La Zanna Nera e la Zanna Rossa all’opera a Roma, al Traffic Live. Dall’America, il tour dei Red Fang e dei Black Tusk tocca nelle prime date, quando i musicisti sono freschi e stracarichi di energia, il suolo romano. È stata la loro prima nella capitale e il pubblico ha risposto in maniera entusiasta, affollando in massa il locale di via Prenestina. Tutto pieno e suoni degni della musica proposta, per uno show che ha quindi entusiasmato la platea anche e soprattutto nella diversità dell’offerta. Infatti alla melodia stoner di grande livello dei Red Fang è stata contrapposta la brutalità dei Black Tusk, combo molto vicino ai Baroness (condividono il chitarrista). Quindi, ad aprire per loro, i romani Doomraiser, che mancavano da un bel po’ nella loro terra. E prima ancora di loro i Goran D. Sanchez, con i quali ci scusiamo per esserci persi la loro esibizione, ma di cui ci hanno detto un gran bene nella data inaugurale del tour. Un ringraziamento all’Hard Staff per l’organizzazione della serata.
DOOMRAISER
Se c’è un concerto stoner doom all’interno del Grande Raccordo Anulare, state certi che ad aprire, inframezzare o chiudere, troverete i Doomraiser, combo di lunga tradizione e di amore ben radicato fra i loro devoti fan. Questa volta però mancavano a Roma da quasi un anno e quindi c’era attesa per il loro show. Questa non è stata delusa, stante lo spessore della prova dei Nostri, abili a sciorinare il loro classico repertorio. L’ultimo album, “Mountains Of Madness”, è stato proposto attraverso numerosi brani. Il pubblico ha dimostrato di gradire la performance dei cinque, specie per la prova del cantante, davvero indemoniato sul palco. Mezz’ora di concerto per loro, velocissimi a smantellare la loro attrezzatura dal palco per lasciare spazio agli americani.
BLACK TUSK
Che caciara! Erano in tre ma sembravano trenta. Impressionante la prova dei Black Tusk, tre corpulenti musicisti tutti tatuaggi, barbe incolte e disordine da capo a piedi in ogni ambito, dediti a uno sludge con venature hardcore. Sono saliti sul palco e, grazie alle note di “Brewing The Storm”, un pesante incedere strumentale di notevole corposità chitarristica, hanno fatto breccia fra il pubblico. Giusto il tempo di urlare a squarciagola “Sex Sex Sex” nel microfono, prime parole di “Bring Me Darkness”, canzone violentissima estratta da “Set The Dial”, e il mood della serata era bello che svelato: casino allo stato puro. Canzone dopo canzone, il dimenarsi incessante degli addetti alle corde, i quali si rimpallavano fisicamente l’un l’altro sul palco mentre i riff si facevano truci e profondi, ha coinvolto il Traffic. Impossibile rimanere fermi, perché quando vedi che sul palco ci sono tre indemoniati, con il batterista – anche cantante – a pestare duro come a voler spaccare rullante e tom, il fomento, necessariamente, ti fagocita. Di seguito è arrivato “Ender Of All”, altro monolite stoner, mentre su “Carved In Stone” la violenza ha raggiunto picchi molto alti anche nel pit, dove intanto i romani in astinenza da pogo sfogavano le loro frustrazioni quotidiane. E che dire di “Crossroads And Thunder”? Se la voce del chitarrista su disco può suonare fastidiosa, dal vivo, con il suo lungo stridio, ti fa realizzare che altra tonalità non potrebbe far presa sulla distorsione del suono prodotta dai tre. Per circa quaranta minuti si è continuato a zompettare qua e là sul palco, urtandosi di piacere, urlando di sfogo mentre il batterista picchiava come un ossesso. Il terzetto di Savannah, Georgia, ha eseguito fra le altre un’ottima “Embrace The Sin”, “Snake Charmer” e una strepitosa “Red Eyes, Black Skies”. Violenza allo stato puro, i Black Tusk hanno lasciato il palco fra l’acclamazione della folla.
RED FANG
A mezzanotte è tempo degli headliner della serata, gli americani Red Fang, un gruppo che si sta facendo strada specie da quando è stato chiamato ad aprire per i Mastodon. Decisamente più delicati ed ortodossi dei Black Tusk, i quattro non hanno mancato di certo di infiammare una platea decisamente ammirata dal loro stoner corposo ma anche melodico . È stata “Reverse Thunder” dall’omonimo album ad aprire lo show. Inizio soft per un concerto che man mano ha guadagnato in densità e quindi in coinvolgimento. Di seguito è arrivata subito la trascinante “Sharks”, ovvero come movimentare immediatamente uno show dopo l’opener di stampo melodico. I ritmi si sono fatti veloci e gli animi della folla si sono infuocati. Dal vero debutto del gruppo, “Murder The Mountains”, la scaletta dello show ha attinto a piene mani. È arrivata “Wires”, composizione coinvolgente bene accolta, considerato che la voglia di movimento delle ragazze e dei ragazzi del Traffic non era di certo sopita. La formula vocale dei Red Fang funziona benissimo: alla voce più roca di Bryan Giles si affianca quella più profonda e intonata di Aaron Beam, che a tratti sembra ricordare – nei passaggi più melodici del gruppo – quella dei Queens Of The Stone Age. “Hank Is Dead” è un’altra canzone di quelle che hanno catturato pubblico. Il suo ritmo danzereccio ha fatto ballare non poco la folla. Bravi nell’alternare brani più rapidi ad altri più lenti e pesanti, i Red Fang hanno proposto quindi il mid tempo “Into The Eye”, “Throw Up” e la lentissima “Human Remains”, per riprendere fiato in vista dello sprint finale. Nello show ha quindi trovato spazio “Number Thirteen”, mentre, fra i passaggi più duri, come non ricordare “Dirt Wizard”? Ma il culmine è stata l’esecuzione di “Prehistorical Dog”, la canzone che tutti aspettavano. La folla è letteralmente impazzita, scatenandosi e cantando all’unisono il brano con Aaron. Il coro del pezzo ha visto veramente cantare a squarciagola tantissime persone. Leggermente velocizzato, il ‘Cane Preistorico’ è uno dei pezzi stoner più belli sentiti negli ultimi anni e dal vivo è risultato ancora migliore che su disco. Quando mancavano dieci minuti all’una, i Nostri si sono ritirati nel backstage per il tempo di una birra. Altri due brani sulle assi del Traffic e lo show è terminato davvero, con il cantante a dichiarare di essere stanco come se fosse in tour da un mese. Invece era alla seconda data della serie. Soddisfatto però il pubblico: del resto la serata ha presentato due grandi gruppi, e la violenza dei Black Tusk e la melodia dei Red Fang hanno saziato ampiamente la voracità dei fan.