A cura di Davide Romagnoli
Fotografie di Francesco Castaldo
In molti si sono allontanati dalla band di Homme, rea di essersi staccata dagli stilemi che avevano caratterizzato il suo sound più stoner rock degli (ottimi) esordi. In molti, ma non tutti, evidentemente. La data di Milano è infatti sold-out. Altrettanto evidentemente, in molti sono ancora convinti della validità del progetto QOTSA e ansiosi di essere spettatori del tour di supporto a “..Like Clockwork”. In apertura troviamo la succulenta presenza di una grande band del calibro dei Band Of Skulls, che non fa altro che acuire l’appetito per la data al Forum di Assago. ‘God Save The Queens Of The Stone Age’, si legge sugli striscioni: chi non ha dato più credito al progetto di Homme forse si è sbagliato di grosso!
BAND OF SKULLS
Southampton. Forse non sono in molti a conoscerli dalle nostre parti, ma in UK i Band Of Skulls vanno forte. Numerosi sono i live che li hanno visti protagonisti, e con enorme dignità e classe si sono sempre distinti. Merito del combo affiatatissimo Russell Marsde-Emma Richardson, voci e strumentisti leader del progetto. Reduci dalla stesura di un nuovo lavoro, “Himalayan”, e dal precedente ed ottimo “Sweet Sour”, uno dei dischi indie-rock migliori della passata annualità, il trio, con Matthew Hayward dietro le pelli, si integra perfettamente nel mood della serata sciorinando pezzi caldi e groovosi, perfetti per l’occasione. Manca qualche brano importante come proprio “Sweet Sour”, ma nei quasi tre quarti d’ora a disposizione, i ragazzi inglesi hanno reso l’idea del progetto e della sua validità assoluta. Presentata anche la canzone nuova “Asleep At The Wheel”, che lascia presagire buone aspettative per “Himalayan”. Un po’ Beatles, un po’ blues sporcato di rock’n’roll, un po’ indie di nuova generazione, il concerto dei Band Of Skulls strappa consensi indiscussi e introduce piacevolmente al main-act della serata.
QUEENS OF THE STONE AGE
Con l’intero pubblico accalcatosi di fronte al palco, il sold-out della serata si fa sentire nelle prime file. Evidentemente l’indubbia qualità del disco nuovo ha riportato fortemente l’attenzione sulla band di Homme. L’opener del concerto è infatti la medesima di “..Like Clockwork”, introduzione atipica, ma che ben si sposa con quello che è il mood con cui il nuovo sound QOTSA ama vestirsi di questi tempi. La setlist è infatti ricca di brani del nuovo lavoro, presentati con l’apporto dei visuals concepiti da Boneface. “Kalopsia”, “My God Is The Sun”, “I Sat By The Ocean” riescono ad eccellere anche in sede live e, anzi, canzoni come “I Appear Missing” riescono anche a superare per intensità e resa la versione in studio. All’appello manca solo “Fairweather Friends” dal disco nuovo, la cui esecuzione sarebbe probabilmente risultata impossibile per la quantità di ospiti determinanti contenuti nel brano in studio. Questi brani risaltano sicuramente nella setlist, forse proprio per la padronanza che la line up di oggi sa sfoderare nell’occasione, avendo partecipato attivamente alla composizione. Leeuween, Fertita e Shuman sono ormai in pianta stabile e risultano grandi esecutori e piacevoli showmen. Anchel’ex Mars Volta Jon Theodore appare a suo agio, sfoderando una prestazione cristallina, sempre puntuale e potente. Brani storici non mancano, anche se emblemi della band come “Go With The Flow” sembrano aver perso molto dello charme che li contraddistinguevano tempo fa. Ottime le esecuzioni di “Make It Wit Chu”, appoggiata dal coro della platea, che con “Misfit Love” e “Sick, Sick, Sick” riprendono un po’ l’episodio controverso di “Era Vulgaris”, che oggi riesce ad assumere piena validità nella discografia QOTSA. Altri episodi fondamentali da ricordare sono “In The Fade” e l’immortale “No One Knows”, dove Homme dimostra di essere assolutamente in serata e di tenere le redini di un progetto sul quale vale ancora oggi la pena di riversare forza per applaudire. Oggi, dopo la virata di stile che piano piano li ha portati a consolidare questo sound più sornione e atmosferico, ma sempre di grande spessore, figlio di una figura come quella di Josh Homme, che non ha ancora smesso di avere autorità e classe. Certo è che quando si sente “A Song For The Dead” sul finale, ci ricordiamo ancora una volta del capolavoro per i sordi e non si può far altro che assaporare la tirata finale, applaudendo come vecchi fan stoici che in macchina hanno ancora i dischi dei Kyuss.
Setlist:
Keep Your Eyes Peeled
You Think I Ain’t Worth A Dollar, Bue I Feel Like A Millionaire
No One Knows
My God Is The Sun
Burn The Witch
Misfit Love
I Sat By The Ocean
…Like Clockwork
In The Fade
If I Had A Tail
Kalopsia
Little Sister
Smooth Sailin’
Make It Wit Chu
Sick Sick Sick
Better Living Through Chemistry
Go With The Flow
I Appear Missing
The Vampyre Of Time And Memory
Feel Good Hit Of The Summer
A Song For The Dead