POISON THE WELL
Ovviamente l’accoglienza per i Poison The Well è stata di tutt’altra pasta: appena il drummer Chris Hornbrook è apparso sul palco, la folla è praticamente andata in delirio, tanto che la zona attorno al bar si è del tutto svuotata. A quanto pare nessuno voleva perdersi una nota del concerto e/o vedere i propri beniamini da lontano, con il risultato che la prima fila è stata costantemente schiacciata contro le transenne da qualche centinaio di scalmanati per tutti i quaranta minuti dello show. Già… avete capito bene… solo quaranta minuti di esibizione! In effetti, se il sottoscritto deve fare un appunto al concerto dei Poison The Well di questa sera, questo riguarda proprio la durata del set. E’ vero che il nuovo “Versions” deve ancora essere pubblicato, ma di certo nessuno si sarebbe scandalizzato ad ascoltare qualche classico in più. Pazienza… anche perchè bisogna ammettere che i Poison The Well hanno suonato davvero bene. Il frontman Jeffrey Moreira e il chitarrista Ryan Primack non sono rimasti fermi un secondo ed entrambi si sono resi protagonisti di ottime prestazioni (anche se Moreira ha un po’ stentato sul pulito all’inizio). Bene anche Hornbrook, da sempre un ottimo batterista, mentre così così il secondo chitarrista e il bassista, nella band da poco tempo e tutt’ora considerati poco più che turnisti, tanto che non si sono mai mossi dal loro angolino alla destra del palco. La scaletta ha ovviamente dato largo spazio alla fatica più recente, quel “You Come Before You” che non tutti i fan della prima ora sono riusciti ad apprezzare a causa del suo sound molto più melodico e rockeggiante rispetto al passato. Il gruppo ha proposto con discreto successo i pezzi più ritmati e aggressivi del suddetto platter, ma, come prevedibile, i consensi maggiori sono arrivati appena sono partite le prime note di vecchie hit come “Botchla”, “Slice Paper Wrist” e “Nerdy”. Per la gioia dei fan, il capolavoro assoluto “The Opposite Of December” è stato letteralmente saccheggiato, molto più del successivo “Tear From The Red”, e alla fine si è perso il conto dei cori da stadio che hanno visto protagonista la folla durante i ritornelli o delle mosse da “karate kid” in cui molti si sono cimentati nel corso dei celebri breakdown presenti nei vecchi pezzi. Nel complesso, si è dunque trattato di un concerto breve ma molto intenso, che avrà lasciato di certo abbastanza soddisfatti i fan della band floridiana. Speriamo ora di rivederla presto da queste parti con una setlist più corposa…