29/06/2018 - ROCK THE CASTLE 2018 – 1° giorno @ Castello Scaligero - Villafranca Di Verona (VR)

Pubblicato il 29/06/2018 da

ROCK THE CASTLE 2018 – giorno 1
29/06/2018 – Castello Scaligero – Villafranca di Verona (VR)

 

Running order:

Apertura porte: 12.00

13.30/13.55 – EGOSYSTEMA
14.20/14.45 – GAME OVER
14.45/15.15 – meet&greet KILLSWITCH ENGAGE (poi spostato alle 18.30)
15.15/15.50 – NOTHING MORE
15.50/16.20 – meet&greet NAPALM DEATH (Barney)
16.20/17.10 – UNLEASHED
17.10/17.40 – meet&greet AT THE GATES
17.40/18.30 – NAPALM DEATH
19.00/20.00 – AT THE GATES
20.30/21.30 – KILLSWITCH ENGAGE
22.00/23.30 – CARCASS

Crediti di Redazione

Organizzazione generale stand e meet&greet: Alessandro Corno
Gestione stand e meet&greet: Luca Corbetta e Boris Nieli
Coordinamento report in diretta: Marco Gallarati
Report in diretta: Giuseppe Caterino (Nothing More, Napalm Death, Killswitch Engage), Marco Gallarati (introduzione, Egosystema, At The Gates) e Roberto Guerra (Game Over, Unleashed, Carcass)
Fotografie live: Enrico Dal Boni
Fotografie meet&greet e pubblico: Anna Bechis

 

Introduzione
Benvenuti alla prima edizione del Rock The Castle, un festival per certi versi innovativo organizzato da Vertigo nell’accogliente ed affascinante location del Castello Scaligero di Villafranca di Verona, un’imponente struttura medievale risalente agli inizi del 1200, negli anni più volte ristrutturato e ‘modernizzato’. Con previsioni meteorologiche splendide per tutti e tre i giorni della manifestazione, si spera proprio l’evento possa entrare di diritto nella lunga e terremotata tradizione dei festival open air della nostra penisola.
Il bill è di certo di tutto rispetto, sebbene pare chiaro come la terza giornata, per la quale si prospetta un quasi pienone, sia concettualmente staccata dalle altre due, con il ritorno attesissimo degli A Perfect Circle di Maynard James Keenan e sole due band di supporto, proprio in modalità ‘data singola accorpata a prolungare il weekend festivaliero’: insomma, tre piccioncioni con due fave. I primi due giorni, al contrario, oltre ad essere orientati completamente sul versante metal, per quanto riguarda la musica, hanno l’aspetto e la struttura più consona ai nostri eventi più apprezzati. Domani, sabato 30 giugno, avremo un’overdose deflagrante di thrash metal crucco-yankee da leccarsi i baffi, ma quest’oggi vogliamo concentrarci giustamente sulla lineup odierna, dedita quasi completamente all’estremo considerabile più ‘mainstream’. Sì, perchè Carcass e At The Gates condividono tante cose e altre meno, ma è chiaro come il loro percorso di carriera sia quasi sovrapponibile e raccolga ormai consensi anche fuori dalla cerchia più underground degli estimatori metal. Sarà interessante seguire il set degli svedesi, alla luce di quanto offerto sul nuovo disco “To Drink From The Night Itself” e con la nuova formazione. In mezzo a loro sono stati piazzati i Killswitch Engage, a dire il vero pesci fuor d’acqua, ma comunque ottima e validissima band, in un bill che prevede anche gli immarcescibili ed iconici eroi di Birmingham, i Napalm Death, e da Stoccolma gli irriducibili stakanovisti del death metal made in Sweden Unleashed. Completano la lineup, ad inizio giornata, i texani Nothing More, i nostrani Game Over, che ricordiamo all’opera qualche anno fa in un nostro Metalitalia.com Festival, e gli Egosystema.
Attendendo di parlarvi magari domani di come funziona la location, alle prese con il primo impatto di logistica e funzionamenti vari, concludiamo questo preambolo ricordandovi che potete venire a trovarci al nostro stand e che, un piacere soprattutto per voi, avrete la possibilità di incontrare alcuni dei vostri beniamini (le band che hanno dato disponibilità al meet&greet gratuito e aperto a tutti) durante le signing session organizzate dal nostro portale: sarete in tanti, quindi viva la democrazia e non portatevi mille memorabilia da far firmare!
Buon metallo a tutti, seguite la nostra diretta!
(Marco Gallarati)

EGOSYSTEMA – 13.30/13.55
Provenienza: Vercelli, Italia
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Tocca ai vercellesi Egosystema aprire il Rock The Castle in questo soleggiatissimo dopopranzo veronese. L’affluenza, a quest’ora del primissimo pomeriggio, e’ ancora davvero misera, per cui gli opener si trovano a suonare davanti al massimo ad una cinquantina di persone, sparse sull’erba curatissima all’interno del Castello Scaligero. La band, piuttosto sconosciuta nel circuito metal e forse piu’ adatta alla giornata di domenica che a quella odierna, propone un poco chiaro incrocio tra hard rock e metal sui generis che al sottoscritto ha fatto venire in mente Alter Bridge da una parte, In Flames ed Alice In Chains dall’altra, per un set tutto sommato piacevole ma lontano dall’entusiasmare gli animi. La presenza scenica di questi ragazzi, considerando sia l’importanza dell’evento sia la risicata affluenza del momento, e’ tutto sommato positiva e la proposta musicale e’ utile a risvegliare gli animi ancora assonnati e spaesati dell’audience presente. Un paio di power-ballad un po’ troppo sdolcinate ha allietato con smorzato ardore il set degli Egosystema, supportati da una fin troppo elevata e ridondante dose di basi campionate. Un’entita’ che speriamo di rivedere in un contesto piu’ consono e con un parterre che la possa apprezzare maggiormente. In definitiva, un’apertura di festival decente e nulla piu’.
(Marco Gallarati)

 

GAME OVER – 14.20/14.45
Provenienza: Ferrara, Italia
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Proseguiamo cambiando completamente genere! E’ bizzarro trovare gli emiliani Game Over in veste di seconda band di questa prima giornata di festival; li avremmo trovati decisamente piu azzeccati magari come gruppo di apertura della seconda giornata che, come sappiamo, sara’ orientata interamente sulle sonorita’ thrash metal. Tuttavia, Renato e compagni sono ben noti nell’underground e nell’ambiente in generale per essere dei veri e propri animali da concerto e anche a ‘sto giro, sin dall’attacco della prima traccia, appare evidente che il poco tempo a disposizione sara’ piu’ che sufficiente per esaltare ogni presente in grado di apprezzare la loro proposta thrash al cento per cento. Da apprezzare l’evidente citazione di “Ride The Lightning” nel backdrop appeso alle spalle della formazione ferrarese, la cui breve setlist va a pescare da tutti e quattro i suoi full length, riuscendo a trasmettere una carica di adrenalina notevole, anche e soprattutto grazie a brani tritaossa quali “Masters Of Control” e “Another Dose Of Thrash”. Anche i suoni si presentano in modo piu’ che accettabile, sebbene le chitarre, soprattutto in fase di assolo, avrebbero potuto godere di qualche tacca di volume in piu’. Il numero dei presenti e’ ancora abbastanza scarso nel momento in cui la band si congeda, ma possiamo dire che l’accoglienza, per quella che e’ a tutti gli effetti una delle migliori thrash metal band della scena italiana, sia stata comunque assolutamente in linea con quello che questi ragazzi dimostrano di meritare ad ogni data.
(Roberto Guerra)

 

NOTHING MORE – 15.15/15.50
Provenienza: San Antonio, Texas, Stati Uniti
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Il terzo gruppo chiamato ad intrattenere gli astanti in questo caldo venerdi’ veneto e’ quello dei Nothing More, che dal Texas portano il loro alternative rock/metal venato di una serie di influenze a tutto tondo, spazianti dall’elettronica ad un certo nu metal, senza disdegnare reminiscenze di anni dominati da gente come Limp Bizkit e simili. Il pubblico presente, che sembra aumentare pur gradualmente, e’ comunque ben assiepato nelle prime due file, con piu’ di qualcuno che sembra davvero ferrato sulla materia e che supporta a gran voce i ragazzi, fra l’altro dotati di uno dei più grossi backdrop mai visti! Il gruppo, dal canto suo, rende immediatamente il palco ancora piu’ rovente di quanto il Sole non abbia fatto di suo, dandosi con energia e coscienza dei propri mezzi e forte anche di un impatto sonoro di tutto rispetto; anche l’audience piu’ apparentemente oltranzista sembra tutto sommato apprezzare se non del tutto la proposta, quanto meno la resa finale della band. Un’ottima presenza scenica fa si’ che i brani si susseguano con fitta continuita’, lasciando poco spazio all’interazione col pubblico e sfruttando ogni minuto concesso in un’esibizione che, pur discostandosi, e non poco, dalle sonorita’ che a breve faranno da protagonista fino a fine serata, genera in linea di massima un consenso adeguato all’orario. In definitiva, un concerto filato abbastanza liscio e con momenti in cui la musica ha lasciato spazio piu’ all’intrattenimento vero e proprio, tra un assolo di basso a tre su di una specie di braccio meccanico fino alla scalata del cantante su detta struttura, la quale ha ben deciso di smettere di funzionare proprio nel mentre. Il bello della diretta, si sarebbe detto in altri contesti, ma l’uscita di scena avviene comunque fra gli applausi del pubblico.
(Giuseppe Caterino)

 

UNLEASHED – 16.20/17.10
Provenienza: Stoccolma, Svezia
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Buona parte dei presenti ha gia’ occupato il cono d’ombra sotto il palco nel momento in cui si comincia finalmente ad avvertire il dolce profumo del death metal, e parliamo di quello piu’ oscuro e martellante degli svedesi Unleashed, i quali rappresentano anche la prima band della giornata in grado di fomentare un pubblico ancora non particolarmente numeroso, ma certamente voglioso di fare una bella scorpacciata di metal estremo. Sin dall’inizio e’ facile avvertire la potenza del sound degli Unleashed, grazie anche a un sapiente utilizzo dei bassi in grado di far tremare la terra. La setlist alterna momenti piu’ cadenzati ad altri decisamente piu’ adrenalinici, durante i quali comincia finalmente a intravedersi un po’ di moshpit, totalmente assente fino ad ora. Il caldo non rende purtroppo facile godere al meglio di uno show davvero ricco di grinta e passione da parte di una band visibilmente divertita e compiaciuta, in particolar modo il frontman Johnny Hedlund, il quale non perde occasione per intrattenere verbalmente gli estimatori tra una traccia e l’altra. La performance si avvia verso la conclusione con l’epica “Into Glory Ride”, prima di fare un bel sorso di birra da un capiente corno vichingo e sorprendere tutti con la conclusiva “Before The Creation Of Time”. Decisamente un primo tuffo nel death metal azzeccato e piu’ che piacevole: ora si passa al momento-macello coi Napalm Death!
(Roberto Guerra)

 

NAPALM DEATH – 17.40/18.30
Provenienza: Birmingham, Inghilterra, Regno Unito
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Con orecchie e animi ben scaldati dalla bella prestazione degli Unleashed, un sempre crescente numero di persone va a sistemarsi nello spazio d’ombra creatosi in attesa di una delle band piu’ costanti e coerenti di sempre. A chiamata, i grindcorer di Birmingham rispondono senza tanti fronzoli presentandosi sul palco con la sempre vincente accoppiata “Multinational Corporation” e “Instinct Of Survival”, brani che scatenano sin dalla prima nota un pogo che durera’ per tutta la durata dell’esibizione dei Napalm Death. La band, capitanata da un Barney che non accennera’ a fermarsi per un solo istante, si dimostra come sempre una sicurezza, mentre la folla, che per tutta la durata incita i Nostri, conferma l’affetto che il pubblico nostrano riserva per gli autori di “Scum”. Affetto ripagato con un’oretta di concerto esaltante e senza cali, iniziato con dei suoni non del tutto convincenti, che ha visto dopo una decina di minuti un assestamento generato da un muro sonoro devastante. Certo, non solo di suoni si compone un gran concerto: la prestazione degli inglesi e’ stata piu’ che buona e ha ruotato attorno a un inferno di grandi classici, dalla distruttiva “Standardization” a una “Suffer The Children” che ha ravvivato ancor piu’ il mosh, passando per le immancabili “Life”, “You Suffer”, le cover di Anti Cimex (“Victims Of A Bomb Raid”) e ovviamente “Nazi Punks Fuck Off” dei Dead Kennedys, il tutto condito da una vivace interazione con il pubblico tra cori e risposte piu’ o meno blasfeme, impegno sociale e un certo british humor che a Mark Greenway non e’ mai mancato. I Napalm Death, costretti ad utilizzare la strumentazione degli At The Gates per non precisati problemi di trasporto, ancora una volta riescono a confermarsi una certezza nell’ambito della distruzione sonora vecchia scuola.
(Giuseppe Caterino)

 

AT THE GATES – 19.00/20.00
Provenienza: Goteborg, Svezia
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Al calar del Sole dietro le mura del Castello Scaligero di Villafranca di Verona, salgono on stage gli At The Gates, attesi al loro primo rendez-vous italico dopo il cambio di formazione e la release del nuovo “To Drink From The Night Itself”. Fare meglio dei tellurici Napalm Death e’ stasera difficile e diciamo subito che la band di ‘Tompa’ Lindberg non riesce nell’impresa di superare gli amici britannici. E’ pero’ una buona ora di spettacolo quella che offrono i deathster di Goteborg, mostrando una lineup viva e affiatata, con uno Jonas Stahlhammar perfettamente integrato negli ingranaggi del combo e con uno Jonas Bjorler entrato in pieno, anche on stage, nel suo nuovo ruolo di leader silenzioso degli At The Gates. Addirittura gli vengono affidate delle lunghe backing vocals in occasione di uno dei molti brani nuovi eseguiti, in esecuzione di una setlist che ha riservato si’ tanti brani dello storico “Slaughter Of The Soul”, ma anche molti estratti dai due lavori pubblicati dopo la reunion, “At War With Reality” e il gia’ citato “To Drink From The Night Itself”: apertura, dopo l’intro “Der Widerstand”, affidata proprio alla titletrack dell’ultimo platter, buona ma che e’ servita come al solito da settaggio postumo dei suoni; molto meglio “Slaughter Of The Soul”, che con il suo ‘GO!’ urlato a gran voce ha fatto partire il primo pogo del set. Pogo che, svolgendosi sull’erba educata del Castello, dev’essere molto piacevole da praticare, senza il sollevarsi marcio di polveroni e zampilli di sudore. Certo, un pogo quasi politically correct, ma anche piu’ salubre. La differenza tra i brani storici e gli episodi piu’ recenti e’ evidente nelle reazioni del pubblico: pur parlando di pezzi esemplari come “Death And The Labyrinth”, “At War With Reality” e “A Stare Bound In Stone”, una ‘qualsiasi’ “Under A Serpent Sun” e’ in grado di generare piu’ caos in tre secondi di quanto facciano le altre tracce succitate messe assieme. Finale decisamente corposo e coinvolgente con l’esecuzione di brani-killer del calibro di “Nausea”, “Suicide Nation” e “Blinded By Fear” e con la chiusura, per una volta tanto molto particolare, affidata a “The Night Eternal”, con i musicisti che hanno abbandonato poco alla volta il palco, lasciando Bjorler e Stahlhammar a interagire con basso e chitarra in solitaria. Poi tutti fuori, per un saluto all’audience che ha ripagato gli At The Gates con un responso entusiasta. Bene, dunque, la prestazione collettiva e d’insieme, mentre leggermente sottotono e’ apparsa la voce di ‘Tompa’, spesso visto cacciarsi in bocca delle mentine di supporto. Ci avviciniamo alla fine di questa prima tornata di concerti del Rock The Castle e la palla passa agli americani Killswitch Engage, che hanno l’arduo compito di compiacere una folla votata piu’ all’estremo che al metal-core melodico degli yankee. Staremo a sentire!
(Marco Gallarati)

 

KILLSWITCH ENGAGE – 20.30/21.30
Provenienza: Boston, Massachusetts, Stati Uniti
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Se lo scarto tra la parte meno prettamente metal della giornata e quella piu’ canonica era stato abbastanza tangibile appena gli Unleashed sono saliti sul palco, una cosa simile e’ avvenuta con l’entrata in scena dei Killswitch Engage. Come lo stesso Jesse Leach ha fatto notare con un’ironia che pur lasciava trapelare un certo rammarico, un buon numero di persone ha approfittato dello show dei metalcorer per uno spuntino agli stand, lasciando cosi’ un pit decisamente piu’ scarno rispetto a quello degli ultimi tre gruppi (scarno, non vuoto, anzi). Non sara’ pero’ questo a fermare la volonta’ della band, che, per contro, armata di fede incrollabile e di un’esperienza oramai ventennale, sciorina un concerto che mette d’accordo i presenti se non sul gruppo in maniera assoluta, quanto meno sulla prova di stasera. Perche’ diciamolo: piacciano o no, i Killswitch Engage hanno fornito una prestazione impeccabile, percorrendo un po’ tutti quelli che sono i classici del combo americano, tra una “A Bid Farewell”, salmodiata dal fronte palco, a una sentita versione di “My Last Serenade”, passando per brani come “Hate By Design”, tra i piu’ acclamati all’interno del Castello Scaligero. Impeccabili, dicevamo, e davvero altri appunti non possiamo fare ai Nostri se non quello di trovarsi, colpa certo non loro, vagamente fuori contesto: girando il collo notiamo molta gente a farsi gli affari propri in attesa dei Carcass. Poco male, dicono dal palco: tra un ‘tanti auguri’ sia ad un fan che a un membro della crew, la corsa per tutta la zona pubblico – mentre continuava a suonare, – di Adam Dutkiewicz, ben bardato di pantaloncini alla Apollo Creed, e un muro di suono sul quale non si puo’ dire nulla di male, la performance, di un’ora quasi esatta, del gruppo culmina nella loro nota versione di “Holy Diver” di Dio, cantata da praticamente tutti quelli che, perlomeno, stavano seguendo lo show. ‘Siamo qui per suonare metal, bevete una birra e divertitevi, questa e’ la nostra attitudine’, ricorda Leach commentando la corsetta fuori palco del chitarrista. Difficile dargli torto.
(Giuseppe Caterino)

 

CARCASS – 22.00/23.30
Provenienza: Liverpool, Inghilterra, Regno Unito
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La prima giornata del Rock The Castle 2018 giunge al termine con una delle band piu’ iconiche e rappresentative del death metal old school. I britannici Carcass si esibiscono per la prima volta in territorio italiano con la nuova formazione, che ha visto il recente ingresso alla sei corde del talentuoso Tom Draper in sostituzione di Ben Ash. Sin da subito il nuovo arrivato, con in mano la sua Les Paul, dimostra di non avere niente da invidiare a chi lo ha preceduto, riuscendo a rendere alla perfezione l’intera scaletta; quest’ultima non si differenzia molto da quella cui i Carcass ci hanno abituati nelle ultime esibizioni, ma c’e’ anche da dire che l’ora e mezza abbondante a disposizione rappresenta un’ottima occasione per fornire uno spettacolo piu’ completo possibile. Difficile infatti trovare una pecca non solo nella setlist, ma nell’intera esibizione, la quale e’ dall’inizio alla fine un concentrato metallico di energia e potenza in perfetto stile old school melodic death metal, con numerosi estratti dall’ancora recente “Surgical Steel” e dagli illustri predecessori usciti ormai piu’ di vent’anni fa. Anche il comparto sonoro, fino ad ora un po’ altalenante, appare decisamente all’avanguardia ed equalizzato alla perfezione, con delle chitarre ben definite e un basso che, nelle mani di Jeff Walker, riesce ad apparire come il vero motore trainante del sound dei Carcass, e l’evidente coinvolgimento dei presenti intenti a darsele di santa ragione nel moshpit ne e’ una ulteriore dimostrazione, anche se un paio di elementi un po’ troppo violenti sarebbero stati meglio fuori da un ambiente di questo tipo. L’immancabile “Heartwork” dovrebbe sancire la fine dello show, ma Jeff, Bill e soci continuano ancora per qualche minuto con un ultimo estratto prima di decretare ufficialmente la conclusione dello spettacolo. Dopo una lunga giornata e’ finalmente il momento di ritirarsi, in attesa di un secondo giorno all’insegna delle Leggende del thrash metal.
(Roberto Guerra)

 

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