A cura di William Crippa
Si prospetta un concerto davvero appetitoso questa sera al Colony di Brescia: sono di scena infatti i poderosi Primal Fear, in tour per promuovere il nuovo, controverso, album “Delivery The Black”, che a molti è piaciuto ma che molti die-hard fan non hanno apprezzato per nulla. A loro supporto i divertentissimi svedesi Bullet, ma non i Messenger, che sono stati bloccati durante il trasferimento dalla Spagna da un incidente stradale, per fortuna senza alcuna conseguenza. Al nostro arrivo al locale di via Romolo Gessi la situazione a livello di pubblico è decisamente imbarazzante; all’interno del Colony non troviamo infatti che poche decine di persone, che arriveranno ad una settantina ad occhio e croce durante l’esibizione degli headliner. Come reagiranno le band di fronte ad un pubblico così esiguo?
BULLET
Ore 20.50: con circa mezz’ora di ritardo sul programma le luci si spengono e parte l’intro di “Midnight Oil”. Già al primo impatto la band appare adorabile, con il singer Hel Hofer abbigliato con un camicione corredato di mantello che farebbe vergognare un cartomante televisivo, ed il resto della band in tenuta fortemente tamarra come da cliché. La potenza e l’energia che gli svedesi rilasciano è tangibile, e nessuno dei presenti riesce a stare fermo senza tenere anche solo minimamente il tempo. Hel prende la parola e ringrazia i presenti, strillando ‘Hello Italy, we love Italy and we love your fucking pizza!’, prima di introdurre “Rush Hour”. Potenza e divertimento a mille, con “Turn It Up Loud” e “Full Pull”, dedicata dal cantante allo sport preferito, a suo dire, dagli svedesi e dagli italiani, il tractor pulling, e poi ancora la dedica alla vita on the road, “Rolling Home”. È già il tempo di una pausa, e la band torna on stage per il primo encore, che si apre con “Pay The Price” ed “Heading For The Top”. Il gruppo è davvero carico stasera, anche se il pubblico non ha accolto l’invito a partecipare alla serata; Gustav picchia come un fabbro, Adam fa continuamente headbanging mentre i due chitarristi Hampus ed Alexander si esibiscono continuamente in pose tamarre e smorfiose per i presenti. “Dusk Till Dawn”, una terremotante “Stay Wild” e “Dr. Phibes”, prima di una nuova pausa. Secondo encore composto da “Highway Pirates”, e subito “The Rebels Return” prima di una “Bite The Bullet” che lascia davvero il segno. Dopo un’ultima pausa la band torna con “Rambling Man”, dal debut “Heading To The Top”, che chiude un set che lascia tutti soddisfatti.
PRIMAL FEAR
Dopo un relativamente lungo cambio di palco le luci si spengono e parte l’intro di “Final Embrace”. Tom Naumann sale sul palco ed imbraccia la sua Gibson Black Beauty mancina ma nessuno lo riconosce, scambiandolo per un roadie; è infatti lui alla chitarra per questo tour, perché, per l’ennesima volta, dopo il tour estivo di “16.6” ed il tour di “Unbreakable”, Magnus Karlsson ha dato forfait ad andare in tour per problemi famigliari. “Final Embrace” annienta il pubblico e subito abbiamo una coppia di brani dal nuovo album, ovvero “Alive & On Fire” e la title track, che dal vivo fanno una gran bella figura. Poche le parole ai fan stasera, per lasciare spazio alla musica, ed è il turno di due grandissimi pezzi, “Nuclear Fire” e “Seven Seals”, prima della lunghissima ed un poco noiosa in versione live “One Night In December”. La band al solito si raduna attorno alla batteria di Randy Black, incitandolo vistosamente per l’attacco di “Angel In Black”. È il turno del singolo di “Delivery The Black”, “When Death Comes Knocking”, prima della sfuriata di potenza di “Chainbreaker”. La band come sempre si comporta in maniera professionale, anche di fronte ad uno scarso pubblico, ma l’unico che sembra godersela davvero è Tom, che appare divertito e lancia di continuo plettri ai fan. “Fighting The Darkness” viene introdotta con tutti i riguardi, e come sempre questa canzone lascia il segno. “Bad Guys Wear Black” anticipa al solito “Metal Is Forever”, stasera dedicato a tutto il pubblico presente, brano che ormai da dieci anni porta alla pausa. Rapido è il ritorno on stage dei Primal Fear, sulle note di “Unbreakable part. 2”, ed a sorpresa, e forse con un poco di delusione da parte di tutti i presenti, è la nuova “King For A Day” a chiudere il concerto. Tirando le somme, abbiamo visto i Primal Fear molto più seri e concreti del solito, senza troppi scherzi con il pubblico e troppe chiacchiere da parte di Ralf Sheepers, e nuovamente siamo rimasti leggermente delusi dall’ennesima mancanza di Magnus; pollice verso per una setlist stranissima che ha lasciato fuori hit del calibro di “Strike”, “Sign Of Fear”, “Face The Emptiness” e l’intero “16.6” a favore di troppi brani secondari e troppi brani dal nuovo album, con addirittura “King For A Day” posto in chiusura. Ma questi sono dettagli; comunque gran bel concerto, fortissimi i Bullet e come sempre grandi i Primal Fear; peccato per tutti coloro che non sono intervenuti.