Report a cura di Elio Ferrara
Il Rise Of The Underground è una manifestazione di tutto rispetto che negli ultimi anni si è fatta promotrice di eventi volti a valorizzare e dare un po’ di visibilità, appunto, all’underground metal in Sicilia. Quest’anno giunge alla sua quarta edizione con due serate, una a Catania e una a Palermo, con uno sforzo significativo anche per quanto riguarda il bill, dato che sono state coinvolte band di un certo rilievo. Eravamo presenti alla serata di Catania e possiamo dire che abbiamo assistito ad uno spettacolo senz’altro di buon livello, sia per la qualità delle band che si sono esibite, sia dal punto di vista organizzativo. Peraltro, ci preme osservare come spesso l’underground venga associato a gruppi alle prime armi o che magari non hanno ancora concluso il loro primo contratto discografico; ma in Italia (e forse più che mai in Sicilia) non è necessariamente così: si sono infatti avvicendati sul palco diversi act attivi da decenni, alcuni dei quali hanno davvero contribuito a fare la storia del metal nel nostro Paese, ma rimasti ad una dimensione di cult-band. Non è un caso, giusto per fare un esempio, che uno dei principali protagonisti della serata, ovvero Carmelo Orlando, abbia espressamente riconosciuto non solo negli Schizo, ma anche nei Sinoath, alcune delle sue più importanti influenze personali. Un bill composto da formazioni, dunque, che sono riuscite a trasudare e a trasmettere tutta la passione che le ha portate a suonare per tutti questi anni, dando vita a una bella serata, che sarà difficile da dimenticare per molto tempo.
BALATONIZER
Purtroppo non siamo riusciti ad arrivare in tempo per la loro esibizione: ricordiamo altri show della band palermitana (tra cui spicca la sua performance di supporto ai Napalm Death nel 2006), attiva dalla fine degli anni ’90 e con un full-length pubblicato (“Occlused In Ottusity”), con la propria musica brutale ma al tempo stesso ironica. Speriamo di rivederli presto in altre occasioni.
MEMORIES OF A LOST SOUL
Band reggina attiva dal 1995 e che ci è capitato molto spesso di vedere da queste parti, ma che stasera si è presentata con una line-up parzialmente rinnovata, in seguito all’inserimento, accanto al leader e fondatore Giuseppe “Buzz” e al batterista PeppeDrumz, di Eris (Disasterhate) al basso e di Adler alle tastiere. L’esibizione dei Nostri si è concentrata su brani tratti dai due ultimi album: in particolare, dall’ultimo “Empty Sphere Requiem” del 2014, sono stati proposti in rapida successione “Destiny Awaits No One”, “The Darkest Aenima” e “Staring At The God’s Eye”: la prima perfetta come opener, le altre due caratterizzate da un bel melodic death dalle sfumature progressive. Nella seconda parte della propria esibizione, i Memories Of A Lost Soul sono andati a pescare invece tre brani tratti dall’album “7 Steps To Nowhere”, che proposti dal vivo si sono dimostrati molto apprezzati: si tratta di “The Art Of Never”, di “Seed Of Chaos” e, per chiudere, di “The Curse Of Eternity”. Una performance nel suo complesso senz’altro molto valida e che vede già ben amalgamati in seno alla band i nuovi arrivati, come se vi suonassero da chissà quanto tempo.
HERETICAL
Ancora una volta parliamo di una band storica dell’underground siciliano: nati dalle ceneri degli Immolator, gli Heretical si formano intorno alla metà degli anni ’90, pubblicando nei primi anni di attività un paio di album e un ep. Dopo qualche altro demo, la compagine nissena si è riproposta in maniera più decisa con un altro full-length nel 2014 (“Daemonarchrist – Daemon Est Deus Inversus”), tornando in quest’occasione a esibirsi dal vivo dopo diversi anni (se non andiamo errati saranno almeno dodici-tredici). Gli Heretical si presentano dunque sul palco con tutto il loro armamentario di ossa e teschi e con un caratteristico microfono, indossando lunghe tonache e cappucci. Un ritorno peraltro accompagnato da un pubblico entusiasta e osannante, che ha senz’altro rappresentato un ulteriore incoraggiamento alla band. Dall’ultimo album sono stati proposti brani come “The Gift, Lemegeton” e “Cum Clave Diaboli”, oltre alla già nota “Demonmetal”, ma la scaletta ha toccato ovviamente anche altri vecchi classici (alcuni del quali proprio del periodo Immolator) come “Black River” e “1666…Opera in Nero”.
SINOATH
È il momento di una band leggendaria e seminale del metal catanese, i Sinoath: attivi sin dal 1990, pur con qualche periodo di stand-by, sono tornati da qualche tempo decisi a riportare in auge questo storico moniker, specialmente dal rientro in formazione del chitarrista Fabio Lipera, dato che la nuova line-up ha pubblicato di recente un ep intitolato “Meanders Of Doom” ed è in arrivo un nuovo full-length. Il gruppo si presenta sul palco tutto vestito di nero, ad eccezione del cantante/chitarrista Francesco Cucinotta, che indossa una curiosa casacca vintage tutta variopinta. Al di là delle disquisizioni riguardanti il look, la band sfodera una prova maiuscola, che riesce ad affascinare e quasi incantare i presenti. I Sinoath si addentrano infatti nelle loro tipiche sonorità death/doom mettendo in sequenza una serie di riff ipnotici accompagnati da una ritmica cadenzata e solenne. Si parte dunque dalla title-track del sopra citato ep, alla quale fanno seguito una serie di inediti che compariranno sul nuovo album, la cui uscita è prevista per fine anno: si tratta di “Journey Unknown”, “Saturnalia” e “Brain Storming”, per poi passare all’altro brano di punta dell’ep, ovvero “Codes Of Knowledge”. La band sembra dunque guardare alla sua nuova, più recente, incarnazione piuttosto che al remoto passato, ma ecco che i fan di vecchia data vengono comunque accontentati con “Black River Acheron”, brano presente nel loro storico demo del 1991, “Forged In Blood”. La performance dei Sinoath si chiude poi con la cover di “Electric Funeral”.
SCHIZO
La serata giunge alla mezzanotte quando è la volta dei primi headliner, vale a dire gli Schizo. Si dice spesso “nemo profeta in patria”, ma non è così per S.B. Reder e compagni, dato che il pubblico è letteralmente in visibilio: del resto, le uscite dal vivo della band da queste parti non sono neppure frequentissime, per cui ogni loro concerto diventa un evento imperdibile. Assieme a Reder alla chitarra e Dario Casabona alla batteria, ritroviamo ovviamente il cantante Niko Accurso, che indossa come di consueto la maschera, mentre conosciamo i due nuovi session-player dal vivo, ovvero il bassista Frank Tudisco e il secondo chitarrista Francesco Bauso. La band è fresca della pubblicazione del suo ultimo album, “Rotten Spiral”, che viene riproposto praticamente quasi per intero con otto brani su dieci. Il gruppo etneo, ovviamente, in un’ora circa di performance, non risparmia minimamente le energie e si scatena in un concentrato di rabbia sonora devastante, che non vede quasi soluzione di continuità. L’introduzione di “Behind The Curtain” apre spazio ad una acclamatissima “Main Frame Collapse”, per poi lanciare a raffica una serie di tracce tratte dal nuovo album (praticamente quasi una seconda presentazione dopo quella ufficiale di Brescia), tra le quali sembrano fare particolarmente breccia tra il pubblico le tiratissime “Deathwire”, “Freikorps” e soprattutto “Neurotic Propaganda”. Non mancano però di certo ripassi dai precedenti album con “Executionerves”, “Electric Shock” (da “Hallucination Cramps”) e “Demise: Desire” (da “Cicatriz Black”), oltre ad altri classici tratti dal capolavoro “Main Frame Collapse”, quali “Delayed Death”, “Psycho Terror” e “Removal”. Ma non è tutto, perché si assiste ad un momento davvero emozionante quando Accurso chiama sul palco Carmelo Orlando, che duetta con lui in “Violence At The Morgue” e addirittura in “Necroschizophrenia”, un brano dei Mondocane, tratto dallo storico disco “Project One” del 1990, realizzato in collaborazione con Peso dei Necrodeath. Godimento allo stato puro.
Setlist:
Behind The Curtain/Main Frame Collapse
Rotten Spiral
Deathwire
Skeptic Flesh
Demise: Desire
Delayed Death
Freikorps
Executionerves
Neurotic Propaganda
Psycho Terror
Electric Shock
Final Warning
Violence At The Morgue
Necroschizophrenia
Removal
NOVEMBRE
A proposito della massima latina sopra citata, in un certo senso anche i Novembre sono di casa, visto che Catania è la città natale di Carmelo Orlando, come lui stesso ha avuto modo piacevolmente di sottolineare al pubblico. La scaletta proposta dalla band è praticamente identica a quella delle precedenti uscite, ma vengono a nostro avviso decisamente superate alcune piccole incertezze che erano state individuate dal collega Marco Gallarati per la data di Trezzo sull’Adda: tutti i musicisti sul palco (peraltro non particolarmente grande) si muovono, nei limiti del possibile, infatti, con estrema sicurezza e disinvoltura. A livello tecnico, a nostro avviso il volume della chitarra di Pagliuso era un tantino troppo alto rispetto al resto (ma a tratti capitava anche che sparisse per qualche istante) e, per contro, il microfono di Orlando (almeno all’inizio) era un po’ basso, ma nel complesso ciò non ha inficiato una performance della band veramente maiuscola, che ci ha incantati ed emozionati. Assai raramente da queste parti si era avuto il piacere di ascoltare una band in grado di creare simili atmosfere dal vivo (potremmo citare i Katatonia una dozzina di anni or sono e poco altro) e, assai significativamente, dopo essersi scatenato sino all’inverosimile con le precedenti esibizioni, il pubblico è sembrato quasi quasi ipnotizzato: non intendiamo dire che fosse statico, né passivo, bensì particolarmente attento e concentrato per non perdere neanche una singola nota, per poter assaporare la magia di questa musica in tutta la sua pienezza. Tra i brani che maggiormente ci hanno colpito, citiamo sicuramente “Umana”, a nostro avviso uno dei più belli e affascinanti tra quelli tratti dal nuovo album, così come i meravigliosi “Annoluce” e “Oceans Of Afternoons”. Tra i pezzi più datati, una menzione speciale va fatta per “Triesteitaliana”, “Everasia” e “Nostalgiaplatz”, oltre a “Sirens In Filth”, di certo uno dei loro brani più apprezzati dal vivo. Quando si concludono le note di “The Dream Of The Old Boats”, l’incantesimo non si è ancora del tutto sciolto e sembra quasi che il pubblico stenti a comprendere perché la band chieda di avvicinarsi il più possibile al palco, voltando poi le spalle per scattare un selfie con la gente dietro. Ma poco importa: a prescindere da come sia venuta la foto e da quanta gente vi sia stata effettivamente immortalata, quello di stasera rimarrà un evento scolpito per molto tempo nei cuori e nelle menti di chi davvero ama il metal.
Setlist:
Australis
Anaemia
Triesteitaliana
Umana
Aquamarine/Come Pierrot
Everasia
Annoluce
Oceans Of Afternoons
Nostalgiaplatz
Sirens In Filth
Child Of The Twilight/The Dream Of The Old Boats