Report a cura di Andrea Raffaldini
Per la calata in Italia dei Rival Sons tutto era programmato nei minimi dettagli: ora di partenza, ora di arrivo, tempo calcolato per mangiare un boccone ed essere pronto e piazzato davanti all’ingresso prima dell’apertura dei cancelli. Ebbene, nella serata di San Valentino non poteva arrivare scherzo peggiore: le band, infatti, sono state trattenute alla dogana per una serie di controlli che hanno provocato un colossale ritardo ed il conseguente posticipo dell’apertura del locale. Fino alle 22.00 i presenti sono stati lasciati fuori al freddo in un’interminabile attesa resa ancor più fastidiosa dalla temperatura non proprio mite. Si sarebbe forse potuto anticipare di una mezz’ora l’orario di apertura per permettere agli astanti di riscaldarsi e bere qualcosa al coperto in attesa dell’inizio dello show? Domanda senza risposta, ma noi stoici rockettari non ci siamo persi d’animo, vento e freddo non ci hanno impedito di assistere ad uno dei concerti più intensi di questo inizio 2019!
THE SHEEPDOGS
Ad aprire le danze ci pensano i The Sheepdogs, formazione proveniente dal Canada ma che per look e proposta musicale sembra partorita nella culla degli Stati Uniti d’America. La loro musica è un gradevole e baldanzoso surrogato tra Marshall Tucker Band, Allman Brothers e Lynyrd Skynyrd, piena di melodie e con una particolare attenzione ai cori e alle armonizzazioni vocali. Sebbene per chi scrive brani come “I’m Gonna Be Myself”, “I Don’t Know” o “Feeling Good” appaiano un po’ banali soprattutto per le scelte dei ritornelli, il pubblico invece gradisce e non manca per tutto lo spettacolo di supportare calorosamente i The Sheepdogs. La mezz’ora a loro concessa passa molto in fretta, i canadesi sanno come divertire i presenti a forza di southern e rock’n’roll molto immediato e melodico. A conferma del gradimento dell’audience, dopo lo show il piccolo stand del merchandise del gruppo è stato accerchiato da una nutrita schiera di fan che ha fatto incetta di dischi e gadget vari.
RIVAL SONS
Durante il cambio palco il locale si riempie di persone, a conferma di quanto siano amati i Rival Sons nel nostro paese (non a caso, questa data è sold out!). A causa del lungo ritardo accumulato, il concerto inizia alle 23.30 circa ma l’attesa viene premiata da una band in grande spolvero, che non appena si presenta al pubblico attacca uno show micidiale. Quando partono le prime note di “Back In The Woods”, nuovissima canzone estratta dall’ultimo “Feral Roots”, gli intenti della formazione americana diventano chiari: non lasciare superstiti. I pezzi del nuovo disco dal vivo convincono molto di più perché acquistano tiro, potenza e quel mordente che su disco stentano a mostrare. Mike Miley picchia in modo nerboruto sulla sua batteria, mentre Scott Holiday macina i suoi proverbiali riff anni Settanta. Il motore dei Rival Sons, però, risponde al nome di Jay Buchanan, cantante eccezionale che con la sua performance eleva veramente il livello dello spettacolo. Intonato, preciso, sicuro, potente ed espressivo, è un piacere per le orecchie ascoltare il suo timbro. Si continua con un altro brano nuovo, “Sugar On The Bone”, subito seguito da “Pressure And Time” ed “Electric Man”, ormai due classici per i Rival Sons. Quando Buchanan inizia ad intonare le note di “Jordan”, canzone lenta, dolce, profonda ed emozionante, i presenti rimangono incantati, quasi ipnotizzati dalla voce calda e avvolgente che si diffonde per tutto il Campus Industry; uno dei momenti di maggior intensità dell’intera serata. Con la title track del nuovo disco “Feral Roots”, già disponibile all’ascolto grazie al video pubblicato dal gruppo un paio di mesi fa, l’adrenalina torna a scorrere nelle vene, le chitarre elettriche ruggiscono nuovamente all’insegna del classic rock. Va detto che Jay e la band non perdono molto tempo ad interagire col pubblico tra una canzone e l’altra, ma alla fine dei conti stanno offrendo uno show talmente energico che tutto si può perdonare loro! Cavalli di battaglia vecchi e nuovi continuano a susseguirsi senza sosta, nonostante l’ora ormai tarda nessuno sembra sentire il minimo segno di stanchezza. “Face Of Light”, “Imperial Joy”, “Open My Eyes”, un pezzo più bello dell’altro, ci accompagnano verso la parte finale dello spettacolo, che arriva con “Do Your Worst”. Non è ancora il momento di tornare a casa, i Rival Sons infatti hanno ancora un paio di cartucce letali da sparare: “Shooting Stars” e la dinamitarda “Keep On Swinging” mietono le ultime vittime di questo concerto privo di sbavature. E’ l’una del mattino abbondantemente passata, ma l’adrenalina post-show si fa ancora sentire, ed una volta usciti dalla venue ci si perde in chiacchiere e commenti sulla bravura con cui questi ragazzi hanno tenuto in pugno l’esigente pubblico italiano.
Setlist:
Back In The Woods
Sugar On The Bone
Pressure And Time
Electric Man
Too Bad
Jordan
Feral Roots
Torture
Face Of Light
Imperial Joy
Open My Eyes
All Directions
End Of Forever
Do Your Worst
Shooting Stars
Keep On Swinging