Report a cura di Roberto Guerra
Che negli ultimi vent’anni l’Italia abbia giocato un ruolo pressoché fondamentale nella definizione di gran parte di ciò che oggi si può etichettare come power metal è cosa ben nota a tutti gli estimatori, e anche per questo non si può che essere entusiasti ogni qual volta viene organizzato un evento totalmente incentrato sulle proposte più fiabesche e sognanti del metal tricolore. Stasera è il Druso di Ranica, in provincia di Bergamo, il locale prescelto per ospitare quattro realtà attualmente rappresentative di quello che è un genere a volte un po’ inflazionato, ma nel contempo sempre in grado di emozionare folte schiere di ascoltatori in tutto il mondo. In veste di headliner troviamo la nuova incarnazione degli iconici Rhapsody Of Fire, capitanati come di consueto dal buon Alex Staropoli; accompagnati per l’occasione dagli emiliani Trick Or Treat, dai piemontesi Temperance e dai lombardi Frozen Crown. Si tratta di tre band piuttosto in vista in questo periodo, e tutt’e tre con svariato nuovo materiale da proporre in sede live in una serata che si prospetta magica e scoppiettante sin dalle prime battute. Ovviamente non mancheranno alcune piccole magagne, così come molti momenti esaltanti e potremmo dire nostalgici per alcuni dei presenti. Buona lettura!
FROZEN CROWN
L’album di esordio dei milanesi Frozen Crown, uscito quest’anno presso Scarlet Records e intitolato “The Fallen King”, è stato accolto in maniera piuttosto tiepida da buona parte di critica e pubblico, tant’è che noi stessi di Metalitalia.com non abbiamo lesinato critiche su quello che, comunque, si è rivelato essere un lavoro tra i più controversi usciti quest’anno; non sono infatti pochi gli ascoltatori che lo hanno apprezzato nonostante gli evidenti difetti, chi vi scrive ad esempio lo ha trovato un ascolto tutto sommato piacevole e con alcuni sprazzi potenzialmente interessanti: anche per questo la curiosità di assistere a una loro prova live non è di certo indifferente. Sin dalla iniziale “Fail No More” il primo dettaglio che salta all’orecchio, nel vero senso della parola, è il volume decisamente troppo alto e quasi frastornante, con in più un’equalizzazione dei singoli elementi on stage ancora approssimativa, con una conseguente difficoltà a distinguere in modo adeguato la resa degli strumenti e della duplice voce, armonizzazioni e assoli compresi. Fortunatamente la situazione migliora un po’ col procedere dell’esibizione, che rimarrà comunque in parte penalizzata fino alla sua conclusione rappresentata dal brano “The Shieldmaiden”. Mettendo da parte queste problematiche, insieme al songwriting un po’ altalenante che si è comunque potuto notare anche dal vivo, i punti forti dello show dei Frozen Crown sono certamente la discreta enfatizzazione della potenza e della carica trasmesse dai pezzi e, soprattutto, la prova della diciottenne chitarrista Talia Bellazzecca, che indubbiamente è riuscita ad attirare gran parte dell’attenzione su di sé grazie alla sua presenza, dirompente ma comunque composta, e alle sue evidenti doti alla sei corde. Parliamo quindi di una band ancora un po’ acerba ma che col giusto impegno potrebbe in futuro riuscire a sorprenderci e, considerando comunque alcuni ottimi spunti mostrati on stage, non possiamo che augurarglielo con tutto il cuore.
Setlist:
Fail No More
To Infinity
Kings
Everwinter
I Am The Tyrant
Queen Of Blades
Netherstorm
The Shieldmaiden
TEMPERANCE
Anche i Temperance ultimamente hanno goduto di una discreta attenzione sotto i riflettori, non solo per l’uscita sul mercato del quarto album “Of Jupiter And Moons”, ma anche per via dello stravolgimento che ha visto la formazione separarsi prima dai fratelli Capone e poi dalla vocalist Chiara Tricarico, sostituita successivamente non da uno, ma ben due nuovi elementi attivi dietro i microfoni, il che rappresenta forse la novità principale trattandosi di un uomo e una donna, con quindi due voci totalmente differenti e in grado di dare nuova linfa alla proposta della band piemontese. La tutto sommato breve scaletta odierna vede ovviamente protagonista il nuovo album sopracitato, ma non mancano alcune digressioni sui lavori precedenti come ad esempio la apprezzata “Dejavu”, proveniente dal primo disco omonimo; il comparto sonoro è decisamente migliore rispetto a chi li ha preceduti e questo ha aiutato a godere maggiormente della prova dei Temperance. A livello strumentale c’è poco da criticare sul lavoro alle sei corde ad opera di Marco Pastorino e del bassista Luca Negro, che sono anche gli unici membri originali rimasti attivi nella band, così come sulla prestazione vocale del nuovo ingresso Michele Guaitoli; inizialmente meno convincente, invece, la sua collega Alessia Scolletti, che tuttavia migliora procedendo con lo show, probabilmente dopo essersi scaldata la voce a dovere. Ci sarebbe da fare la solita critica riguardo l’enorme presenza di basi senza l’ausilio di un tastierista, ma si tratta di qualcosa che si potrebbe dire di fin troppe realtà del genere attualmente in circolazione, perciò preferiamo sorvolare. In conclusione, a prescindere dai gusti e dai dettagli, decisamente una bella esibizione quella dei Temperance, che sono riusciti a intrattenere adeguatamente il pubblico in attesa del primo dei due piatti forti della serata.
Setlist:
The Last Hope In A World Of Hopes
Revolution
Broken Promises
Dejavu
Unspoken Words
We Are Free
Of Jupiter And Moons
Way Back Home
TRICK OR TREAT
Ed eccoci alla band che ultimamente è riuscita a farci tornare tutti bambini grazie al riuscitissimo album di cover delle colonne sonore dei cartoni animati intitolato “Re-Animated”, del quale si è fatto davvero un gran parlare nei primi mesi del 2018, grazie anche a un tour in cui la band ha promosso i suddetti brani in molteplici occasioni e con numerosi ospiti diversi on stage. Stasera, sin dall’inizio sfolgorante con “Inle’ (The Black Rabbit Of Death)”, pare che lo show sia destinato a prendere un’altra piega, tendendo maggiormente agli inediti della band piuttosto che alle cover di cui abbiamo parlato poco fa. Al terzo brano, puntualmente, veniamo smentiti all’attacco della sigla di “Ken Il Guerriero”, sulla quale pressoché tutti i presenti si lasciano andare a un canto a squarciagola, per poi farlo ancora di più su “What’s My Destiny Dragon Ball”, in particolar modo chi, come chi vi scrive, guarda tutt’oggi con immenso gaudio le serie in questione. Inframezzate dalle parentesi rappresentate dalle note “Loser Song” e “Evil Needs Candy Too”, durante l’esibizione c’è spazio per altri due momenti squisitamente amarcord con “Devilman” e, soprattutto, “Pegasus Fantasy”, cantata per metà in giapponese e per metà in italiano con l’ausilio del buon Marco Pastorino, risalito appositamente sul palco. La conclusione è invece tutta dedicata all’ultimo full-length ufficiale “Rabbits’ Hill Pt. 2”, con due estratti tra i più riusciti e apprezzati dell’intero album, dopo i quali tutto il pubblico è ancora a bocca aperta non solo per l’inevitabile nostalgia trasmessa dall’esibizione dei Trick Or Treat, ma anche per la resa perfetta dei singoli musicisti in pressoché ogni passaggio, in particolar modo il buon Alessandro Conti, tornato dal suo nuovo impiego come cantante degli svedesi Twilight Force, che con la sua voce dimostra come al solito di essere probabilmente arrivato sulla Terra con l’utilizzo di un’astronave in perfetto stile Goldrake e affini. Uno dei migliori momenti della serata senza ombra di dubbio, ma non si può ancora andare via perché mancano ancora gli headliner!
Setlist:
Inle’ (The Black Rabbit Of Death)
Cloudrider
Ken Il Guerriero
What’s My Destiny Dragon Ball
Loser Song
Pegasus Fantasy
Evil Needs Candy Too
Devilman
The Great Escape
United
RHAPSODY OF FIRE
Ora, diamo per scontato che sia inutile lasciarsi andare a ulteriori sproloqui di sorta riguardo la natura del tutto nuova dei Rhapsody Of Fire, rimasti gli unici ‘Rhapsody’ attualmente in circolazione dopo che il tour di reunion di questi ultimi si è ormai concluso e il nostro caro Luca Turilli ha annunciato che, per il momento, si prenderà una pausa dal metal; piuttosto, vogliamo raccontarvi quello che nel bene e nel male è sempre un momento molto atteso per ogni estimatore del power metal, a prescindere da chi ci sia ora al microfono o alla chitarra. Dopo l’immancabile intro, è con la recentissima “Distant Sky” che si apre lo show, con Alex Staropoli, Roberto De Micheli e l’ultimo ingresso Giacomo Voli visibilmente carichi e vogliosi di dimostrare ancora una volta che questa formazione non ha nulla da invidiare alla precedente. Lo show è un susseguirsi di momenti tanto cari a ogni power metal fan che si rispetti, con le immancabili “Land Of Immortals”, “Holy Thunderforce”, “Dawn Of Victory” a rappresentare dei veri e propri cavalli di battaglia non solo per i ROF, ma proprio per tutto il genere; non mancano neanche delle chicche come “Dargor, Shadowlord Of The Black Mountain” e “Flames Of Revenge”, così come dei ‘solo moment’ dedicati prima alla batteria e poi alla chitarra. Il sopracitato Giacomo Voli, seppur visibilmente non nel migliore stato di salute, dimostra ancora una volta le sue immense doti al microfono, così come i suoi compagni con in mano i loro strumenti: in particolar modo il simpatico Roberto De Micheli alla chitarra, col suo assolo, è riuscito ad emozionare gran parte dei presenti e per giunta, come ci dirà lui stesso successivamente, con la spia non perfettamente funzionante. Lo spettacolo si conclude come di consueto con la recente “Reign Of Terror” e l’obbligatoria “Emerald Sword”, sulla quale cantano ovviamente tutti i presenti prima di salutare la band e andare a bersi una birra in compagnia a spettacolo concluso. Insomma, si può dire quel che si vuole sui Rhapsody e sulle numerose vicissitudini al limite del confusionario che li han visti protagonisti; magari non saranno più la band che ha stregato migliaia di persone in tutto il mondo nei primi quindici anni di carriera e che di recente ha tenuto un ultimo tour purtroppo senza la partecipazione di Staropoli alle tastiere, però è anche vero che ambedue le formazioni, dopo lo split avvenuto ormai quasi sette anni fa, hanno dimostrato di poter prendere direzioni diverse ma ugualmente esaltanti, sia dal vivo che su disco, e questa tutto sommato è una consolazione non da poco.
Setlist:
Distant Sky
Dargor, Shadowlord Of The Black Mountain
The March Of The Swordmaster
Into The Legend
Land Of Immortals
Holy Thunderforce
The Magic Of The Wizard’s Dream
Flames Of Revenge
The Village Of Dwarves
When Demons Awake
Dawn Of Victory
Reign Of Terror
Emerald Sword