raggiunge alla fine con la conclusiva e inaspettata “Going To Brazil”, sulla quale è pressoché impossibile non esaltarsi come se il concerto fosse appena iniziato. Purtroppo però, si sa che le cose belle finiscono in fretta e quando Phil e famiglia salutano il pubblico, dopo aver tenuto il palco nel migliore dei modi per tutta la durata dell’esibizione, quella maledetta lacrimuccia si palesa sul viso di molti dei presenti, siano essi navigati estimatori o giovani appassionati come chi vi scrive, che si ritrovano a pensare a quale sarà il futuro della musica più magica e coinvolgente del mondo senza più quella iconica band che sembrava inarrestabile insieme al suo immortale frontman, affiancato ovviamente da quel chitarrista che ha appena finito di farci sognare ancora una volta questa sera. Una cosa è sicura, a prescindere da ciò che possono pensare gli scettici: se questa è l’eredità dei Motorhead, non ce la sentiamo affatto di lamentarci e, anzi, ci auguriamo che Phil e i suoi figli possano portare avanti il nome del rock’n’roll ancora per molto tempo, deliziandoci con nuovi album e con azzeccate riproposizioni di brani ormai scolpiti nella storia.

Setlist:

Big Mouth
Freakshow
Deaf Forever (Motörhead cover)
Rock Out (Motörhead cover)
Cradle To The Grave (Motörhead cover)
Welcome To Hell
Take Aim
Born To Raise Hell (Motörhead cover)
Get On Your Knees
R.A.M.O.N.E.S. (Motörhead cover)
Ringleader
Dark Days
Silver Machine (Hawkwind cover)
Ace Of Spades (Motörhead cover)
High Rule
Just ‘Cos You Got The Power (Motörhead cover)
Rock ‘n’ Roll (Motörhead cover)
Heroes (David Bowie cover)
Going To Brazil (Motörhead cover)

 

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