20/02/2018 - RHAPSODY Reunion + BEAST IN BLACK + SCARLET AURA – Milano @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 24/02/2018 da

Report a cura di Carlo Paleari
Foto di Michele Aldeghi

Con la quarta data del 2018, questa volta all’Alcatraz di Milano, potrebbe calare il sipario, almeno per il pubblico italiano, sulla storia dei Rhapsody nella loro formazione storica (con l’esclusione del grande assente, Alex Staropoli). Il 20th Anniversary Farewell Tour doveva essere una breve parentesi nel corso del 2017, invece il successo riscosso l’ha portato a dilatarsi ancora per un anno; ma Fabio Lione e Luca Turilli hanno le idee chiare: non ci saranno altri ritorni. In questi vent’anni la band italiana ha spaccato il pubblico nostrano fin dalle origini. E di materiale per chiacchierare ce n’è stato tanto: uno straordinario debutto seguito dalle polemiche sulla veridicità di una band che nessuno aveva mai visto dal vivo; il primo tour un po’ traballante (qualcuno ricorderà la data milanese con Stratovarius e Sonata Arctica); le saghe fantasy un po’ kitsch; l’affaire Manowar; lo split in due realtà distinte; fino ad arrivare oggi a questa situazione un po’ stramba in cui una band, i Rhapsody, celebrano il loro tour di addio, mentre altre due band, i Rhapsody Of Fire e i Luca Turilli’s Rhapsody, rimangono ancora in attività. Eppure, nonostante tutte le polemiche più o meno capziose, una cosa è certa: formazioni italiane come i Rhapsody, diventate una solida realtà internazionale, così importanti da dare vita a legioni di epigoni, non ce ne sono tante… Anzi. Potremmo dire che sia doveroso, quindi, presenziare ad una serata che celebra giustamente una delle realtà di cui dobbiamo essere più orgogliosi, anche se di fronte ad una serata così riuscita, non si dovrebbe parlare di ‘dovere’. E’ stato solo un piacere!


SCARLET AURA

Sono solo le 19.00 quando, in perfetto orario, salgono sul palco gli Scarlet Aura, formazione rumena con il compito di scaldare l’ancora sparuta audience meneghina. Sfortunatamente, però, il metal melodico del quartetto non sembra assolvere al compito nel migliore dei modi. Certo, la biondissima cantante Aura Danciulescu tiene il palco discretamente e, perchè negarlo, è pure un bel vedere; ma quello che mancano sono le canzoni, che si trascinano tra riff banali, ritmi stanchi e melodie sentite e risentite. La band dopo qualche composizione originale prova a giocare la carta della cover, proponendo “Zombie” dei Cranberries sull’onda emotiva della scomparsa di Dolores O’Riordan, ma anche in questo caso il pubblico appare piuttosto freddo, vuoi perchè abituato a differenti lidi musicali, vuoi per la resa poco entusiasmante della cover stessa. Nonostante tutto, però, gli Scarlet Aura non si perdono d’animo e si prodigano in ringraziamenti al pubblico e ai Rhapsody per l’occasione concessa. In effetti un tour mondiale non è cosa da poco ma, francamente, la strada per il successo ci pare ancora parecchio lunga per questi ragazzi.

 

BEAST IN BLACK
Tutt’altra atmosfera si respira, invece, con i Beast In Black, formazione fondata dall’ex Battle Beast Anton Kabanen, che ha debuttato da pochissimo su Nuclear Blast con l’album “Berserker”. La band finlandese, infatti, dopo essersi fatta annunciare niente meno che da “Nightcrawler” dei Judas Priest (‘beware the beasts in black’), si lancia in un set coinvolgente e perfettamente in linea con l’atmosfera della serata. L’album d’esordio viene saccheggiato a dovere e, pur con una discografia ancora così scarna, si nota subito la buona capacità di scrittura dei musicisti. Le canzoni di “Berserker” sono dei possenti e coinvolgenti mid-tempo, dominati da tastiere volutamente sintetiche e ‘tamarre’ (riprodotte su basi) e guidati dalla notevolissima voce del cantante Yannis Papadopoulos. Brani come “Beast In Black”, “Eternal Fire” o “Blood Of A Lion” vengono accolti con calore dal pubblico italiano, ma l’apice viene toccato con il primo singolo pubblicato dal gruppo, ovvero “Blind And Frozen”, che convince e fa saltare molti dei presenti. Divertente anche il siparietto durante “Crazy, Mad, Insane” con i due chitarristi e il bassista ad indossare degli improbabili occhiali LED su cui scorrono le tre parole del titolo. Che dire, dunque? I Beast In Black hanno portato a casa un bel risultato, con ironia e leggerezza: siamo certi che più di un ascoltatore nella platea dei Rhapsody si sia appuntato il loro nome. Quale risultato migliore in un’occasione come questa?

 

RHAPSODY
Dopo il gustoso antipasto, tocca ai Rhapsody salire sul palco accompagnati dalla maestosa “In Tenebris”, seguita dalla fragorosa “Dawn Of Victory” che scatena immediatamente il putiferio. Come già noto, la band non ha sostituito Staropoli alla postazione delle tastiere, lasciando alle basi preregistrate il compito di riprodurre le orchestrazioni così importanti per il suo sound. La formazione, dunque, vede il tellurico Alex Holzwarth a spingere al massimo sull’acceleratore, supportato dal funambolico Patrice Guers; il chitarrista Dominique Leurquin e naturalmente loro, Luca Turilli e Fabio Lione. Il primo, pur essendo carico e coinvolto dall’inizio alla fine, rimane quasi un po’ defilato, godendosi il pubblico e la serata; il secondo, invece, con quel suo carisma da frontman di razza, sarà il mattatore dell’evento, tra grandi classici, un’ottima prova vocale che regge bene il passare di questi venti anni e una raccolta di aneddoti e racconti con il suo irresistibile accento toscano. La scaletta, comprensibilmente, non si discosta molto da quanto ascoltato lo scorso anno sempre all’Alcatraz: un paio di ottimi ripescaggi come “Power Of The Dragonflame” e “The Village Of Dwarves” vengono accolti con entusiasmo da tutti, mentre a farla da padrone è ancora “Symphony Of Enchanted Lands” da cui vengono estratte ben sei tracce. Tra gli highlight della serata citiamo senza dubbio la diretta “Knightrider Of Doom”, “Holy Thunderforce” e “Land Of Immortals”, unico estratto (purtroppo!) da “Legendary Tales”. Ottima anche l’esecuzione di “Wings Of Destiny”, che mette in risalto le capacità interpretative di Lione e la suite “Symphony Of Enchanted Lands”, su cui Fabio ha potuto duettare con la brava Nicoletta Rosellini. Un paio di episodi solisti (l’assolo di batteria di Holzwarth sul “Dies Irae” di Verdi e quello tamarrissimo di Guers al basso) spezzano un po’ il ritmo, ma la vera sorpresa ce la regala Fabio Lione: in questi giorni dove si è tanto parlato di improbabili omaggi all’Italia di una certa band di San Francisco, anche i Rhapsody stanno portando un po’ di musica di casa nostra in giro per il mondo. L’anno scorso Fabio ci aveva regalato un cenno del “Nessun Dorma”, mentre per questo tour Lione ha deciso di far ascoltare il pezzo più famoso di un altro italiano molto amato all’estero. Parliamo di Andrea Bocelli, omaggiato nella riproposizione di “Con Te Partirò”. Fabio la canta da solo su una base e se la cava piuttosto bene, sfruttando quel suo timbro tenorile che ci ha fatto conoscere in molte altre occasioni. Le canzoni si susseguono tra racconti sulla carriera della band e un accorato ricordo di Mr. Cristopher Lee: mancano pochi assi da calare prima della chiusura, che parte con “Rain Of A Thousand Flames”, prosegue con l’intensa “Lamento Eroico”, cantata a viva voce da tutti i presenti, e naturalmente non può che concludersi con l’inno dei Rhapsody per eccellenza, quella “Emerald Sword” che scatena il putiferio nel parterre dell’Alcatraz. Si conclude così questa ultima festa che non vuole essere un addio, perchè questi ragazzi hanno ancora tanta musica da scrivere e suonare. Per il momento, comunque, questo capitolo si chiude, con tanto divertimento, un pizzico di malinconia e, naturalmente, gloria perpetua!

 

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