10/04/2004 - Raise Hell + Belphegor + Kenòs + Arvind @ Mac2 Rock Live Club - Schio (VI)

Pubblicato il 17/04/2004 da

Un pesce d’aprile leggermente in ritardo, è quello ‘recapitato’ al cattolico Veneto dalla Nihil Zine, organizzatrice di un concerto il giorno della Santa Pasqua, la festività più importante dell’intero calendario cristiano. E per ‘onorare’ tale ricorrenza ecco sbarcare in Italia i famigerati Belphegor, nota band satanista e anticristiana fino al midollo. Il luogo del delitto è il Mac2 di Schio, una ex discoteca che si è adattata (piuttosto bene, bisogna dirlo) ad ospitare concerti, molti dei quali di metal estremo. La presenza purtroppo non è numerosa, sarà perché il ponte di Pasqua in Italia mobilita sempre molti italiani verso altri lidi, sarà perché dopo un pranzo pasquale le energie per assorbire una mattonata metal non sono troppe… fatto sta che i presenti sono all’incirca un centinaio all’interno del locale. Il bill non è del resto di quelli che possa richiamare folle oceaniche: in lizza ci sono due buoni gruppi nostrani anche se underground, i Belphegor che però non hanno un seguito così vasto dalle nostre parti ed i Raise Hell, gruppo giovane che iniziò la carriera in maniera sfolgorante per poi spegnersi piano piano. Nutritissima, invece, la presenza di stand pieni zeppi di cd di ogni genere, una vastissima scelta che ha ammaliato i presenti, intenti più a cercare la rarità discografica che stare sotto al palco durante l’esibizione di alcune band. Un concerto riuscito solo a metà, perché i grandi protagonisti della serata, i Belphegor, hanno deluso (per esser generosi) le attese. A volte sorge il dubbio che in uno studio di registrazione si possano fare miracoli, ma poi la prova del nove è sempre quella della prestazione live. Un vero peccato, l’ennesima band black metal che delude sul palco… tuttavia i Belphegor non sono i primi, né saranno gli ultimi.

ARVIND

Il duro compito di aprire la serata tocca ai comaschi Arvind, gruppo black metal con tanto face painting e sangue distribuito su corpi ‘ovviamente’ tatuati. La band parte subito spedita e propone il suo black metal di evidente ispirazione Marduk / Dark Funeral. La prestazione complessiva è veramente discreta perché al gruppo non manca né convinzione sul palco né la qualità dei brani; brani sparatissimi, ma che concedono dei rallentamenti interessanti pieni di pathos. Il cantante si sgola che è un piacere, ma piace sottolineare i suoni personali, che travalicano il classico, ormai superato, zanzarìo sonoro con chitarre che sembrano di nylon. Gli Arvind hanno una distorsione fredda ma anche corposa e dal suono abbastanza particolare, e questa è una qualità di non poco conto al giorno d’oggi. Un paio di brani sono veramenre godibili, peccato che il gruppo alla fine sfori il tempo a propria disposizione e venga brutalmente stoppato. I soliti inconvenienti dei concerti con più band, le solite situazioni che andrebbero evitate perché davvero poco professionali. Resta la buona impressione, sottolineata con un discreto numero di applausi dai presenti, ignari del fatto che questa sarebbe stata la migliore band black metal della serata…

KENOS

Arrivano sul palco i Kenòs, e sembra che debba succedere il finimondo. I cinque nostrani saltano sul palco come ossessi, la musica è dinamica e ci sono costanti stacchi sottolineati dai movimenti dei membri della band. I primi cinque minuti sono devastanti, si ha l’impressione di avere davanti un supergruppo, perché la tecnica dei singoli è molto elevata, per non parlare di quella del bassista, un vero mostro. Il gruppo mostra un affiatamento invidiabile nonostante siano palesi alcuni movimenti ‘studiati’ a tavolino che, se da un lato possono non piacere a quelli che preferiscono uno show spontaneo, d’altra parte alzano il livello qualitativo dello spettacolo. A sfavore del gruppo però ci sono due condizioni che alla fine si rivelano fondamentali e che vanno a pesare sulla prestazione della band. La musica dei Kenòs, un death metal molto sperimentale, è un osso duro da digerire perché le canzoni sono lunghissime e non embrano avere né capo né coda; di certo la loro musica non è immediata, e durante una breve apparizione live il pubblico può anche non comprendere pienamente la proposta del quintetto. Secondo punto a sfavore è la serata non ideale per far suonare un gruppo come questo: è vero che nel bill ci sono i Raise Hell (death ‘n roll), ma la serata ha attirato principalmente gente amante del black metal, e del resto tutti (o quasi) sono presenti per assistere al concerto dei Belphegor. Tutto questo comunque nulla toglie alla prestazione maiuscola della band, che ha dimostrato di essere una ‘bestia da palco’ davvero ottima. Molto preparati e professionali, non c’è che dire.

BELPHEGOR

Sale sul palco un gruppo e tutti i presenti vi si accalcano sotto. Ma per assistere alla prova dei Raise Hell non serve stare in prima fila… Appena la band inizia a suonare, quello che giunge alle nostre oprecchie è tutto tranne che death ‘n roll. La musica è sparatissima, grezza, furiosa: sono forse i Belphegor? Strano, dovrebbero essere gli headliner della serata e poi la voce growl rauca non è proprio quella dei Belphegor. Passano i minuti, un tarlo in testa sussurra frasi inquietanti. No, non è possibile che i qui presenti siano i famigerati Belphegor di Salisburgo. Le chitarre non si sentono, c’è la batteria forsennata a coprire tutto… tutto tranne l’odioso cantato davvero pessimo. Purtroppo bisogna rassegnarsi, i signori che stanno sul palco sono proprio loro. Le canzoni sono irriconoscibili, la titletrack dell’ultimo album compresa, la prestazione è uno squallore puro. L’ennesima dimostrazione di quanto brava possa essere una band in studio e quanta pochezza sappia dimostrare dal vivo. Già a metà concerto non tutti sono più sotto al palco, il richiamo degli stand è troppo forte, evidentemente (e a ragione). Che il pubblico italiano fosse granitico non è una novità, e così ad ogni canzone terminata corrisponde un timido applauso: atmosfera raggelante, se si pensa a chi sta suonando… dovrebbe scatenarsi l’inferno sul palco e sotto al palco, ma è difficile che succeda vista la pessima prova della band austriaca. Con le chitarre più presenti magari il risultato finale sarebbe stato leggermente migliore, ma la vera nota stonata è la prestazione del cantante: da dimenticare in fretta.

RAISE HELL

Dopo i Belphegor, è ormai l’una del mattino, il locale si svuota parecchio ed è a questo punto che salgono sul palco i Raise Hell, band svedese che iniziò giovanissima e sembrava essere canditata all’eredità dei Dissection, prima che l’orientamento si spostasse verso un death metal in pieno stile svedese condito da tempi rock ‘n roll. C’è giusto una fila di ragazzi sotto il palco, gente che è venuta per gustarsi la serata metal nella sua globalità… i blackster sono già a casa, disperati forse per aver assistito ad un concerto di bassa lega da parte dei quotati austriaci. Alla fine il posto degli headliner toccato stasera ai Raise Hell è più che giustificato, semplicemente per un motivo: il gruppo sul palco ci sa stare! Che ogni volta a suonare sia un gruppo svedese capace di avere suoni sempre e comunque stratosferici rispetto alle band che hanno suonato sullo stesso palco la stessa sera, poi, resterà un mistero. Suoni pompati, limpidi, aggressivi, non c’è che dire, swedish sound al 100%! I cinque giovanotti svedesi sono in forma ed il loro show non fa una grinza. Dopo un po’ il cantante si lascia scappare un “Are you sleeping?”, ma poco dopo si rende conto che non è il caso di infierire sui pochi presenti che pure prestano tutta l’attenzione del caso ai Raise Hell. Suonare davanti ad uno sparuto numero di persone (per un gruppo che incide per Nuclear Blast) non deve essere il massimo, ma la band si impegna sino in fondo dimostrando di essere professionale (ci mancherebbe altro..). Vengono suonati numerosi brani tratti dall’ultimo album: la musica è trascinante, più death scandinava che rock ‘n roll, però non mancano i ritornelli molto orecchiabili seppur non ai livelli raggiunti da altri loro compatrioti. Il cantante dei Raise Hell ha una voce potente e molto gradevole da sentire e la sua prestazione è davvero maiuscola, come quella dell’intera band, del resto. Ennesima lezione impartita da un gruppo svedese su come si suona dal vivo. Bravi Raise Hell, i migliori della serata senza ombra di dubbio, un gruppo forse più interessante dal vivo che su cd. Di certo saranno i benvenuti in futuro.

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