23/04/2005 - Porcupine Tree + Anathema @ Transilvania Live - Milano

Pubblicato il 26/04/2005 da
A cura di Raffaele “Salo” Salomoni
 
Per molti fan dei Porcupine Tree, la data del 24 aprile era considerata un vero e proprio evento. Non può essere altrimenti, vista l’incoraggiante affluenza al Transilvania Live di Milano. Molti fan volevano vedere quale potesse essere la resa su palco dell’ultimo acclamato “Deadwing”, album molto ricercato e complesso, che ha incontrato i favori di critica e pubblico…

ANATHEMA

Alle 7:50 in punto, ben dieci minuti prima dell’ora di inizio ufficiale (un miracolo!) ha inizio il concerto degli inglesi Anathema. L’inizio è molto sussurrato, senza particolari intro o trovate ad effetto. Prima entra il chitarrista, poi il bassista, e così via, iniziando subito il concerto. Fin dall’inizio si può notare la potenza di suono sprigionata dalla band, che in questo frangente live ha deciso di puntare prevalentemente sui pezzi più duri. Positiva la scelta di pescare brani da un po’ tutta la discografia (“Judgement”, “Alternative 4”, “A Natural Disaster” e “A Fine Day To Exit”), lasciando trasparire la gioia del gruppo nel riproporle. Veramente in palla il bravo Vincent, molto coinvolto nel mood delle canzoni. Per chi scrive, il punto più alto del concerto è stato l’esecuzione perfetta della bellissima”Closer”, nella quale Vincent si diletta nell’uso del Vocoder (come d’altronde nella versione in studio), rendendo un senso di estrema intensità e di inquietudine. Veramente bravissimi!

PORCUPINE TREE

Dopo un efficiente e veloce cambio di palco, è il momento dei re della serata, gli immensi Porcupine Tree. Il concerto, così come quello del tour di “In Absentia” del 2003, è aperto da un intro, coadiuvato dall’uso di immagini e foto, create dall’artista Lasse Hoile, ormai partner fisso della band. La band parte subito con “Deadwing”, la title track dell’ultimo lavoro. Il frontman Steven Wilson appare intimidito, chiuso in se stesso, ma d’altronde è proprio così che abiamo imparato a conoscerlo. La prestazione della band è superlativa, compreso il turnista John Wesley, che si occupa delle seconde chitarre e dei cori. E proprio l’uso sapiente e perfetto dei cori è l’elemento che spicca immediatamente, rendendo i pezzi molto simili alle versioni studio, da sempre ricchissime di arrangiamenti vocali stratificati. Una piccolo passo indietro, al capolavoro “In Absentia”, con la bellissima “The Sound Of Muzak”, davvero superlativa in questa veste. Il batterista Gavin Harrison ci ammalia con il suo uso dello strumento preciso, virtuoso e talvolta potente. Torniamo a “Deadwing” con l’esecuzione dei due singoli “Lazarus” (accompagnata di un video di sottofondo davvero suggestivo) e “Halo”. Highlight del concerto, per chi scrive, è sicuramente la dilatata “Arriving Somewhere (But Not Here)”, dove la band supera davvero se stessa. Poi si torna indietro nel tempo, recuperando da “In Absentia” l’opener “Blackest Eyes” e “Trains”, quest’ultima invero un po’ modificata rispetto all’originale. Da “Lightbulb Sun” arriva solo “Shesmovedon”, nel cui assolo la band si lascia andare ad una interpretazione davvero colossale. Il concerto arriva alla conclusione, dopo un’ora e mezzo abbondante, lasciandoci nelle orecchie (e negli occhi) il ricordo di un concerto molto intenso, sentito. E al giorno d’oggi è sempre più difficile che ciò avvenga. Non ci resta che attendere la prossima calata dei Porcupine Tree, sperando che il locale sia più capiente del pienissimo Transilvania Live.

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