A cura di Andrea Raffaldini
Zona Roveri è un locale relativamente giovane che, sebbene al suo interno si dimostri abbastanza minimale, vanta un’acustica notevole e suoni degni dei migliori locali specializzati in musica live. In questo contesto, un discreto numero di fan si è presentato per assistere al ritorno sul suolo italico degli americani Rival Sons, una delle band più apprezzate degli ultimi anni, che per l’occasione si è portata i canadesi The Balconies come band-spalla. Abbiamo trovato un’affluenza molto vasta ed eterogenea, dai metallari ai rocker, ma soprattutto tanti amanti della buona musica!
THE BALCONIES
Non servono molti giri di parole: se non fosse per Jacquie Nevill, i The Balconies sul palco sfoggerebbero un carisma da encefalogramma piatto. La cantante/chitarrista, oltre ad essere di bella presenza, sa suonare, possiede una gran voce e ha mostrato grandi abilità da animale da palcoscenico. Brani abbastanza canonici di rock duro, come “You’re Right” o “Beating”, grazie alla performance della giovane frontman, acquistano carica ed energia suscitando una buona approvazione da parte dei fan. Come per ogni gruppo spalla, i minuti sono contati ed in poco più di mezz’ora i canadesi si congedano per lasciare spazio agli headliner della serata.
RIVAL SONS
Jay Buchanan e compagni salgono timidamente sul palco, ma bastano i primi riff di chitarra a ‘scatenare la bestia’. Il rock genuino della band di Long Beach strega e conquista tutti i presenti in pochi minuti. Impossibile resistere all’energia di “Get What’s Coming”, strepitosamente scandita dal poderoso e preciso Michael Miley alla batteria. Mentre Scott Holiday, defilato, suona con il suo tocco riconoscibile al primo ascolto, Buchanan ci lascia a bocca aperta con una prestazione di altissimo livello. Una voce calda, piena, potente, sensuale ed energica è il valore aggiunto che ha reso celebri i Rival Sons. “Wild Animal” e “Gypsy Heart” si susseguono senza pause, mentre dosi inumane di adrenalina vengono scaricate sui presenti. Questo concerto ricorda molto le atmosfere degli anni Settanta, i brani vengono allungati con intermezzi strumentali, a volte ci sembra di assistere ad una vera jam, mentre le energiche melodie mutano, tracciando confini tra una canzone e l’altra. Come intrattenitori i Rival Sons devono ancora maturare: Jay al microfono sembra schivo, umile, quasi intimorito nel momento di interagire con il pubblico, ma gli basta intonare qualche nota per tramutarsi in un mastodontico animale da palcoscenico, a metà strada tra uno stralunato Jim Morrison e l’ammiccante Robert Plant. Il concerto prosegue con una serie di cavalli di battaglia, da “Memphis Sun” alla melodica e struggente “Jordan”, canzone piena di groove ed interpretata in modo tremendamente sentito dal solito Buchanan. “Pressure And Time” e “Burn Down Los Angeles”, due tra le composizioni più amate dei Rival Sons, mandano il pubblico in delirio e sempre pronto a cantare a squarciagola tutti i ritornelli. Un concerto perfetto, un’acustica che ha ci ha permesso di apprezzare uno show dai suoni puliti ed in grado di valorizzare tutti i punti di forza degli americani. Che i Rival Sons siano una delle formazioni più interessanti attualmente in circolazione è dato certo, fa piacere constatare che anche dal vivo riescono a fare scintille: ogni loro show a cui assistiamo è diverso e sempre entusiasmante. Uno dei migliori concerti dell’anno.