GRAND MAGUS
Una chitarra, un basso, una batteria… e la voce di JB! Basta poco ai Grand Magus per allestire il loro apparato sonoro. E quando pezzi come “Kingslayer” o “Never Learned” partono, nessuno ha di che lamentarsi! Un sound spessissimo, potente e, al tempo stesso, nitido invade l’intero locale e non c’è scampo per i muscoli del nostro collo. L’heavy-doom del terzetto non fa prigionieri e, nonostante il breve tempo a propria disposizione, il gruppo riesce a lasciare un segno indelebile sulla folla, a tratti letteralmente rapita dall’efficacia del materiale, estratto da tutti i tre lavori pubblicati sino a oggi, ma sempre e comunque di alta qualità. Il chitarrista/cantante JB non poi lascia spazio a equivoci: se quest’uomo è stato scelto da Michael Amott per sostituire Spice nei suoi Spiritual Beggars, un motivo valido ci sarà stato… eccome! Grandissima, infatti, la sua prova, sia alla voce che sulla sei corde. Onestamente, non ci aspettavamo un musicista tanto preparato! Così come non ci aspettavamo una formazione tanto rodata e convincente… non suonano live troppo spesso, ma se mai vi capiterà l’occasione, cercate di non perdervi uno show dei Grand Magus.
PRIMORDIAL
Un concerto dei Primordial è sempre un’esperienza unica, se non altro perchè Alan Nemtheanga su un palco sembra più un condottiero nel cuore di una battaglia, più che il cantante di una metal band. La sua figura e le sue movenze sono praticamente uno spettacolo dentro allo spettacolo… difficile non rimanere affascinati da tanto trasporto e da tanta passione. Come sempre truccato da guerra e circondato dai suoi devoti compagni, Alan detta i tempi dello show e fa in modo che il pubblico non distolga gli occhi dal palco nemmeno per un secondo. Si avvicina alle transenne, guarda dritto negli occhi di ciascun fan nelle prime file, li sfida con il suo sguardo e li incita a cantare o a mostrare le corna, quasi come segno di rispetto nei confronti delle divinità pagane di cui sta parlando nelle sue canzoni. Dal canto suo, la folla risponde alla grande, proprio come se avesse davanti il suo capitano! E la band suona senza sosta, per quasi un’ora e mezza, non sbagliando una virgola e mettendo tutta sè stessa in quelle trame così drammatiche e, al tempo stesso, variopinte. Nessun album viene dimenticato, così si passa dalle nuove “Empire Falls” e “Gallows Hymn” alle più datate “Autumn’s Ablaze”, “The Song of the Tomb” e “Sons of the Morrigan”. Il gruppo conosce i suoi fan, sa quali sono i suoi classici e non c’è spazio per tempi morti o soluzioni poco gradite. L’ora e mezza vola via e alla fine si torna a casa stremati… i Primordial hanno dato tutto e hanno ricevuto molto da chi era presente questa sera. Dentro l’Underworld abbiamo dimenticato tutto e tutti, solo la musica della band irlandese era nei nostri pensieri. Questo è quel che si dice un concerto!