A cura di Dario Cattaneo
Il mondo dei concerti rock è da sempre ammantato da un’aura di racconti e leggende (fomentati anche dalle rock star stesse) che la fanno apparire spesso molto diversa da quello che è in realtà. Quello che il metal kid è portato a pensare come ad una vita on the road a base di sesso, droga e rock’n’roll non sempre è verificata. Dietro un concerto c’è spesso invece un’altra realtà fatta del duro lavoro di roadie e tecnici del suono, di incazzature globali da parte dei membri delle band, del loro management e dei promoter vari, e di incomprensioni di diverso genere. Questa è la verità che si mostra ai nostri occhi sul tardo pomeriggio di questa domenica primaverile al rock’n’roll di Romagnano Sesia, teatro del concerto che stiamo per descrivervi ma anche teatro di incazzature e bizze da parte dei Rage stessi, insoddisfatti per via di problemi tecnici alla strumentazione loro fornita e decisamente di cattivo umore. Ma se comunque il cattivo umore e la laconicità di uno scontroso Peavy Wagner stava per far avere un brutto esito all’intervista rilasciata ai nostri microfoni (di cui potrete leggere il mese prossimo), per fortuna il calore dei fan presenti sotto il palco durante un concerto che ci saremmo aspettati abbastanza deludente ha fortunatamente fatto sì che anche questi problemi passassero in secondo piano, e che si sia potuto invece assistere ad un bello show, trascinante e in grado di strappare sinceri sorrisi anche agli scontenti musicisti. Noi vi riportiamo il report visto dagli occhi di chi ha assistito non solo allo show, ma anche a tutti i problemi iniziali, e che è rimasto stupito di come il calore dei fan possa da solo cambiare le sorti di una serata. Il messaggio che esce da questa sera è che la musica esiste anche grazie a chi l’ascolta, e questo è qualcosa che ci rincuora.
BEJELIT
A causa della sovrapposizione con un’intervista ai Rage effettuata quasi in contemporanea in un altro paese, ci perdiamo le prime due canzoni ad opera dei Bejelit, band che tra l’altro del novarese è di casa, provenendo appunto dalla vicina Arona. Quando arriviamo lo show è quindi in pieno svolgimento ma notiamo come il pubblico presente conosca poco i pezzi e non renda quindi la giusta partecipazione ad una band comunque brava e che sul palco fa di tutto per suonare coesa e compatta. Portando avanti una proposta fatta principalmente di metal classico molto spinto ed aperto a contaminazioni di vario tipo e di power metal di stampo americano, la band mostra i propri punti forti nelle vincenti trame di chitarra, tra l’altro ben udibili, e nella ferma voce del vocalist Privitera, anch’egli adeguatamente supportato da un buon balance dei microfoni. Per arricchire una setlist incentrata sul proprio materiale, la band gioca anche la carta cover, e lo fa nel modo migliore inserendo quasi in chiusura la hit dei Maiden “The Trooper” e ricevendo immediatamente in risposta allo stranoto attacco iniziale un buon urlo di incitamento. Mossa dunque azzeccata per catalizzare l’attenzione, anche se comunque non scatena il tumulto sotto il palco che segue solitamente l’esecuzione di questo pezzo da parte di altre band. Dopo un breve attimo di pausa dovuto a non meglio specificati problemi tecnici nel ritorno del suono sui monitor della band, i Bejelit chiudono la loro serata con un altro paio di pezzi di impatto, ancora però poco accolti dal pubblico. Alla fine di questo corto show non tiriamo giudizi. La band indubbiamente ci sa fare, ma andrebbe valutata su una lunghezza maggiore. Probabilmente hanno visto nel fatto di essere supporter dei Rage per una serata la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio del solito, ma l’idea generale che esce dalla prestazione è che siano stati un po’ sacrificati.
GOLEM (ITA)
I Golem sono un gruppo italiano di death metal svedese, autori tra l’altro di un disco, “One Bullet Left”, in uscita in questi giorni (30 aprile) per Southern Brigade Records. Cosa c’entri il death metal con la proposta maggiormente heavy-power della serata ce lo stiamo ancora chiedendo, ma una cosa risulta certa dopo l’ascolto dei quasi quaranta minuti di palco lasciati a disposizione di questa band: ovvero che i Golem dal vivo sono una vera macchina da guerra. Micidiali nel riffing, supportati da una sezione ritmica martellante e tecnica e completati da una voce rabbiosa e urlata sullo stile degli in Flames, i Golem colpiscono il segno buttando addosso al pubblico un muro sonoro invidiabile, fornendoci un buon assaggio di quello che sarà l’album nuovo con le potenti “Psycho Born”, “A Second Life” e “The Joker”, e riempiendo gli spazi con estratti del buono “Black Era” di cinque anni fa. Occorre dire che, in parziale aiuto alla buona tecnica comunque mostrata dalla band, il suono li ha decisamente aiutati. Il pedale, fondamentale per le ritmiche tirate e asimmetriche dei pezzi dall’ultimo album, era distintamente udibile sotto il pesante riffing, e le due chitarre non si coprivano a vicenda, lasciando pulito il campo per l’esecuzione degli assoli. Anche le sporadiche parti elettroniche di cui si avvalgono in alcuni momenti delle loro canzoni risultavano udibili come parte del tutto e non solo come se fossero state appiccicate sopra l’esecuzione della band. Soddisfatti di quanto sentito da questa giovane band, le rivolgiamo un deciso applauso.
RAGE
Titubanti per via del cattivo umore mostrato da Peavy Wagner durante la nostra intervista, temevamo un concerto eseguito in maniera svogliata e quasi ‘obbligatoria’, da parte di una band che non aveva la minima intenzione di divertirsi ma che avrebbe suonato solo per routine e fredda professionalità. La fase di cambio palco tra i Golem e i Rage non ha poi fatto altro che rafforzare questo timore in quanto, per via di ripetuti problemi nei volumi dei microfoni e delle cuffie, ha fatto tardare l’inizio previsto dello show di circa una quindicina di minuti, fatto che immaginiamo che il già indispettito Peavy non abbia certo gradito. Per fortuna, poi, le cose non sono andate come le si prevedeva. L’ingresso sul palco della band con l’attacco frontale “On The Edge Of Darkness” viene salutato da un boato che sinceramente stupisce in un locale così piccolo, e porta i membri della band a fissarsi per un attimo. La voce di Peavy è leggermente assente per via dei sopra citati problemi tecnici, ma il bassista/cantante fa il suo lavoro interpretando bene il pezzo… e sciogliendosi progressivamente durante la sua durata. Solo cinque minuti dopo, sul palco c’è un’altra persona: sorridente ed energico, si lancia in segni delle corna e lingue di fuori, incitando il pubblico con la sua vociona e con la sua gigantesca (nel senso fisico) presenza sul palco. Le successive “Soundchaser” e “Hunter & Prey” caricano ancora di più la band, con il pubblico che canta insieme al gigante Peavy tutti i ritornelli e si lancia in urli e incitamenti tra una song e l’altra. Gia dalla terza canzone siamo in grado di segnalare un grande spolvero di Smolkki che, se tutti sappiamo essere un grande chitarrista heavy da studio (uno dei migliori), anche dal vivo non è da meno. Dopo una stellare “Into The Light”, se possibile ancora più cantata dal pubblico, Peavy dedica ai presenti la frase: “You’re the best crowd so far indeed… it’s not a lie” (“Siete il nostro miglior pubblico fin’ora… davvero, non è una bugia”, ndR) e stavolta sembra davvero sincero! La serata entra poi nel vivo con la violenta “Drop Dead” e con il pezzo più atteso, ovvero una “Empty Hollow” non eseguita completamente, ma che anche così, con le basi registrate, è in grado di donare sensazioni forti al pubblico. Peavy ci rassicura inoltre che gli inserti orchestrali per i Rage non sono per nulla finiti ma anzi con il prossimo anno uscirà un progetto che rivedrà la collaborazione con la Lingua Mortis orchestra e sarà intermente orchestrale, notizia ovviamente accolta con felicità per i fan di quelle particolari sonorità della band tedesca. Con “Higher Than The Sky” i Rage toccano il momento più coinvolgente, per poi chiudere con le due song “Set This World Afire” e “War of Worlds” prima dei dovuti bis. Per fortuna che è andata così!