Report a cura di Roberto Guerra
Chi l’ha detto che l’heavy metal di stampo old school non ha più nulla da offrire? In fin dei conti basta guardarsi un po’ attorno per notare quante band di livello popolino la cosiddetta scena NWOTHM (New Wave Of Traditional Heavy Metal), anche se per adesso è innegabile che gran parte degli ascoltatori preferisca continuare a soffermarsi sulle grandi leggende del passato, senza provare a ricercare quelle sonorità in formazioni più recenti e sconosciute; a parere di chi vi scrive è solo questione di tempo, considerando l’inesorabile scorrere degli anni e l’inevitabile scioglimento in tempi relativamente brevi delle suddette vecchie glorie. In questo caso è un trittico svedese quello di cui vi apprestate a leggere, come se fosse una novità che dal Nord Europa provengano artisti di talento più o meno giovani. Come di consueto, non si può fare a meno di notare l’affluenza alquanto scarsa, anche se è altrettanto impossibile non riconoscere il costo a dir poco eccessivo dell’intera proposta: i dodici Euro di ingresso sono più che corretti, ma ben tredici euro di tessera all’Arci Tom di Mantova per un totale di venticinque euro, per un combo come i Ram, sono decisamente troppi; a questo punto non c’è da stupirsi se molti ascoltatori hanno preferito tenersi i soldi per altri eventi e, considerando anche un discreto taglio alla scaletta degli headliner, non riusciamo a dargli torto più di tanto. Detto questo, passiamo ai trafiletti sulle band. Buona lettura!
TRIAL
La prima band a esibirsi è attiva da poco più di una decina d’anni e ha già tre album alle spalle, tra cui il recente e apprezzato “Motherless”. Si tratta chiaramente di una band tipicamente heavy metal e, un po’ come chi suonerà dopo di loro, orientata verso quel tipo di atmosfere lugubri riscontrabili in leggende come King Diamond o i connazionali In Solitude, sciolti di recente; risulta però abbastanza difficile catalogare in modo specifico il genere proposto dai Trial, essendo comunque ricco di elementi quasi stagnanti ma nel contempo progressivi e psichedelici, insieme ad alcuni richiami alle band inglesi dei primi anni ’80. La loro breve setlist alterna fasi più lente ad altre più veloci e tirate e in generale non si può dire che manchino delle idee vincenti all’interno delle canzoni eseguite in questa occasione: in particolare quelle provenienti dall’ultimo album sopracitato risultano suggestive ed elaborate al punto giusto, anche se si nota forse un po’ di prolissità e un po’ di confusione in alcune soluzione adottate, tanto da stimolare nei presenti una certa esaltazione ma anche qualche sbadiglio in alcune fasi. Tuttavia lo show è da promuovere, grazie anche all’interpretazione e alla presenza scenica del vocalist Linus Johansson che, a differenza dei compagni di band un po’ più freddi su palco, riesce a coinvolgere discretamente il pubblico. Dategli un ascolto, potreste trovare pane per i vostri denti.
Setlist:
Motherless
To New Ends
Through Bewilderment
Aligerous Architect
Cold Comes The Night
The Primordial Temple
PORTRAIT
Ora ci si veste di borchie e pelle nera per lo show dei Portrait, che hanno sempre convinto critica e pubblico coi loro album di heavy metal di chiara provenienza Diamondiana, adeguatamente arricchiti da un’impronta personale e una grinta rara da trovare oggigiorno nel genere. Il loro ultimo album “Burn The World”, la cui title-track è anche il primo brano di questa sera, è ritenuto da molti (tra cui chi vi scrive) il loro miglior lavoro, grazie a una formula più elaborata e per certi versi oscura, ma dannatamente coinvolgente e suggestiva; così come il loro concerto di oggi, d’altronde. Siamo infatti di fronte a cinque musicisti decisamente capaci e carichi di talento e carisma, in grado di trasmettere inquietudine ma nel contempo esaltazione, anche con uno show non particolarmente lungo come quello odierno. Le uniche note dolenti sono rappresentate da alcuni problemi tecnici inerenti principalmente una delle due chitarre, che è stato necessario sostituire rapidamente, e un volume della voce non sempre della giusta intensità; tuttavia questi imprevisti non hanno impedito di godere con tracce maiuscole come “At The Ghost Gate” e “Beast Of Fire”. Prima di passare ai Ram non possiamo che fare un plauso a tutti i Portrait per la loro simpatia unita alla loro capacità, con una nota di merito soprattutto per il vocalist Per Lengstedt e per il bassista Fredrik Petersson, che col suo Ibanez fretless ha dato una prova a dir poco impeccabile; inoltre, suggeriamo a tutti di andare nel proprio negozio di fiducia e fare propri almeno due dei quattro album di questo quintetto svedese, non ve ne pentirete.
Setlist:
Burn The World
We Were Not Alone
Mine To Reap
Lily
At The Ghost Gate
Martyrs
Beast Of Fire
The Nightcomers
RAM
Manteniamo l’abito di pelle e borchie per una delle band più gettonate dell’heavy metal svedese degli ultimi anni. I Ram non hanno infatti bisogno di presentazioni per coloro che tendono a bazzicare almeno un po’ il panorama, anche perché non si tratta propriamente di ragazzini considerando che sono passati ben quindici anni dalla release del loro primo ep “Sudden Impact”, omonimo della esaltante traccia eseguita anche stasera per la gioia di tutti gli headbanger presenti, insieme ovviamente alla recente opener “Declaration Of Independence”, la cadenzata ed epica “Usurper” ed alla nota “Flame Of The Tyrants”. A livello di potenza sonora e impatto generale siamo su un livello decisamente superiore rispetto alle band precedenti, ed è impossibile non pensare al fatto che a quanto pare i vari Judas Priest e compagnia bella hanno di che essere entusiasti, considerando il talento delle band che stanno raccogliendo la loro eredità musicale. Purtroppo anche qui non manca qualche piccola magagna, come una chitarra nuovamente problematica e dei suoni almeno inizialmente un po’ impastati, per non parlare di una infelice battuta del corpulento cantante Oscar Carlquist riguardo il lunedì mattina e il ritorno al lavoro dei presenti, che ci auguriamo sia stata fatta solo per fomento e, in parte, per disappunto per via della scaletta tagliata praticamente solo in questa occasione, a quanto pare. In effetti, la gestione degli orari sarebbe potuta essere migliore e una discreta delusione risulta ben visibile sui volti di pubblico e band; ma cerchiamo di passare oltre questo dettaglio e manteniamo una parvenza di esaltazione, essendo che, comunque, lo show, nella sua ‘ignoranza’, è stato a dir poco bestiale, adrenalinico e fottutamente heavy metal, e il ritorno a casa con un po’ di torcicollo risulta d’obbligo. Ci auguriamo che queste band possano tornare nuovamente a suonare dalle nostre parti, magari con un’organizzazione gestita meglio e di conseguenza un pubblico maggiore.
Setlist:
Declaration Of Independence
Eyes Of The Night
Flame Of The Tyrants
Awakening The Chimaera
Suomussalmi (The Few Of Iron)
Sudden Impact
The Usurper
Machine Invaders
Infuriator
Gulag