A cura di Maurizio “MorrizZ” Borghi
Aspettavamo i Rise Of The Northstar dal 2013, anno in cui la formazione si esibì in un concerto gratuito a Modena, al quale chi scrive non riuscì a partecipare. Col debutto in grande stile su Nuclear Blast e i fatti seguenti, l’hype nei confronti dei francesi è salito alle stelle, tanto che per alcuna ragione al mondo saremmo stati disposti a saltare l’atteso appuntamento milanese, concretizzatosi al Circolo Svolta di Rozzano, teatro del rampante Dissonance Music Festival e di tutta una serie di eventi correlati targati Versus Music Project. Sperando in un ritorno nel breve periodo, andiamo ad analizzare il primo dei due eventi italiani del Samurai Spirit Tour 2016…
LIFERS (ITA)
L’ingorgo devastante in tangenziale ci ha fatto perdere i Lifers dal Belgio, ma entrati al Circolo Svolta – superata una seconda coda, quella per il tesseramento ACSI – riusciamo ad assistere all’intera esibizione dei Lifers italiani, da Vigevano. I ragazzi hanno appena perso il chitarrista Diego Cavallotti, entrato nientemeno che jnei Lacuna Coil, ma sul palco danno comunque il 100%, eseguendo i pezzi del debutto autointitolato con grinta e passione, guidati dall’imponente frontman Lion Matteo (ex Yak), che prende facilemente l’attenzione su di sè come ogni buon frontman di livello. Il territorio è NYHC e, pur essendo la prima volta che li vediamo in azione, riusciamo a cogliere appieno tutte le potenzialità del gruppo.
DAMN CITY
Quando il pubblico è già bello caldo e tutti hanno ormai raggiunto il locale, è il turno dei Damn City da Bologna, five-piece molto attivo nella scena che ha già raggiunto ampi consensi e che si esibirà anche il giorno successivo al Bolo Hardcore Fest 2, sempre assieme ai ROTNS. La matrice è puramente hardcore anche in questo caso, ma come attitudine e contaminazioni ci si sposta verso il crossover di Dog Eat Dog, H-Blockx, Deez Nuts e compagnia bella, con altrettante dosi massiccie di NYHC, gang vocals ed energia. Dal vivo la proposta del gruppo risulta molto più heavy, ma il lato goliardico e l’energia positiva che straborda nell’ottimo “Pariah”, recensito con entusiasmo anche su queste pagine, non riesce ad essere perfettamente tangibile, almeno non quanto speravamo, nonostante gli sforzi dei frontman. Andrà molto meglio sabato sera, a quanto ci è stato riferito…
RISE OF THE NORTHSTAR
Per tutti i presenti, non abbiamo dubbi, si è trattato di un evento. Un applauso e un ringraziamento ai ragazzi di Versus per averli portati a Milano, ma la domanda è: “perchè questo gruppo sta suonando in un circolo di periferia? Perchè una formazione come i Rise Of The Northstar non è ancora schifosamente enorme?”. E’ noto a tutti lo scioccante “NO!” servito al carrozzone Never Say Die (una risposta senza peli sulla lingua all’attuale formula pay-to-play), ma è comunque pazzesco che una band di tale livello sia confinata nell’underground anche dopo un debutto folgorante su Nuclear Blast. Ma veniamo ad oggi. La prima parte del concerto si svolge a luci quasi spente, in una situazione abbastanza strana ma grazie alla quale i protagonisti riescono ad essere avvolti in un alone di mistero, che amplifica la superba caratterizzazione di ogni musicista. I suoni sono comunque buoni e il pubblico è davvero appassionato – tra tees hardcore, vediamo una maglia di Rocky Joe e addirittura la canotta numero 10 di Hanamichi Sakuragi – tanto che tra “What The Fuck”, “Welcame” e “Bosozoku” la temperatura sale a dismisura. La tenuta di palco dei ROTNS è semplicemente assurda: professionale, potente, iconica, coesa ed affiatata come e più di un’infinita lista di gruppi sulla scena da anni. E poi c’è l’estetica, che lascia semplicemente a bocca aperta: i gakuran dei cinque sono evidentemente fatti su misura e, guardando da vicino, non si possono non notare i dettagli, come lo stesso modello di Nike Cortez nere con calzino bianco indossate da tutti. E’ ovviamente un plus valore, ci perdiamo in questi particolari, ma va messo nero su bianco che la sostanza è palpabile, i pezzi sul palco suonano benissimo e il crossover dei francesi, possiamo confermarlo direttamente, non ha alcun rivale tra gli artisti contemporanei. La parte del leone la fanno i pezzi del full, ma pescare dagli EP non è assolutamente un problema quando si parla di “Bejita’s Revenge” e “Demonstrating My Saya Style”, dal ricercatissimo EP del 2012, e soprattutto di “Protect Ya Chest”, vera e propria hit di YouTube che ha contribuito ad aprire la strada alla formazione. A chiusura della prima parte del set e del concerto vero e proprio riescono ad esserci comunque due pezzi dell’album, a dimostrazione della validità in fase di scrittura anche per quanto riguarda un full-length: “Dressed All In Black” termina la parte principale, mentre “Samurai Spirit” mette fine al live, dopo quattro pezzi in cui il palco è finalmente illuminato. Assistere ad un concerto dei Rise Of The Northstar è un’esperienza a 360° che si conclude con la tappa fissa al curatissimo banco del merchandise, dove in bella vista sono presenti dei volumi in giapponese di Hokuto No Ken, Akira, Saint Seiya e altri Shonen Manga. Per chi ha vissuto i ’90, anni in cui puntano i riferimenti musicali ed extra-musicali dei ROTNS, è stata un’emozione rara, vicina forse solamente al concerto dei Body Count dell’anno passato. Per tutti gli altri rimane l’esempio di una band realmente unica, che merita molto di più di quanto riscosso sin’ora e che, sfiga permettendo, lo otterrà alla propria maniera.