Report a cura di Roberto Guerra
Il Legend Club di Milano oggigiorno rappresenta una vera e propria garanzia se si è in cerca di un po’ di sana musica live, sia essa a opera di band italiane o di artisti internazionali di discreta fama e dediti ai generi più disparati, seppur tendenzialmente orientati sulle sonorità rock, metal e derivati. E’ all’insegna dell’heavy e del power metal di stampo europeo il primo evento importante di questo 2018, con due realtà provenienti da due momenti diversi, ma allo stesso modo rappresentative della potenza e dell’emozione che questa musica è in grado di trasmettere ancora oggi: abbiamo i tedeschi Rage, con il nuovo album “Season Of The Black” e dei componenti ancora freschi di ingresso in formazione, preceduti dai più recenti greci Firewind, anch’essi con un nuovo album dall’altisonante titolo di “Immortals” e giunti oggi al ventesimo anniversario della fondazione; insieme a loro, troviamo gli australiani Darker Half – unica band non europea della serata – e i piacentini Sondag. Viene un po’ l’amaro in bocca a pensare che due band relativamente emblematiche e con alle spalle una storia tutt’altro che breve debbano esibirsi in un locale dalle dimensioni comunque modeste, davanti a un pubblico che toccherà il suo picco massimo di più o meno duecento presenze verso fine serata, al momento degli headliner. Tuttavia non ci sentiamo di lamentarci, trattandosi di un discorso che si potrebbe fare per un numero impressionante di eventi ora come ora; perciò preferiamo semplicemente scioglierci i capelli e prepararci ad assistere a qualche ora di grande musica in buona compagnia. Buona lettura!
SONDAG
Attivi da circa tre anni, i piacentini Sondag sono i primi a calcare il palco. Per chi non li conoscesse: si tratta di una band nata dalle ceneri di un progetto precedente chiamato Edema e la loro proposta è sostanzialmente una sorta di rock con diverse contaminazioni e contraddistinto dall’utilizzo di tonalità e accordature piuttosto basse (da qui la definizione di ‘low-tuned rock’), come si può intuire anche dalla otto corde del chitarrista Marcello Lega. Il genere è quindi piuttosto anomalo rispetto alle band che si esibiranno in seguito, tant’è che gran parte degli ancora pochi presenti sembra rimanere relativamente impassibile durante la loro breve esibizione; fortunatamente non mancano ascoltatori dalla mente un po’ più aperta, che invece sembrano gradire l’esecuzione dei brani provenienti dal loro unico album “Stick To The Plan”. Anche i musicisti sembrano divertirsi e ad esibizione conclusa un applauso non glielo nega nessuno; da rivedere in seguito magari in un contesto più azzeccato.
DARKER HALF
Decisamente più azzeccati come genere i Darker Half dall’Australia, una terra che molti sottovalutano dal punto di vista musicale ma che negli anni ha saputo regalare moltissime emozioni a ogni estimatore delle sonorità heavy e power, con band quali Dungeon, Lord, Black Majesty e molte altre; e tutte queste hanno in comune diversi elementi che ritroviamo anche nei Darker Half qui presenti: ci sono numerosi sfoggi di tecnica chitarristica, melodie azzeccate, riff potenti, una voce squillante e numerosi riferimenti a realtà più affermate. Il loro problema risiede purtroppo in dei suoni un tantino confusi e nell’esecuzione un po’ troppo pasticciata di buona parte delle tracce proposte, tra le quali trova spazio persino una cover di “Aces High” degli Iron Maiden, eseguita piuttosto male e con un attacco suonato fuori tempo, il che è buffo considerando che due membri della band hanno diviso il palco in passato con Paul Di’Anno e Blaze Bayley; inoltre, si avverte la mancanza di una sezione ritmica efficiente nei momenti in cui entrambi i chitarristi sono impegnati a sfidarsi a colpi di assoli e lick armonizzati. Per carità, a parte ciò lo show di questi quattro australiani non è assolutamente da buttare via e, anzi, consigliamo a qualunque estimatore del genere di dare un ascolto al loro ultimo full-length “Never Surrender”, il cui titolo è assolutamente rappresentativo del consiglio che ci sentiamo di dare alla band: il talento c’è e i singoli musicisti hanno delle capacità tecniche che nessuno si permette scioccamente di negare; perciò, con qualche aggiustamento dal punto di vista sonoro ed esecutivo, una eventuale prossima volta potrebbero riuscire a intrattenere decisamente meglio i presenti.
FIREWIND
Si inizia a fare sul serio insieme al mitico Gus G e ai suoi Firewind, che tornano a Milano dopo il convincente show di quest’estate al Battlefield Metalfest. Già dall’inizio con la recente “Ode To Leonidas” appare evidente non solo che, a livello sonoro, siamo su tutt’altro livello, ma anche che i nostri cinque opliti non sono qui per riscaldare i presenti prima dell’ultima band, ma piuttosto sono assolutamente intenzionati a fare del proprio meglio scatenando tutta la loro capacità esecutiva e creando un clima a dir poco epico, in grado di farci sentire come se fossimo nel bel mezzo di una battaglia nel periodo ellenico. Il piatto forte della formazione è come sempre il guitarwork a base di riff, assoli e virtuosismi dell’iconico chitarrista sopracitato e del suo compagno Bob Katsionis, il quale ci delizia anche col suo ottimo contributo alle tastiere, insieme ovviamente alla prova vocale del simpatico cantante tedesco Henning Basse; anch’egli appare decisamente in serata, anche se è evidente che in alcuni punti tende a fare un po’ fatica, non avendo più l’estensione vocale che molti di noi hanno imparato ad amare ai tempi della sua militanza nei Metalium, per quanto il suo timbro sia sempre accattivante così come la sua presenza scenica. Sulla setlist c’è ben poco da criticare, poiché si compone di dodici tracce tra le più riuscite di tutta la ventennale carriera dei Firewind: dalle recentissime “We Defy”, “Lady Of 1000 Sorrows” e “Wars Of Ages” fino alle note “Mercenary Man”, “World On Fire” e le conclusive “Tyranny” e “Falling To Pieces”, dopo la quale gran parte dei presenti ha le idee chiare sul fatto che Peavy e compagni dovranno impegnarsi parecchio per fare meglio dei loro colleghi dalla Grecia, che ci piacerebbe tanto ospitare nel Nord Italia per una data da headliner al termine di questo tour (la data a Roma dello scorso ottobre non ci é bastata!). D’altronde, se tutte le volte suonano così c’è solo di che esaltarsi.
Setlist:
Ode To Leonidas
We Defy
Head Up High
Few Against Many
Between Heaven And Hell
World On Fire
The Fire And The Fury
Wars Of Ages
Lady Of 1000 Sorrows
Mercenary Man
Tyranny
Falling To Pieces
RAGE
L’ora inizia a farsi tarda, i presenti sono caldi, il locale si è riempito ulteriormente e c’è molta attesa per l’ingresso in scena di Peavy Wagner e soci, quando finalmente parte il loro peculiare intro che precede la recente “Justify”, un brano aggressivo ma anche melodico ed empatico, che svolge alla perfezione il ruolo di opener per lo show dei Rage, giunti al secondo violentissimo disco in poco più di due anni e ancora freschi dell’ingresso, al fianco del ruggente frontman, del chitarrista venezuelano Marcos Rodrìguez e del batterista greco Vassilios Maniatopoulos, due musicisti non particolarmente noti ma indubbiamente talentuosi ed energici su disco tanto quanto su palco, dove inoltre il sopracitato chitarrista non perde occasione per incitare un po’ il pubblico dicendo qualche stupidaggine in italiano. Lo show non è molto più lungo di quello di chi li ha preceduti e può vantare anch’esso una setlist ricca di estratti di vari periodi della band, in grado di esaltare i presenti su tracce cadenzate come la storica “Nevermore” o la recente “Blackened Karma”, così come sulle micidiali “Sent By The Devil” e “Don’t Fear The Winter”; citiamo anche la presenza di una chicca come “The Price For War”, non propriamente la più frequente nelle scalette del terzetto ed eseguita con una potenza davvero degna di nota. Immancabile la conclusione a base di occhi lucidi e ugole in fiamme con “Higher Than The Sky” e col peculiare medley volto a omaggiare il compianto Ronnie James Dio, artista di riferimento per la musica dei Rage da sempre. Purtroppo la sensazione, dopo tutto ciò, è quella di aver assistito a un’esibizione forse un po’ breve e mancante di alcune tracce imprescindibili per molti loro fan; ma si é trattato comunque di uno show ricco di grinta e passione, al pari di chi si è esibito prima, e ciò non può che essere materiale d’orgoglio per tutti gli estimatori del genere accorsi per un evento magari non perfetto, ma che ha trovato nelle due band di riferimento un punto di forza che difficilmente vacillerà prima della fine del tour.
Setlist:
Justify
Sent By The Devil
From The Cradle To The Grave
My Way
Nevermore
Season Of The Black
End Of All Days
Turn The Page
Straight To Hell
The Price Of War
Blackened Karma
Don’t Fear The Winter
Higher Than The Sky