10/11/2024 - RAGE + SECRET RULE + GIRISH AND THE CHRONICLES @ Slaughter Club - Paderno Dugnano (MI)

Pubblicato il 16/11/2024 da

Introduzione e report di Roberto Guerra
Fotografie di Pamela Mastrototaro

Nonostante un periodo parecchio denso di concerti ed eventi meritevoli di attenzione, non abbiamo comunque voluto rinunciare alla tappa italiana del tour dedicato al quarantesimo anniversario dei teutonici Rage, guidati come di consueto dal possente e appassionato Peavy Wagner.
La location selezionata è lo Slaughter di Paderno Dugnano – non nascondiamo una certa trepidazione per i suoni non sempre ottimali nella location, anche se vi anticipiamo di essere rimasti piacevolmente convinti in questa occasione da quel punto di vista.

In compagnia dell’iconica formazione heavy/power troviamo i più moderni italiani Secret Rule e i sorprendenti indiani Girish And The Chronicles, alla loro prima calata in territorio italiano, completando così un trittico invero piuttosto variegato sul versante della proposta, facendoci ben sperare per il buon esito di uno show meritevole di più di una menzione. Buona lettura!

Iniziamo proprio con i promettenti GIRISH AND THE CHRONICLES provenienti dall’India, che malgrado non rappresenti propriamente una fetta di mercato inflazionato per il genere, riesce comunque nell’impresa di sfornare qualche formazione interessante di tanto in tanto, e questo quartetto tipicamente hard rock ne è un valido esempio, con il loro ultimo album “Hail To The Heroes” uscito sotto la nostrana Frontiers Records.
In verità, non si tratta di una band nata da poco (la loro formazione risale al 2009), ma solo negli ultimi anni la loro proposta ha iniziato a circolare ad alti livelli anche in territorio europeo, e anche in questa sede la loro prova riesce davvero a convincerci, risultando confezionata con cura da una formazione appassionata e vogliosa di divertirsi, in barba alla loro posizione in basso sul cartellone.
In particolar modo il cantante e leader Girish Pradhan riesce davvero a vestire bene i panni del frontman, proponendo una tracklist con accelerazioni e rallentamenti ben dosati, tra la iniziale “Primeval Desire”, la ballad “Angel” e persino una cover di “Killer Of The Night” del progetto The End Machine, ci cui Girish è anche il vocalist.
Purtroppo qualche piccolo incidente tecnico ha dato un po’ fastidio all’esibizione, inclusa la tracolla del chitarrista Suraz Sun che sembra non voler smettere di staccarsi, ma indipendentemente da questo siamo ben lieti di aver assistito a questo breve show.

Piuttosto validi, seppur meno entusiasmanti, i nostrani SECRET RULE, dediti ad una proposta molto più moderna e in linea con degli stilemi altamente sinfonici e, al contempo, legati a quello che è un sound tipico delle proposte modern metal, soprattutto per quanto riguarda il lavoro di chitarra e le figure ritmiche utilizzate.
Anche se la vera protagonista non può che essere la frontwoman Angela Di Vincenzo, che con la sua commistione di vocalità e presenza on stage si impegna a far arrivare a più presenti possibili la proposta della line-up romana: pezzi come “Digital Revolution”, Shards Of Time” e “Disorder”, tra i vari, rispondono perfettamente alle aspettative di determinati ascoltatori, in cerca magari di qualcosa di contemporaneo e, nel contempo, arricchito con inserti sinfonici ed evocativi, anche se tra gli astanti si percepisce un coinvolgimento minore, rispetto a quanto avvenuto ad esempio con gli opener.
La resa della band è infatti compatta e piacevole, anche se in questa sede si percepisce a volte la mancanza di quelle soluzioni più old-school che, a prescindere dai gusti, rappresentano il nucleo della serata.
A prescindere da ciò, parliamo comunque dell’unica band italiana presente oggi, e ci fa piacere constatare che il risultato sia stato portato a casa al meglio delle loro capacità.

Per quanto riguarda i RAGE, indipendentemente dai vari stravolgimenti di cui sono stati protagonisti nel corso della loro carriera, rimane il fatto che si tratti probabilmente di una delle realtà classic metal europee che ha mantenuto meglio il proprio smalto e la propria essenza nel corso dei decenni: ci vengono in mente ben pochi passi discografici falsi da parte loro, e allo stesso modo notiamo sempre con piacere la grinta che continua a permettere al glorioso Peavy Wagner di proseguire sulla sua strada, mentre colleghi vari ed eventuali si adagiano su allori e mediocrità.
Se parliamo di heavy/power di stampo europeo, la discografia dei Rage è un autentico calamaio inesauribile di ottime trovate, e questa sera siamo entusiasti di poter ascoltare una grossa fetta dei loro successi più grandi, appena dopo la comunque esaltante opener “Cold Desire”, proveniente dal loro ultimo lavoro.
Diciamocelo, per quel che ci riguarda appena parte un pezzo come “Solitary Man”, preceduto peraltro dalla divertentissima “Straight To Hell”, è impossibile non lasciarsi pervadere dal fomento più totale, e questa non è altro che la prima di un trittico che giunge a compimento passando per “Black In Mind” e culminando in “Refuge”, tra le urla e anche le lacrime di alcuni presenti particolarmente sensibili a certi capolavori indiscutibili del metal europeo.
Nulla da obiettare anche sule più introspettive “Back In Time” e “Days Of December” o sulle più recenti “Let Them Rest In Peace” e “A New Land”, anche se l’esaltazione si impenna nuovamente al momento di udire i cavernosi rintocchi di “Great Old Ones” e “End Of All Days”, annunciata quasi come una canzone d’amore nonostante la sua vena affilata.

Finora, anche sulla band stessa non si riescono a trovare critiche effettive: Peavy è sempre un frontman coi cosiddetti, con una timbrica che si è inevitabilmente scurita, senza però perdere una virgola del suo piglio, mentre il batterista greco Vassilios Maniatopoulos è un autentico rullo compressore; anche se la prova più stupefacente è tutta per il giovane e biondissimo chitarrista Jean Bormann il quale, pur essendo rimasto l’unico addetto alla sei corde in pianta stabile, riesce a portare a casa il risultato con maestria e passione, al punto tale da prodigarsi lui stessi di annunciare i pezzi con una palese fame di note e metallo puro.
Dopo un’ultima capatina al nuovissimo “Afterlifelines” con il brano “Under A Black Crown”, la band infiamma letteralmente il mondo con quella pietra miliare di “Don’t Fear The Winter”, prima di un encore in cui a stupire non è certo la conclusiva “Higher Than The Sky”, quanto più la riproposizione di “Prayers Of Steel” degli Avenger, nome precedente della band risalente all’inizio degli anni ’80, che di fatto lascia di sasso gran parte dei presenti, evidentemente ignari di cosa stiano ascoltando.
Pur trattandosi di una band che non ha mai davvero spiccato commercialmente il volo, come confermato da una affluenza buona seppur non eccelsa, riteniamo che buona parte della scaletta attuale sarebbe da insegnare nelle scuole, o perlomeno da riproporre nei circuiti più inflazionati, di modo da informare gli ascoltatori inesperti sul grande valore di una realtà cui non sono mai stati riconosciuti tutti i dovuti meriti, in grado ancora oggi di accenderci lo spirito in sede live con una scarica di focosa e genuina essenza metal al cento per cento.

GIRISH AND THE CHRONICLES

SECRET RULE

RAGE

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