Report a cura di Andrea Intacchi
Fotografie a cura di Simona Luchini ed Enrico Dal Boni
Quando nel 2010, in occasione del Sonisphere Festival, alcune sale cinematografiche europee, comprese quelle italiane, aprirono le porte ai metallari per seguire in diretta gli show dei Big 4 nella data bulgara di Sofia, un misto di curiosità e stupore era serpeggiato tra i fan del genere. “Ma come? Seduti?”. Esattamente, e così avvenne pure presso l’Uci Cinemas di Pioltello, nel milanese, dove comunque (del resto era prevedibile) non mancarono headbanging in serie e scream riservati ai padrini del thrash mondiale. Una sensazione, alimentata da un certo senso di ‘libertà’ e condita da inevitabili ‘finalmente/era ora’, che si è respirata nel corso dell’ultimo week-end di agosto in occasione della due giorni del Road To Luppolo 2021, spin-off del festival con cadenza annuale Luppolo in Rock. Diverse, come tutti purtroppo sappiamo, le motivazioni che hanno portato alla disposizione di un migliaio di sedie di fronte al palco allestito all’interno del Parco ex Colonie Padane di Cremona, ma tant’è. Dopo un lungo, lunghissimo, interminabile stop delle attività live, qualcosa infatti ha ripreso a muoversi: a rilento, seduti, con tanto di green pass. Una soluzione scaturita dopo il tentativo degli organizzatori di offrire un evento in sicurezza ma in condizioni il più possibile vicino alla normalità, coinvolgendo anche l’università di Padova la quale aveva proposto un protocollo d’ingresso sperimentale ed un monitoraggio simile ad altre manifestazioni avvenute in Europa. Proposta che non ha tuttavia trovato seguito viste le norme emanate nel mese di luglio, che hanno quindi obbligato lo staff ad adeguarsi alle nuove prescrizioni: ingresso con green pass e posto a sedere per tutti.
A tal proposito, prima di addentrarci nel racconto musicale (quasi interamente al femminile) della due serate, permettete un plauso a tutti coloro che hanno reso possibile l’evento: in primis agli organizzatori, semplicemente impeccabili, e poi ai metallari presenti, partecipi, ordinati e collaborativi, alla faccia delle solite nomee barbare spesso accreditate al popolo metal. E dunque… la musica: dopo gli ottimi responsi del sabato sera (ad occhio e croce con circa settecento presenze) ricevuti dai Moonlight Haze, dagli Elvenking e dai superbi Epica, per la domenica c’era grande attesa per la calata dei Jinjer, gasati dai numerosi consensi ottenuti dal nuovissimo album “Wallflowers”. L’interesse in questa seconda giornata era tanto anche per via della prima volta in Italia delle nuove Nervosa e per i nostri Genus Ordinis Dei, chiamati all’ultimo momento a sostituire i Fleshgod Apocalypse, impossibilitati a partecipare all’evento a causa dell’infortunio avvenuto al frontman Francesco Paoli. E allora, riprendendo una vecchia citazione televisiva, facciamo nostro il ‘dove eravamo rimasti’ e sediamoci per godere nuovamente quell’emozione di poter assistere, seppur in condizioni non ottimali, ad un concerto dal vivo. Buona lettura!
SABATO 28 AGOSTO
MOONLIGHT HAZE
In modalità svizzera (scoccavano infatti le 19.30, come da scaletta), ad aprire il Road To Luppolo ci pensano i Moonlight Haze, sicuramente una delle migliori realtà power-symphonic del nostro paese. Una garanzia d’intenti condita da una preparazione tecnica invidiabile assicurata da musicisti del calibro di Giulio Capone, alla batteria, Alessandro Jacobi (impegno doppio per il bassista visto che in pratica rimarrà sul palco per lo show con gli Elvenking) ed ovviamente Chiara Tricarico, la singer milanese abile ad abbinare la qualità artistica e vocale con una indubbia capacità di tenere il palco e coinvolgere il pubblico. Moonlight Haze che si presentano con tanto scenografia dedicata all’ultimo lavoro prodotto “Lunaris”, datato 2020, dal quale proporranno tre brani tra cui l’italianissima ed ammaliante “Enigma”. L’apertura dello show è però dedicata alla spedita e prorompente “To The Moon And Back”, brano ideale per fare immediata presa sui presenti. La scaletta pesca soprattutto dall’album d’esordio “De Rerum Natura”, raggiungendo l’apice emotivo nel brano “Time” dove, per l’occasione, la band viene supportata alla voce in growl dal chitarrista degli Epica Mark Jansen e, soprattutto, dalla soprano Laura Macrì per una versione davvero emozionante del pezzo, replicando così la singolare formazione che registrò il brano stesso in sede di release del disco. Giù il cappello! Una quarantina di minuti per i Moonlight Haze che scorrono con pieno ritmo arrivando a chiudere l’esibizione con la trascinante “The Rabbit Of The Moon” confermando la naturale predisposizione al palco della Tricarico, oltre alla consistenza esecutiva dell’intera band. Niente male come inizio, una buona e sinfonica dose di metal ad aprire le danze del Road To Luppolo.
Setlist:
To The Moon And Back
Odi Et Amo
Till The End
The Butterfly Effect
Ad Astra
Time
Enigma
The Rabbit Of The Moon
ELVENKING
A proposito di garanzia: se volevate un sinonimo in tal senso, gli Elvenking sanno come soddisfare questo desiderio. La band friulana ci mette un nanosecondo a prendere possesso del palco, lanciando sul pubblico l’immediata “Trows Kind”, dimostrando uno stato di forma più che ottimale. Il gruppo, guidato dal frontman Davide ‘Damna’ Moras, ha la possibilità di spaziare lungo i dieci album prodotti in carriera, da “The Winter Wake” a “The Schythe” sino all’ultimo “Reader of the Runes – Divination”. Ed è proprio la storia della band uno degli elementi più importanti del concerto svoltosi in quel di Cremona. E’ lo stesso singer Damna, infatti, nelle battute centrali dello show, a ricordare che “se tutto questo casino che stiamo vivendo si fosse prolungato ancora un po’, il nostro ventennale sarebbe passato inosservato e invece, almeno per questa sera, possiamo festeggiare questa cosa pazzesca: vent’anni da quando abbiamo pubblicato il nostro primo album“. E allora, a celebrazione del disco d’esordio “Heathenreel” ecco “Pagan Purity” e “White Wallow”, a testimoniare la strada percorsa dalla band pordenonese. Esperienza da vendere quella degli Elvenking, epici, roboanti con punte melodiche sfoderate dal violino di Fabio ‘Lethien’ Polo, oltre che dal lavoro del resto della band, compresi i due chitarristi Aydan e Rafahel. E come da copione, la conclusione è dedicata “a tutti coloro che ci seguono, da sempre, da metà strada o da ieri”: con “Elvenlegions” gli Elvenking mettono la parola fine ad un’esibizione concreta, sentita e genuina; componenti che da sempre contraddistinguono il gruppo friulano.
Set list
Trows Kind
Draugen’s Maelstrom
The Wanderer
Pagan Revolution
Silverseal
Pagan Purity
White Willow
Sic Semper Tyrannis
The One We Shall Follow
The Divided Heart
Elvenlegions
EPICA
A chiudere la prima giornata del Road To Luppolo ci pensa una band che non ha sicuramente bisogno di presentazioni: contornati da una imponente scenografia con un ricco impianto luci e due imperiosi cobra posti ai due angoli del palco, gli Epica ci hanno regalato un’ora e mezza di intense emozioni, riuscendo a trasmettere costante energia a coloro che, per forza di cose, erano costretti a rimanere al proprio posto. Da Simone Simons, sempre impeccabile e beatamente leggiadra nei suoi vocalizzi, al funambolico Coen Janssen, con tanto di tastiera ‘mobile’ in grado di roteare e spostarsi a destra a sinistra dello stage (posto su due piani) e del pubblico stesso, creando una sorta d’interazione globale tra band e fan. Epica che, come testimoniato dalle parole d’affetto di Mark Jansen, quando suonano in Italia trovano una sorta di seconda casa: da qui i numerosi consensi da parte dei metallari accorsi, a dimostrazione di come il gruppo olandese faccia parte ormai della storia di un genere sinfonico che rischia talvolta di non trovare sbocchi innovativi ma che invece, grazie proprio a realtà come quella dell’act di Limburg, riesce ancora a sorprendere. La scaletta guarda principalmente l’ultimo lavoro “Omega”, uscito lo scorso febbraio, dal quale viene subito proposta “Abyss of Time – Countdown to Singularity”. Show perentorio e sublime, che trova i suoi momenti clou con i brani “Storm Of The Sorrow” e “Beyond The Matrix” riscuotendo, come prevedibile, enorme successo tra i presenti. E’ comunque la Simons, non ce voglia il resto della band, a concentrare l’attenzione: quel punto rosso al centro palco dal quale partono terminazioni sonore in grado di arrivare dritte dritte al petto, colpendo in pieno lo stato emotivo dello spettatore: prova provata è la conclusiva e celestiale “Design Your Universe”; ennesimo centro colto dagli Epica, celebrando al meglio il ritorno ad eventi live. Se ne sentiva il bisogno!
Setlist
Abyss Of Time – Countdown To Singularity
Freedom – The Wolves Within
Sensorium
Victims Of Contingency
Storm The Sorrow
Unchain Utopia
Kingdom Of Heaven Part 3 – The Antediluvian Universe
The Skeleton Key
Omega – Sovereign Of The Sun Spheres
The Obsessive Devotion
Beyond The Matrix
Design Your Universe
DOMENICA 29 AGOSTO
GENUS ORDINIS DEI
Sono i rintocchi di una campana intrisa di mistero ad aprire la serata numero due del Road To Luppolo: è quella dei Genus Ordinis Dei, quartetto lombardo incaricato a scaldare il pubblico con il loro death sinfonico, epico ed arcigno. È quindi “Ritual” ad accompagnare la band sul palco: intro estratta direttamente dall’ultimo e piacevolissimo album rilasciato dalla formazione cremasca: quel “Glare Of Deliverance” sul quale s’incentrerà praticamente tutto l’intero show. E come vuole la tracklist del disco, è proprio il battere dei tamburi a dare il via alla storia di Eleanor, personaggio simbolo del concept, accusata e giudicata dalla Santa Inquisizione. Una ricostruzione violenta, malinconica e pietosa che verrà ripercorsa dai Genus Ordinis Dei durante i cinquanta minuti a loro disposizione. Ecco dunque Nick ‘K’ Calegari ad aizzare immediatamente la folla, mentre parte la dirompente “Hunt”, supportato a dovere dagli amici di vecchia data Steven (basso), Tommy (chitarra) e dal neoentrato Nicola Pedrali alla batteria, alla sua seconda uscita ufficiale con la band dopo la data milanese del Legend di fine luglio, sostituendo il partente Richard Meiz (attuale drummer dei Lacuna Coil) e portando a casa una prova che ha confermato le buone doti tecniche, così da impreziosire la prestazione globale del gruppo. Ed è ancora Nick ad invitare il pubblico con un classico “Vogliamo fare un po’ di heavy fucking metal?” prima di lanciare “Edict” e due brani, sempre presi dall’ultimo lavoro e praticamente inediti in sede live, come “Examination” e “Torture”. Esibizione ottima quella dei Genus Ordinis Dei chiamati a Cremona, come scritto in sede di presentazione dell’evento, con il compito di sostituire al meglio la defezione dell’ultima ora dei Fleshgod Apocalypse: ed è proprio alla band umbra, in particolare a Francesco Paoli, che Nick dedica l’intero show, chiedendo un ulteriore applauso allo staff del Luppolo In Rock, sottolineando le numerose difficoltà che hanno dovuto sostenere per mettere in piedi la doppia serata di concerti. Sinfonia e pesantezza che proseguono a braccetto, accompagnando le sorti di Eleanor, scandite a menadito dallo stesso Calegari, abile ad alternare il parlato narrativo con il timbro growl per il comparto canoro. E dopo aver lanciato un “Teniamo duro” a coloro che avevano risposto con giustificata schiettezza alla sua domanda (del tutto bonaria) “Come si sta sulle sedie?“, ecco la purificatrice “Fire” a chiudere una performance valida e di tutto rispetto. Il tempo per una foto di gruppo, con tanto di pubblico in piedi, e via per una pausa rifocillante con tanto di visita al merch della band della serata.
Setlist
Intro: Ritual
Hunt
Edict
Examination
Torture
Judgement
Abjuration
Fire
NERVOSA
Toh, le Nervosa! Dopo che nell’aprile dello scorso anno, la leader assoluta del gruppo thrash al femminile, la sempre più capellona Prika Amaral aveva rivoluzionato completamente la line-up (complice la doppia dipartita delle neo-Crypta Fernanda Lira e Luana Dametto), chiamando a sé nuovi componenti da ogni parte dell’Europa, c’era curiosità nel vedere on stage la nuova formula a quattro elementi: ad accompagnare la chitarrista carioca, infatti, ecco comparire la singer spagnola Diva Satanica (già Bloodhunter), la minuta ma guerriera Eleni Nota alla batteria e la nostra Mia Wallace al basso, felice come una pasqua per “essere tornata in Italia a suonare“. Nuove Nervosa quindi, le quali, forti del nuovo “Perpetual Chaos”, rilasciato lo scorso febbraio, erano chiamate a dare una risposta live a quanto prodotto in studio, confermando (come mostrato anche con la vecchia formazione) che la loro forza d’intenti si esprime al meglio soprattutto sul palco. Risultato? Diciamo che il primo impatto non è stato dei migliori: una sorta di spaesamento generale ha infatti bollato i primi due pezzi proposti, soprattutto “Kings Of Domination” (già di per sé un pezzo non così azzeccato per essere presentato come apripista dello show), marchiando come all’appello manchi ancora una certa amalgama, fondamentale per creare la giusta coesione e compattezza sul palco. Pecca che comunque è stata smussata nel corso del concerto. E ancora: la voce di Diva Satanica? Meglio lei o l’ex Fernanda? Ultimamente, almeno per chi scrive, era proprio l’ugola della bassista brasiliana uno dei punti deboli della band, poco incline a variazioni sul tema e pertanto monocorde e alla lunga quasi asettica. Sotto questo aspetto, l’ingresso di Diva ha migliorato di gran lunga la sezione vocale, dando maggior vitalità ai pezzi, compresi quelli del passato come “Death” e “Into Moshpit”, ormai divenuti autentici cavalli di battaglia della band. Maggior corposità d’esecuzione dovuta anche alla nuova veste del settore ritmico: da una parte Mia, dall’altra la scatenata Eleni, hanno sicuramente aumentato il tasso di robustezza del suono, più compatto e muscoloso. Le Nervosa concedono ovviamente più spazio all’ultimo disco, dal quale vengono proposti ben undici brani dei tredici presenti in tracklist. Presentati, oltre ai due pezzi citati ad inizio recensione, “Genocidal Command” (in cui Diva si ‘traveste’ da Schmier, cantando anche le parti interpretate dal frontman dei Destruction in sede di registrazione), la violenta “Venomous”, la trascinante titletrack e la motorheidiana “Rebel Soul”, dove è invece Prika Amaral a ricoprire il ruolo di Eric A.K. dei Flotsam And Jetsam. Una ‘prima’ tutto sommato positiva pur con qualche riserva del caso, in attesa di rivederle in azione nella primavera del prossimo anno quando (incrociando le dita) dovrebbero transitare in quel di Milano in compagnia dei Warbringer.
Setlist:
Kings Of Domination
People Of The Abyss
Genocidal Command
Venomous
Death
Time To Fight
Kill The Silence
Perpetual Chaos
Blood Eagle
Into Moshpit
Guided By Evil
Rebel Soul
Under Ruins
JINJER
Mentre l’aria sul parco Ex Colonie Padane si avvicina a raggiungere gradazioni meno estive del solito, dopo che la direzione organizzativa ha ringraziato il pubblico intervenuto, promettendo l’edizione 2022 (con tanto di Testament headliner) ecco i Jinjer. Tornati i Italia dopo la data del 2019 insieme agli Amorphis, la band ucraina si presenta questa sera sulla cresta dell’onda, ulteriormente promossi dagli ottimi responsi relativi al nuovo di pacca “Wallfloers” uscito proprio pochi giorni fa. Un disco che ha sigillato questa nuova realtà djent in cui, a suggellare la preparazione devastante dei tre musicisti, ci pensa Tatiana Shmayluk, semplicemente catartica e inossidabile. Mentre l’assalto all’arma bianca “On The Top” prende corpo, eccola uscire dal dietro le quinte con tanto di treccia e cappotto d’ordinanza, pronta a fendere l’aria con un growl disarmante, in grado di stendere gli astanti, seppur seduti. È un’eleganza barbarica quella che avvolge l’aurea della vocalist, abile a danzare tra le note aggressive e quelle più morbide e pulite come una perfetta ballerina del Bolshoi; ipnotica (vedasi la prestazione su “Pit Of The Consciousness”) a guidare la tempestosità del basso sapientemente regolato e preso a colpi da Eugene Abdiukhanov, la spiazzante melodia intarsiata dalla sei corde di Roman Ibramkhalilov e la chirurgica sequenza ritmica imposta dal drummer Vladislav Ulasevich. Quattro elementi capaci di creare una tempesta sonora (“I Speak Astronomy”) prima di trasformarsi in autentica magia su “Judgement (& Punishment)”, dove è ancora la voce di Tatiana a rendersi protagonista, telecomandando il pubblico a cantare con lei le parti (ovviamente) in clean. E dopo che da alcune sedie sono partiti sentitissimi “Ti Amo!” ecco una devastante “Perennial”, a testimoniare l’esplosività di un gruppo divenuto ormai una vera e propria garanzia nel genere: un brano che scatena i freni inibitori dei fan, lanciati in mini-headbanging. Uno spettacolo che trova la sua degna conclusione nel trittico finale: la sognante “Home Back” anticipa la terremotante “The Prophecy”, lasciando poi che la nuova “Vortex” ponga fine ad un autentico viaggio multisonoro.
Setlist:
On The Top
Pit Of The Consciousness
I Speak Astronomy
Disclosure!
Judgement (& Punishment)
Ape
Retrospection
Perennial
Wallflowers
Teacher, Teacher
As I Boil Ice
Home Back
The Prophecy
Vortex