12/09/2008 - Rock Of Ages 2008 @ Palasharp - Milano

Pubblicato il 20/09/2008 da
Live report a cura di Alessandro Corno e Alessandra Sacco.
 
Dopo i festival estivi c’era proprio bisogno di un altro evento post-ferie. Il Rock Of Ages  in questo senso calzava a pennello e proponeva inoltre un bill di prim’ordine. Pino Scotto ad aprire, ormai sulla cresta dell’onda di un successo che passa anche per i suoi show televisivi, i The Quireboys, ottima realtà inglese in crescita anche dalle nostre parti, l’ex-Guns n’ Roses Duff McKagan, ma soprattutto il ritorno di Extreme e Twisted Sister. Mentre la band di Dee Snider mancava in Italia da soli quattro anni, per Nuno Bettencourt e soci l’attesa durava da circa tredici anni. L’appuntamento era quindi imperdibile e fortunatamente, escluso il forfait dei Gotthard e una discreta affluenza ma un po’ sotto le attese, tutto è andato alla grande con due esibizioni, di Extreme e Twisted Sister  appunto, che rimarranno per sempre nei ricordi dei fan. Noi non potevamo certo lasciarci scappare un’occasione del genere e ora vi raccontiamo come si è svolta questa emozionante serata.

PINO SCOTTO

“Ciao bastardi!” e come poteva iniziare se non così il concerto del mitico Pino, diventato ormai uno show man più che navigato? La band attacca con “On Fire” di fronte ad una platea ancora poco numerosa ma sempre curiosa di vedere un personaggio come Pino e di sentire dal vivo le sue accuse che recentemente spopolano su YouTube. Lo show è un “fanculo” dietro l’altro, tra brani tratti sia dalla sua carriera solista che dal suo glorioso passato con i Vanadium. “Rock n’ Roll Is Back”, “Fighter” e “Spaces And Sleeping Stones” vengono eseguite discretamente, anche se lo stesso Pino in qualche frangente se la cava “di mestiere” e Steve Volta sui primi pezzi non è molto preciso in fase solista. Lo show si accende sul serio quando il carismatico frontman alla fine di “Piazza San Rock” inizia a tuonare contro Miss Italia o quando, al termine della successiva “Il Grido Disperato Di Mille Bands”, se la prende con i politici e non risparmia commenti anche contro quella parte di immigrati che viene a delinquere in Italia. Ovviamente il pubblico apprezza lo spirito ribelle di Pino ma verso il finale gli applausi arrivano soprattutto per tre mitici brani di epoca Vanadium quali “Streets Of Danger”, “Run Too Fast” e “Too Young To Die”, che a distanza di anni conservano ancora uno smalto inossidabile, sebbene questa sera non godano di suoni ottimali. Pino e compagni escono di scena tra gli applausi alla fine di una prestazione certamente improntata sul carattere e sulle uscite del leader ma che ha dato buono spazio anche al lato musicale e qui, dobbiamo dirlo, i brani di vecchia data hanno fatto ancora una volta la differenza.

THE QUIREBOYS

Inglesi e con sette album all’attivo, i The Quireboys non sono molto famosi in Italia. Nonostante ciò questa sera la band sale sul palco molto determinata e offre una prestazione decisamente positiva. L’inizio è affidato a “Don’t Bite The Hand” e ovviamente il simpatico cantante Spike è da subito il protagonista della scena con le sue movenze simil-Axl Rose. Certo non è potente come singer ma la sua voce calda e leggermente roca è una delle peculiarità del gruppo. Grandioso il tastierista Keith Weir, autore di una prova maiuscola. Lo show scorre fluido e nell’oretta a disposizione la band tira fuori i brani migliori del proprio repertorio, facendo breccia sui presenti. “This Is Rock ‘n’  Roll” precede la stupenda e soft “Mona Lisa Smiled”, sulla quale Spike dà il meglio di sé. “Hey You” con il suo ritornello catchy fa presa su un pubblico divertito che canta, applaude e incita la band. Buona la prova delle due chitarre, con Paul Guerin convincente anche sui soli. “There She Goes Gain” lascia spazio a “I Love This Dirty Town” ma è nel finale con “Seven o’Clock” che la partecipazione dell’audience si fa sentire sul serio, merito soprattutto del cantante che, armonica alla mano, fa cantare il pubblico nel break centrale del pezzo. I The Quireboys concludono così la loro performance, lasciando un bel ricordo tra i presenti e guadagnando sicuramente qualche fan in più.

LOADED

Eravamo abbastanza scettici sulla posizione in scaletta dei Loaded, posizionati sopra i Gotthard a nostro avviso in modo abbastanza azzardato, vista la differenza qualitativa tra le due band. Poi l’annuncio che la band svizzera non avrebbe partecipato al festival, fatto che ci ha lasciato parecchio delusi. Se avevamo dei dubbi su questa creatura di Duff McKagan, qui in veste di chitarrista ma per chi non lo sapesse bassista dei Velvet Revolver ed ex- Guns n’ Roses, le nostre perplessità non sono certo diminuite durante la setlist di questo show. La rock n’ roll band con i suoi richiami al punk rock fatica a passare qualcosa di tangibile alla platea e pezzi propri di questo progetto come “Queen Joanasophina”, la scialba “Superman” o “Dark Days” dall’omonimo album del 2002 non fanno presa sul pubblico, ad esclusione ovviamente dei pochi fan del gruppo presenti. La prestazione vocale piuttosto anonima di Duff non aiuta, mentre non si può dire che strumentalmente la band non sia valida. Il problema sta proprio nei brani, prescindibili e privi di mordente. Le cose cambiano quando Duff attacca, come d’abitudine, “Attitude” dei Misfits e finalmente la platea si agita. E’ però nel momento in cui biondo chitarrista cantante imbraccia il basso che gli animi dei presenti si scaldano sul serio per effetto della nostalgia dei bei tempi che furono al fianco di Axl Rose. “Dust n’ Bones”, “It’s So Easy” e “So Fine” fanno sempre il loro effetto, i presenti le conoscono a memoria e poco conta se le due chitarre se la cavano con diverse sbavature. Alla fine del concerto gli applausi per Duff sono per lo più legati a questa manciata di brani, decisamente un po’ poco in confronto agli altri show della serata.

EXTREME

Quanti aspettavano questo ritorno… Una band che era salita fino all’apice del successo con “Pornograffiti” nel 1990, scalando tutte le classifiche e ispirando chissà quante formazioni emergenti. Poi arrivò un declino che passò per la dipartita dal gruppo del batterista storico Paul Geary nel 1994 e che terminò con lo scioglimento nel 1996. Oggi, tredici anni dopo l’ultimo loro concerto in Italia, la band è pronta a salire sul palco di nuovo e l’attesa è parecchia. “Saranno ancora in forma?” ci si domanda, ma sin dalle prime note della nuova “Comfortably Dumb” dall’ultimo album “Saudades De Rock” ogni dubbio viene spazzato via. Un muro di suono impenetrabile, frutto di una prestazione spettacolare da parte di quattro musicisti sempre al top della forma. Gary Cherone è autore di una performance degna di un grande cantante, carismatico nelle movenze e ottimo nell’esecuzione. Nuno Bettencourt è quasi indescrivibile nelle sue trame chitarristiche tra funky e metal con virtuosismi e assoli da pelle d’oca. Seguono “Decadence Dance”, accolta con un’ovazione da un pubblico in estasi e ora molto partecipe, e “Rest In Peace” da “III Sides To Every Story”. Veramente ottima la gestione di cori e backing vocals da parte di Nuno e del bassista Pat Badger, musicisti di primo livello in tutti i campi. L’ora e mezza a loro disposizione scorre via veloce con “Star”, opener dell’ultimo lavoro e decisamente più efficace dal vivo che su disco, “Tell Me Something I Don’t Know”, “Play With Me” e giù dritti fino all’attesissima “More Than Words”, dove accendini e cellulari si contano a centinaia, e Gary lascia cantare parte del pezzo ai fan. Molto emozionante. “Cupid’s Dead” e “Get The Funk Out”, eseguite alla perfezione, segnano altri due momenti indimenticabili per i fan del gruppo, decisamente soddisfatti non solo per la tecnica con cui vengono eseguiti questi pezzi ma anche per l’atteggiamento diretto e simpatico della band. Il finale è affidato a “Hole Hearted” e quando le luci si spengono e gli applausi accompagnano gli Extreme fuori di scena, rimane la convinzione di aver assistito ad uno dei concerti hard rock migliori degli ultimi anni. Bentornati.

Setlist:

Comfortably Dumb
Decadance Dance
Rest In Peace
It’s A Monster
Star
Tell Me Something I Don’t Know
Play With Me
Midnight
More Than Words
Ghost
Cupid’s Dead
Take Us Alive
Flight Of The Wounded Bumblebee
Get The Funk Out
Hole Hearted

TWISTED SISTER

L’ultima volta che i Twisted Sister suonarono in Italia al Gods Of Metal del 2004 a Bologna, Dee Snider, vedendo la gente comodamente sdraiata sulla collina dell’arena, fece alzare tutti quanti a suon di “moherfuckers”. Quello show fu una chiara dimostrazione di forza da parte di una band da poco riunitasi. Ovvio aspettarsi quantomeno una prestazione di pari livello questa sera. Manca poco all’inizio dell’ultimo concerto del Rock Of Ages e parte l’intro con “It’s A Long Way To The Top (If You Wanna Rock’n’Roll)” degli AC/DC. Un boato accoglie l’arrivo dei cinque hard rocker con “You Can’t Stop Rock’n’Roll” e, non a caso, sul fondo del palco compare la scrita che commemora il venticinquesimo anno dall’uscita di quel disco. La band inizia subito alla grande, con Dee Snider truccato come ai vecchi tempi e in gran forma vocale. Il cantante non sta fermo un secondo e aizza la folla come solo lui sa fare.  Avanti con “The Kids Are Back”, doppiata da Stay Hungry”. Il clima è quello di una grande festa e non può che essere così, vista la quantità di adrenalina che i cinque americani infondono in ogni nota. Un attimo di calma con “Capitain Howdy” e poi via con “I Believe In Rock’n’Roll”, con Dee che dà a tutti il benvenuto “nella chiesa dei Twisted Sister, dove dovete credere in una sola cosa: nel rock’n’roll”, mitico. Eddie Ojeda e Jay Jay French non sono altrettanto attivi quanto il cantante ma comunque efficaci nel riffing, mentre Mark Mendoza, sempre più appesantito, come al solito maltratta il suo povero basso. Il gruppo spiazza tutti quando attacca “We’re Not Gonna Take It,” con la folla in delirio che canta a squarciagola. Alla fine del brano un’altra perla di Dee che suona più o meno così: “vi starete chiedendo come mai abbiamo fatto il nostro pezzo più famoso all’inizio dello show… perché se siete venuti qui solo per sentire We’re Not Gonna Take It allora potete anche andarvene fuori dai coglioni!!!” Mega-ovazione e  reprise del ritornello. Seguono “The Fire Still Burns”, “I Am I’m Me” e a ruota “Under The Blade”, alla fine della quale c’è anche tempo per un “happy birthday” per la moglie di Dee. Proprio alla consorte il cantante dedica il lentone The Price, prima di tornare a sputare rock con “Ride To Live, Live To Ride” e “Burn In Hell” con un breve assolo di batteria di A.J. Pero. Dee con il sorriso sulle labbra annuncia che i Twisted Sister faranno da headliner al Gods Of Metal del prossimo anno… disse le stesse parole nel 2004 e puntualmente la cosa non si verificò. Gran finale con una “I Wanna Rock “allungatissima finché tutti non gridano “Rock!” e “S.M.F”.. La band ringrazia la calorosissima accoglienza del pubblico italiano e ci lascia con un “noi siamo i Twisted Sister, non dimenticatevi di noi perché noi non ci dimenticheremo mai di voi!“. E chi se lo dimentica un concerto del genere!

Setlist:

You Can’t Stop Rock Rock ‘n’ Roll
The Kids Are Back
Stay Hungry
Capitain Howdy
I Believe in Rock ‘n’ Roll
 We’re Not Gonna Take it
The Fire still Burns
I Am (I’m Me)
Under The Blade
The Price
Ride To Live, Live To Ride
Burn in Hell
I Wanna Rock
S.M.F.

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