ROCK HARD FESTIVAL 2013
14/09/2013 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)
Running order:
Apertura cancelli – ore 14.30
15.10 – AGONY FACE
15.55 – ASGARD
16.40 – NATIONAL SUICIDE
17.25 – DEATH MECHANISM
18.20 – CRIPPLE BASTARDS
19.25 – ATTACKER
20.35 – ASPHYX
21.55 – TANKARD
23.30 – SODOM
Introduzione
Rock Hard Festival, edizione numero 4: ancora una volta al Live Music Club di Trezzo, ancora una volta con una formula che, simile al nostro Metalitalia.com Festival, si articola in una singola giornata – un sabato – e presenta un plotone di band che svaria dal thrash metal, con i nomi storici Sodom e Tankard, al metal classico, per poi arrivare a rappresentanti di tutto rispetto del metallo tricolore, con la ciliegina sulla torta dello show dei Cripple Bastards, dedicato quasi interamente a “Misantropo A Senso Unico”.
E’ una bella giornata di sole, il caldo è piuttosto opprimente e si prospettano ore di fatica per tutti, ma all’insegna del metal più sincero e genuinamente proposto. Metalitalia.com è presente, come al solito, con un proprio stand, stavolta posizionato nella zona esterna del locale, in solitaria, attrezzato in modo tale da presenziare con dignità ad un’ipotetica Fiera del Giardinaggio, con tanto di piante ornamentali e tappetino in erba artificiale. Venite quindi a trovarci, portando i coupon/voucher per il ritiro del materiale in regalo fino ad esaurimento.
Buona giornata, quindi, e buon metallo a chi sarà presente! Ora attendiamo gli Agony Face sul palco, primi ad esibirsi.
(Marco Gallarati)
Report in diretta a cura di Luca Pessina, Marco Gallarati e Fabio Galli
Foto a cura di Enrico Dal Boni
AGONY FACE
Provenienza: Milano, Italia
Bandcamp
L’evento viene ufficialmente aperto dai techno-death metaller Agony Face, che, come di consueto, si presentano sul palco ricoperti di vernice fluorescente, riuscendo così ad attirare l’attenzione di gran parte del pubblico. Al momento gli astanti sono per lo più assiepati in prossimità della transenna, ma il loro numero è già più che discreto, così come il loro entusiasmo. Il quintetto milanese non è artefice di una proposta di facilissima assimilazione, ma, vuoi per il look, vuoi per i suoni già più che accettabili, riesce a imporsi con una performance molto vigorosa, nella quale spicca il frontman Davide Guarinoni, il quale non pare affatto intimidito dalle grandi dimensioni del palco. I fan apprezzano sin dalle prime battute, ma anche i neofiti, soprattutto coloro che quest’oggi indossano t-shirt di Death e Gorguts, si dimostrano incuriositi e coinvolti dallo spettacolo. Unica nota negativa, un fetore di piedi e sudore che letteralmente mozza il fiato all’interno della sala: qualcuno ha trascinato all’interno del Live la carcassa putrefatta di un cammello? Chissà… in ogni caso, un plauso agli autori di “CXVIII Monolithic Squeakings”, assolutamente all’altezza della situazione in questo difficile ruolo di opener della manifestazione.
(Luca Pessina)
ASGARD
Provenienza: Ferrara, Italia
Facebook
Si cambia completamente registro con la seconda band in programma, i ferraresi Asgard e il loro speed-power metal venato da spruzzatine di thrash, soprattutto in sede di riffing. La performance riscuote subito un buon successo, con le prime file coinvolte in battimani, cori di giubilo e anche sfuriate di pogo di violenza notevole, per essere arrivati solo al secondo concerto. I suoni risultano piuttosto spumeggianti, nella piena tradizione Live Music Club, locale che garantisce una qualità tecnico-auditiva di gran spessore, e l’approccio gasatissimo dei cinque ragazzi si fa ben valere, così come la prova del frontman Federico ‘Face’ Mazza, ugola brillante e incisiva, ben coadiuvata dalla seconda voce (e basso) di Renato ‘Reno’ Chiccoli. Brani quali “Hellbreaker” e “Age Of Steel” hanno convinto senza alcun dubbio gli astanti, un duecentinaio di persone tutte, molte delle quali stanno anche usufruendo appieno della open area del club. Poco prima della conclusione, tra il serio e il faceto, Federico annuncia un imprevisto calo della voce, che però non gli proibirà di concludere in bellezza un concerto assolutamente convincente, anche per chi, come il sottoscritto, non si appassiona più al genere degli Asgard da tanti anni.
(Marco Gallarati)
NATIONAL SUICIDE
Provenienza: Rovereto, Italia
Facebook
Entrano in scena i nostrani National Suicide, quintetto dedito ad un thrash old school che non può non ricordare da vicino band statunitensi come Overkill ed Exodus. Anche se i suoni almeno inizialmente non sono dei migliori, la band fa del proprio meglio per coinvolgere tutti i presenti, che non tardano ad instaurare un po’ di movimento sotto il palco. “The Old Family Is Still Alive” e l’omonima “National Suicide” convincono senza mezze misure e la voce al vetriolo del cantante Stefano Mini contribuisce ad alimentare la bolgia che si è venuta a creare sotto il palco: buone le prestazioni individuali anche se leggermente minate dal suono impastato che non permette di apprezzare al meglio le trame del duo alle chitarre. Il concerto prosegue senza intoppi tra headbanging e qualche comparsata sul palco di qualche fan esagitato, ed in men che non si dica si arriva alle ultime due “Sucks n’ Artillery” e “Let Me See Your Pogo”, dove il pubblico si è reso protagonista di un moshpit particolarmente violento. Come era lecito attendersi, i National Suicide non hanno smentito l’attesa dimostrandosi una buona realtà per il thrash nostrano. Promossi a pieni voti.
(Fabio Galli)
DEATH MECHANISM
Provenienza: Verona, Italia
Facebook
Tocca ai veronesi Death Mechanism, che nel corso della performance verranno affiancati poi da due mostri sacri del thrash nazionale, A.C. Wild ed Andy Panigada dei Bulldozer. Il trio veneto, con fuori da pochissimo il nuovo disco “Twenty-First Century”, edito da Scarlet Records, può avvalersi di suoni non propriamente ottimali, con un basso leggermente troppo alto e l’accoppiata voce-chitarra ad essere poco intelligibile e vagamente cacofonica. Il thrash-death metal dei Death Mechanism si abbatte come tuono sull’audience stipata nel Live, audience che non lesina pogo, spintoni e dinamismo durante tutto il corso della performance, che, nei suoi tre quarti d’ora di durata, attraversa tutta la discografia della formazione, tecnicamente preparatissima. Il leader Pozza – che ha il fastidioso vizio di interagire col pubblico mentre strimpella lo strumento, creando così un effetto di ‘non si capisce niente di cosa dici’ davvero poco funzionale allo show – annuncia finalmente l’entrata in scena della special ospitata a carattere Bulldozer. Sono due i pezzi eseguiti dal quintetto on stage, uno proprio dei Bulldozer, “Don’t Trust The Saint”, e a seguire la cover a sorpresa di “Fire, Fire” dei Motorhead, che ha scatenato ancor di più gli astanti. Conclusione con un’altra doppietta di canzoni Death Mechanism e tutti a casa, in attesa dei Cripple Bastards, a chiudere la prima parte – quella italiana – del festival.
(Marco Gallarati)
CRIPPLE BASTARDS
Provenienza: Asti, Italia
Sito ufficiale
Il gruppo più estremo dell’evento è sinora anche quello che ottiene la risposta migliore da parte del pubblico. I Cripple Bastards non sono certo dei novellini o dei perfetti sconosciuti, ma è anche vero che a festival con bill variegati e con un pubblico eterogeneo non si hanno mai assolute certezze in questo senso. Giulio The Bastard e i suoi compagni invece conquistano l’audience in men che non si dica, innescando un pogo che si protrarrà dall’inizio al termine del loro concerto. I suoni sono più che discreti e la band sciorina tutta la sua esperienza in un set intensissimo che, come annunciato, presenta buona parte di “Misantropo A Senso Unico”, album freschissimo di ristampa su F.O.A.D. Records. Brani più o meno noti vengono snocciolati a raffica dal quartetto, che, come al solito, si prende pochissime pause, mantenendo sempre il pubblico sul chi va là. Con un repertorio assassino come quello dei Cripple Bastards, non si sa mai cosa aspettarsi e, infatti, tributato il giusto omaggio a “Misantropo…”, i Nostri sferrano ulteriori badilate sottoforma di qualche classico recente come “Stupro E Addio” e “Allergie Da Contatto”, prima del gran finale di “Italia Di Merda”. Del concerto ci ha colpito soprattutto la forte interazione fra Giulio The Bastard e gli astanti, coinvolti nell’annunciare i pezzi e protagonisti di cori inneggianti al gruppo – cosa piuttosto inedita agli show della band. Quasi come un sorriso in un mare di ultra-violenza.
(Luca Pessina)
ATTACKER
Provenienza: Weehawken, New Jersey, USA
Sito ufficiale
In men che non si dica, ovvero il tempo di un cambio palco, il locale si svuota e dal pienone per i Cripple Bastards si passa al vuoto quasi completo per gli americani Attacker, che fanno tornare il Rock Hard Festival sui binari del classic-thrash metal, dopo l’overdose grind dei Cripple. La band, attiva dal 1984, scioltasi nel 1989 e riformatasi dodici anni dopo, pare essere in ottima forma e si lancia in uno spettacolo decisamente in crescendo, tanto che il pubblico andrà aumentando in numero piano piano seguendo il succedersi dei pezzi. Bobby ‘Leather Lungs’ Lucas, ultimo vocalist di un combo che ne ha cambiati parecchi in carriera, è una forza della natura e sfodera una voce potentissima e dotata di un’estensione invidiabile. La scaletta è passata con naturalezza dal vecchissimo “Disciple” ai recenti “Giants Of Canaan”, “Steel Vengeance” e la conclusiva “The Hammer”, suonata in surplus, considerato il netto anticipo orario con cui sta viaggiando il festival. Buona la presenza scenica e l’affiatamento dimostrato dai cinque Attacker, sebbene da perfezionare la disposizione dei membri sul palco, spesso tendenti ad andare tutti da una parte, lasciando scoperta l’altra – probabile che la band non fosse abituata ad uno stage così ampio. Gli Attacker hanno comunque convinto, forti di un bel tiro power metal, a cavallo tra scena tedesca e qualche reminiscenza di US power. Bella prestazione, quindi, e festival-sezione-estero iniziato bene!
(Marco Gallarati)
ASPHYX
Provenienza: Oldenzaal, Olanda
Sito ufficiale
Il concerto di questa sera è molto probabilmente quello più grande e importante che gli Asphyx abbiano tenuto sinora nello Stivale. I cori dei fan già durante il soundcheck lasciano la band piacevolmente sorpresa, ma si tratta solo di un antipasto: l’avvio e il resto dello show offrono un colpo d’occhio oggettivamente impensabile, almeno sin qui. Il gruppo olandese si esibisce davanti ad una platea vastissima e assolutamente scatenata: che il brano eseguito sia un classico o una hit recente non fa alcuna differenza, la gente poga, salta e continua a urlare in coro il nome della band, tanto che quest’ultima spesse volte appare quasi interdetta davanti ad un tale fervore. Martin Van Drunen dichiara più volte che cercherà di parlare il meno possibile per dare modo al gruppo di suonare tutti i pezzi previsti e infatti così è: la scaletta è serratissima e colma di quei brani che ogni fan desidera sentire in situazioni come questa, dalla veloce e concisa “Deathhammer” alla più datata “Asphyx (Forgotten War)”. Non dimentichiamoci poi di “Last One On Earth”, title track di quello che è forse il disco migliore della carriera dei Nostri, proposta in chiusura tra il tripudio generale. Gli Asphyx non suonavano questa canzone live da qualche tour e risentirla su un palco come quello del Live è stata un’esperienza a dir poco gratificante. Masters of death!
(Luca Pessina)
TANKARD
Provenienza: Francoforte sul Meno, Germania
Sito ufficiale
I Tankard sono un fenomeno da baraccone e il circo dei thrasher di tutto il mondo, ed in particolare quest’oggi quello italiano, deve solo ringraziarli. Il Live Music Club, in attesa dei Sodom, è incredibilmente pieno quando attaccano Gerre & Co., da trentun’anni sulle scene mondiali. L’inizio dello show, a dir la verità, non è dei più positivi, in quanto alla fine del primo pezzo salta completamente l’amplificatore della chitarra di Andy Gutjahr, guasto che causerà una pausa di qualche minuto ma che verrà risolto senza ulteriori intoppi, sostituendo in toto l’aggeggio rotto. Il pubblico è in estasi continua e le prime file promuovono un pogo infervorato, lo stesso che fin dagli Asgard sta contraddistinguendo il mood dell’evento odierno. L’atmosfera è caciarona e il metalthrasher medio italiano va in sollucchero sotto le bordate dei Tankard, così come pare divertirsi di fronte ai balletti (ahimé, patetici) di Gerre e ai balzelli impediti del bassista Frank Thorwarth. Ma le tematiche di birra, metal, cuoio, velocità et similia fanno bene al popolo metal ed è un gioco da ragazzi, per la band di Francoforte, mantenere altissimo il gradimento. Per qualche breve istante, poi, si è anche passati dal thrash-con-l’acca al trash-senz’acca, nel momento in cui una ragazza è stata fatta salire sul palco per improvvisare un valzer accennato con il lat(r)in-lover Gerre. Diciamo la verità, infine: i Tankard sono una band che si regge al massimo per venti minuti, poi la performance diventa regolarmente ripetitiva e stucchevole, buona esclusivamente per chi apprezza lo svago 100% durante un concerto metal. E con il thrash, sotto questo aspetto, si hanno decise garanzie.
(Marco Gallarati)
SODOM
Provenienza: Gelsenkirchen, Germania
Sito ufficiale
I Sodom si presentano da veri headliner, con telone sullo sfondo raffigurante il leggendario logo e suoni ben mixati e potentissimi. Il loro è chiaramente il concerto più atteso della giornata – prova ne è il Live colmo di fan in delirio come mai prima d’ora – e per fortuna il gruppo tedesco si dimostra immediatamente all’altezza della situazione, bombardando l’audience con una serie di brani che si prestano benissimo alla resa live. Parliamo di “In War And Pieces”, “Sodomy And Lust” e “M-16”, canzoni estratte da diversi periodi della carriera della band, ma equamente coinvolgenti alle orecchie di fan vecchi e nuovi. Stupisce l’ottima forma di Tom Angelripper, visibilmente invecchiato ma ancora in grado di tenere i tipici ritmi serrati di uno show dei Sodom, mentre Makka si conferma un acquisto azzeccatissimo, dimostrandosi batterista ben più versatile e preciso di Bobby. Il concerto si snoda sui binari di una scaletta “best of”, con tracce estratte da diversi capitoli discografici, quasi sempre rese in maniera più che convincente da una formazione che sembra davvero divertirsi sul palco questa sera. “Blasphemer” viene dedicata a Chris Witchunter e la cover di “Iron Fist” al buon vecchio Lemmy; poco prima era pure stato il turno della divertente “Surfin’ Bird”, cover dei The Trashmen, resi famosi dal film “Full Metal Jacket”. All’altezza del grande classico “Agent Orange” tuttavia accade l’imprevedibile: alcune persone nel pit iniziano a tossire, altri accusano problemi respiratori e, nel giro di pochi secondi, la sala inizia a svuotarsi, con dozzine di persone intente a scappare verso le uscite di sicurezza. Non ci è chiaro quale sia il motivo scatenante – c’è chi parla di spray al peperoncino, chi di un guasto nel sistema di aereazione (AGGIORNAMENTO: l’incidente è stato causato da una persona tra il pubblico, non identificata, che ha spruzzato dello spray urticante anti aggressione) – ma resta il fatto che lo show assume da qui toni surreali, con i Sodom sempre intenti a suonare, ignari e incuranti di cosa stia accadendo tra la folla, e quest’ultima che gradualmente si disperde, lasciando solo alcuni temerari (nemmeno pochissimi, in verità) davanti al palco ad assistere allo spettacolo. Noi purtroppo siamo fra coloro che non riescono a rimanere nella sala e non possiamo quindi raccontarvi quanto accaduto sul finire del set. Da “Agent Orange”, la band suona per un’altra ventina di minuti, proponendo, tra le altre, “Remember The Fallen” e “Bombenhagel”; non possiamo però commentare la risposta da parte dei “superstiti”, visto che all’interno del locale regna una grande confusione e vi sono ancora persone, fra cui chi scrive, che stanno smaltendo i postumi del curioso fenomeno. Un gran peccato, visto che sin qui il Rock Hard Festival 2013 era stato un grande successo sotto praticamente ogni punto di vista. Dispiace che si sia concluso in questa maniera, ma certamente sia i Sodom che l’organizzazione sono esenti da responsabilità.
(Luca Pessina)