28/09/2023 - PHIL CAMPBELL AND THE BASTARD SONS + FURY (UK) + VENUS MOUNTAINS @ Druso - Ranica (BG)

Pubblicato il 03/10/2023 da

Schivo, timido: della macchina tumultuosa firmata Motörhead, Phil Campbell è sempre stata l’anima più riservata. Per oltre trent’anni (trentuno, per la precisione) è stato il braccio destro di un certo Lemmy Kilmister e nel 2015, quando il padrino dell’heavy metal ha lasciato questo mondo, si è ‘ritirato’ a vita propria, costruendo un progetto formato famiglia insieme ai suoi ‘Bastard Sons’, Dane, Todd e Tyla.
Rock and blues: questa la formula scelta da Campbell senior, riversata in tre album, l’ultimo dei quali, “Kings Of The Asylum”, rilasciato poco più di un mese fa. Un lavoro in cui ha fatto la sua prima apparizione il nuovo cantante Joel Peters, bravo nel dare la giusta sferzata di rabbiosità, utile a rendere ancor più accattivante il disco stesso.
In attesa quindi di vederli in azione nell’aprile del prossimo anno, in compagnia dei Judas Priest e Saxon, i Phil Campbell And The Bastard Sons hanno nuovamente fatto visita al Druso bergamasco di Ranica (avevano già suonato lì nel 2016) portando sul palco, oltre ai brani della loro discografia, anche – ed ovviamente – alcuni dei pezzi più clamorosi rilasciati dal chitarrista gallese con la sua vecchia band. Ad inaugurare la serata i Venus Mountains e i Fury.

VENUS MOUNTAINS
Bergamo e Brescia: storicamente rivali, culturalmente unite nel 2023 ed allora, a cementificare ulteriormente questo particolare rapporto, in questo caso dal punto di vista musicale, ci hanno pensato i bresciani Venus Mountains.
Il quartetto di Corte Franca, in perfetto stile fluorescente, ha riversato la propria personalissima dose di sano e grezzo rock, aprendo così le danze di un giovedì dall’alto tasso adrenalinico.
Capitanati dal chitarrista Stefano ‘Frax’ Pezzotti la band lombarda ha impiegato un nanosecondo per coinvolgere una prima fetta di pubblico già presente, in buon numero, al Druso. Sono state “Our Spacecraft” e “Locomotive”, estratte direttamente dall’ultimo album “Mons Veneris”, rilasciato lo scorso maggio, a suonare la carica confermando ancora una volta l’atmosfera giocherellona e di puro divertimento sprigionata dai Venus Mountains.
Ed è stato proprio il non prendersi troppo sul serio una delle armi vincenti di Pezzotti e compagni: dalla ‘remota’ ed omonima “Venus Mountains” a “RnR Burning”, passando per “Venus” e “Rock City”, il gruppo bresciano ha imbandito una tavola costellata di rock’n’roll, mettendo on stage un mix esplosivo di esperienza e sollazzo, trovando l’immediata risposta degli astanti, più o meno giovani, accorsi al locale bergamasco.
Una mezz’oretta grintosa e spensierata, chiusa da “Down To The Rainbow”, utile ad incanalare sul giusto binario le sonorità dell’intera serata.

FURY (UK)
Curiosando al banchetto merch della band, tra adesivi, polsini, CD, t-shirt, plettri, toppe e braccialetti, vi era anche il biglietto da visita di tal Fury.
Quintetto di stanza in quel di Birmingham formato, da una parte (uomini) da doppia chitarra, voce e batteria, e dall’altra (donne) da basso e seconda voce. Per la prima volta in Italia, il gruppo britannico era alle prese con una delle trentanove date del loro “Back From Hell Tour 2023” a supporto di Phil Campbell e figli e, per quanto visto al Druso, l’augurio è quello di rivederlo nuovamente in terra tricolore.
Una furia festaiola (giusto per stare in tema) orchestrata a dovere dal capobanda Julian Jenkins, il massiccio cantante e chitarrista, e dalla fidanzata Nyah Ifill, il cui timbro vocale, più pulito e potente rispetto a quello graffiante e schizzato, del compagno ha creato in più di un frangente un dualismo hard rock/soul davvero intrigante, trascinando ancor di più la folla, nel frattempo aumentata.
Una lunga corsa tra le hit più energiche della loro discografia, con un occhio di riguardo alle ultime produzioni, “The Grand Prize” e “Born To Sin”, annunciate in modalità ‘codice fiscale’ dallo stesso Jenskins (davvero un’impresa intercettare le parole pronunciate tra una canzone e l’altra).
Talmente rapido lo show, così come le capacità oratorie del frontman inglese, che anche i continui incitamenti vengono smorzati in un unico “Bergaaaa“, mentre tra le prime file i click alla giunonica Nyah e alla bassista Becky Baldwin sono proseguiti imperterriti, grazie al loro entusiasmo, sorrisoni e pure qualche accenno di passo danzante in platea, in grado cosi di smussare i numerosi ‘pezzi di legno’ al di qua della transenna.
E quando anche “Road Warriors” ha decretato la fine di quello che è stato un vero e proprio show con i fiocchi, il seguito verso Fury è proseguito subito dopo proprio in quella zona merch, dove la curiosità iniziale si è nel frattempo tramutata il posto ad un vero e proprio interesse.

PHIL CAMPBELL AND THE BASTARD SONS
Ed è proprio in questo momento che un’orda di ‘snaggletooth’ ha deciso di spostarsi integralmente tra le prime file del locale.
Le classiche maglietta bianconere con il logo Motörhead in bella vista, infatti, si sono fatte largo tra le altre, per rendere omaggio a Wizzo, così infatti veniva anche chiamato Phil Campbell soprattutto nei primi anni di militanza nella band inglese.
Ed è stato lo stesso chitarrista a fare per primo il proprio ingresso sul palco con tanto di giubbetto, t-shirt dei Druso Vampires e berretto delle Frecce Tricolori; a seguire i figli Dane (batteria), Todd (chitarra) e Tyla (basso) e Joel Peters, nuovo cantante come detto, al posto di Neil Starr.
Pronti, via e non poteva essere che “We’re Bastards” a celebrare l’inizio del concerto, mettendo in mostra una band ormai rodata dove anche i tre Campbell junior, tacciati altre volte di staticità e poca personalità, hanno invece dato prova di maturità in questo senso. Da parte sua Peters, occhiali scuri e microfono vintage, ha convinto sul piano di una maggior sicurezza e di presa del pubblico rispetto al suo predecessore.
Là, sulla destra, come ai vecchi tempi, il buon Phil, pronto a dispensare assoli. A proposito, dal versante rock’n’roll dei Motörhead è giunta immediata la canzone simbolo del genere, ovvero “Going To Brazil”, mentre dall’ultimo album dei Bastards Sons, “Kings Of The Asylum”, hanno fatto capolino “Hammer And Dance”, “Strike The Match” e “Schizophrenia”.
Ma la gente, si sa, soprattutto quella un po’ datata (non ce ne vogliano) si è recata al Druso per ascoltare ancora una volta ‘certe’ canzoni e allora, dopo aver diviso il pubblico in due squadre, è stato proprio Peters a far partire una lunghissima “Born To Raise Hell”, cantata a squarciagola praticamente da tutti. Stesso risultato, ancora più amplificato – e non poteva essere altrimenti – si è vissuto con “Ace Of Spades” mentre una scena singolare è avvenuta in sede di encore, dopo che anche “Heroes” ha omaggiato il grande Dave Bowie. Ad anticipare la conclusiva e nuova “Maniac”, tanto ruggente su disco quanto raggiante in sede live, è infatti risuonata in tutto il locale la sola ed unica “Killed By Death”: ed è stato qui che Phil, incrociando lo sguardo di qualcuno tra la folla, si è lasciato andare ad uno sbuffo con tanto di sogghigno a seguire. Mistero, ai posteri l’ardua sentenza.
I Bastard Sons, insieme alla loro guida paterna e all’amico Joel hanno quindi onorato una serata di fine settembre dove il rock, nella sua forma più pura e genuina, ha trovato per l’ennesima volta la propria libertà di espressione.

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