- RIVAL SONS + L.A. EDWARDS @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 03/11/2023 da

Report di Giovanni Mascherpa
Foto di Moira Carola

Non di soli ‘vecchi’ vive l’hard rock, per fortuna. Tra le formazioni nate negli anni 2000, i Rival Sons sono tra quelle più importanti e solide, ormai forti di una discografia ricca quantitativamente e, soprattutto, qualitativamente. Il quartetto – quintetto dal vivo, con l’aggiunta di un tastierista – da parecchi anni è diventato un punto di riferimento imprescindibile per chi si nutra di hard rock settantiano. Poca immagine, dirompente sostanza, la band americana è partita forte coi primi lavori e non si è più fermata, arrivando abbastanza in fretta anche in Italia a consensi ampi e una fanbase devota. Non è un caso che ogni tour tocchi puntualmente il nostro paese, circostanza nient’affatto scontata, visto quanto avvenuto per diversi nomi medio-grandi, più incline di una volta a scavallare lo Stivale nelle proprie rotte concertistiche.
Questo 2023 è oltremodo ricco per gli affezionati del gruppo, visto che nel giro di pochi mesi sono ben due i dischi prodotti, “Darkfighter” e “Lightbringer”, provenienti dalle medesime sessioni di registrazione. Pubblicazioni che hanno confermato e ampliato l’ampio range stilistico entro il quale questi musicisti operano: dall’hard rock elettrico e zeppeliniano degli esordi, il raggio d’azione è cresciuto gradatamente, ora le fette di blues, soul e crooning sono belle abbondanti e donano rinnovate coloriture ai dischi.
Sia con “Darkfighter”, edito a giugno, che con “Lightbringer”, nei negozi e sulle piattaforme digitali da poco più di una settimana quando i Rival Sons giungono in Italia, si può rimanere ben soddisfatti. La qualità delle composizioni è rimasta elevata come era lecito attendersi, in più si sono aperte nuove porte interpretative, all’insegna di calde sonorità acustiche, alternate con scenografica maestria all’interno di canzoni, anche stavolta, intatte nel potere ammaliatore.

Assieme agli headliner troviamo i loro connazionali L.A. Edwards, compagine dal suono più leggero e abbastanza distaccata, nell’impronta stilistica come nei rimandi, da quella di Jay Buchanan, ma che si rivelerà essere una scelta azzeccata e un valido mezzo per alzare l’adrenalina dei presenti. Sul piano delle presenze, mentre all’apertura porte e ancora poco prima degli L.A. Edwards vi era la parvenza di una serata dall’afflusso discreto ma non memorabile, si è andati in considerevole crescendo, approdando addirittura al sold-out, in un Alcatraz con la disposizione da palco B.

Non ci saremmo francamente aspettati una tale calorosa accoglienza per la compagine dei fratelli Edwards. Chi scrive ammette di averli ascoltati soltanto nei giorni precedenti al concerto, giusto per capire di chi si potesse trattare, considerato che fino a quel momento non avevamo fatto conoscenza dell’operato del gruppo. E, non avendo approfondito oltre, si supponeva potesse trattarsi di qualcuno di poco noto dalle nostre parti. Felici quindi di essere smentiti, quando al comparire dei musicisti si sono alzati applausi e cori di incitamento un po’ da tutti i punti dell’Alcatraz. Sorridenti, simpatici e gioviali, gli L.A. EDWARDS hanno giustificato appieno l’entusiasmo suscitato, rendendosi protagonisti di una prova di personalità, frutto dei tanti tour tenuti in questi anni.
Nati inizialmente come progetto folk/cantautorale del cantante/chitarrista Luke Andrew Edwards, i californiani hanno bruciato in fretta le tappe (tre album e un EP ora all’attivo), assestandosi ora in una formazione a cinque elementi dove il cuore, oltre al mastermind, è rappresentato da un fratello, Jay, alla chitarra, e dall’altro, Jerry, alla batteria. Importante anche il contributo degli altri due elementi, in particolare quello del tastierista, ottimo coadiuvante anche alle secondi voci, alle quali partecipano un po’ tutti, dando un respiro ampio e caloroso alle canzoni. L’impronta del folk malinconico di partenza è andata espandendosi a un materiale che riprende il rock americano leggero leggero di Tom Petty e Beach Boys e lo spennella appena di un classic rock pacato e riflessivo.
Gli L.A. Edwards hanno da offrire materiale pacato, che sfocia nel pop rock senza incorrere in banalità, mettendosi anzi in luce per le belle melodie, sia chitarristiche che vocali, e arrangiamenti brillanti. La setlist è ovviamente sbilanciata sull’ultimo album “Out Of The Heart Of Darkness” (uscito nei primi giorni del 2023), i cui brani dal vivo guadagnano in impatto e solidità, potendo quindi attecchire con miglior facilità anche presso chi ha poca dimestichezza con questi suoni. Non sbagliano una nota, i cinque, e in effetti si portano a casa una risposta notevole, di fronte a un pubblico davvero molto ricettivo.
Ammirare i RIVAL SONS dal vivo è il rinnovarsi di una magia che oramai prosegue da un periodo bello lungo, e non accenna a scemare. Nonostante incontrarli su di un palco sia considerabile un’abitudine, non certo l’eccezionalità, la formazione di Long Beach sa sempre regalare momenti speciali e non ripetere semplicemente un copione, per quanto ben scritto. Nessuna scenografia per loro, soltanto i quattro componenti della band e un nuovo tastierista, visto che lo storico membro aggiunto per i live, Todd Ögren-Brooks, aveva annunciato in estate che non avrebbe partecipato alle date autunnali. Abbiamo quindi un nuovo elemento, prezioso e inappuntabile nelle aggiunte di tastiera e nei contributi vocali offerti durante la serata.
Il centro delle operazioni però sta altrove, nell’alchimia irripetibile tra Buchanan e il suo contraltare baffuto alla chitarra Holiday, con il quale andrà spesso a dialogare con una seconda chitarra, preferibilmente acustica. Fin dalle prime note ci accorgiamo che è tutto in ordine perché si possa apprezzare un concerto fenomenale, alla piena mercé delle note cariche di feeling della band. I suoni sono subito ben calibrati e così resteranno fino alla fine, potenti e distorti quanto basta, non eccessivi, equilibrati, veramente ideali per ogni situazione affrontata. E si spazia, si spazia eccome nella discografia, dosando l’esigenza di promuovere gli eccellenti ultimi arrivati – l’accoppiata di album “Darkfighter” e “Lightbringer” – e facendo tuonare il locale con i brani più amati del repertorio.
Per rendere un concerto memorabile servono musicisti eccellenti, serve anche un pubblico carico e competente; e dobbiamo felicemente constatare che entrambe queste circostanze si verificano, perché chi è presente lo fa a ragion veduta e non c’è spazio per quello che qualche esperto dell’argomento definirebbe ‘pubblico occasionale’. Si segue con trasporto quanto suonato, si partecipa quando si deve partecipare, si sta zitti in raccolto ascolto quando è il caso di farlo, come quando prendono il sopravvento i ricami acustici. Ecco perché diviene particolarmente intensa la riproposizione di “Darkfighter”, splendida traccia di apertura dell’ultimo disco: le alternanze elettrico/acustico che ne sono il succo prendono ulteriore enfasi live, sottolineate dai vocalizzi incantatori di un Buchanan smisurato, nell’estensione e nell’interpretazione. È bello poter godere di ogni singola, minima, sfumatura, assaporando le peculiarità di ogni brano e le suggestioni evocate da ogni passaggio. La parte del leone la fa “Darkfighter”, con le note scatenate di “Nobody Wants To Die”, gli spettacolari viaggi nelle praterie inesplorate di “Horses Breath”, le dorature malinconiche di “Darkside”. Impeto e riflessione, adrenalina ed emozioni più meditate si alternano nelle commistioni soul di “Do Your Worst” e “Feral Roots”, mentre la ritmicità indiavolata di “Electric Man” e il ritornello martellante di “Pressure And Time” portano su di giri la platea senza troppi indugi, andando alle radici dell’hard rock, alla sua fonte primigenia.
Non ci si risparmia, le pause sono ridotte al minimo, il dialogo con il pubblico c’è ma non diventa l’occasione per perdersi in fiumi di parole: quello che conta è la musica e, anche stando a una semplice quantificazione di quanto proposto, i Rival Sons si dimostrano veramente generosi, dato che si arriverà oltre l’ora e tre quarti di concerto. L’ultima parte di esibizione ci dà alcuni dei momenti più vibranti, prima con la versione solo chitarra acustica e voce di “Shooting Stars”, quindi con le dolcezze di “Mosaic”, un lento destinato a diventare un classico iconico dei californiani. “Keep On Swinging” è il manifesto programmatico per mettere il suggello a una serata di eccellente hard rock, dove tutti i tasselli sono andati armoniosamente al loro posto e ci si è potuti divertire e appagare della propria sete di musica.

Setlist:

Mirrors
Do Your Worst
Electric Man
Rapture
Darkfighter
Open My Eyes
Pressure and Time
Bird in the Hand
Feral Roots
Nobody Wants to Die
Horses Breath
Darkside
Face of Light
Shooting Stars
Mosaic
Keep On Swinging

L.A. EDWARDS

RIVAL SONS

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