30/06/2018 - ROCK THE CASTLE 2018 – 2° giorno @ Castello Scaligero - Villafranca Di Verona (VR)

Pubblicato il 30/06/2018 da

ROCK THE CASTLE 2018 – giorno 2
30/06/2018 – Castello Scaligero – Villafranca di Verona (VR)

 

Running order:

Apertura porte: 12.00

13.30/13.55 – XAON
14.20/14.45 – EXTREMA
15.15/15.50 – EXHORDER
15.50/16.20 – meet&greet TESTAMENT (annullato per problemi nei trasporti)
16.20/17.10 – DESTRUCTION
17.10/17.40 – meet&greet EXODUS
17.40/18.30 – SODOM
18.30/19.00 – meet&greet EXHORDER
19.00/20.00 – EXODUS
20.00/20.30 – meet&greet DESTRUCTION / EXTREMA
20.30/21.30 – TESTAMENT
21.30/22.00 – meet&greet SODOM
22.00/23.30 – MEGADETH

Crediti di Redazione

Organizzazione generale stand e meet&greet: Alessandro Corno
Gestione stand e meet&greet: Luca Corbetta e Boris Nieli
Coordinamento report in diretta: Marco Gallarati
Report in diretta: Andrea Intacchi (Xaon, Testament), Edoardo De Nardi (Destruction), Giuseppe Caterino (Sodom), Marco Gallarati (introduzione, Extrema) e Roberto Guerra (Exhorder, Exodus, Megadeth)
Fotografie live: Enrico Dal Boni e Michele Aldeghi
Fotografie meet&greet e pubblico: Anna Bechis

 

Introduzione
Dopo la piu’ che piacevole riuscita della giornata d’apertura, ci approntiamo a vivere, in questo giorno-di-mezzo del Rock The Castle, l’Apoteosi del thrash metal 2018: certo, non siamo ai livelli mastodontici del Big 4 di qualche anno fa, ma e’ evidente come mettere assieme Megadeth, Testament, Exodus e i molto piu’ underground Exhorder da una parte (quella USA) e dall’altra affiancar loro il duo tedesco Sodom-Destruction sia un glorioso portare sul piatto una delle best lineup degli ultimi anni per una singola giornata thrash metal. All’appello, tolti i nomi enormi, mancano solo Kreator e Tankard, giusto per immaginarsi un quattro-a-quattro democratico tra il tecnicismo piu’ marcato delle compagini d’Oltreoceano e l’irruenza industriale delle band della Ruhr.
Anche oggi si prospetta una giornata caldissima sotto il profilo sia del meteo – previsti 34-35 gradi di solleone impietoso – sia delle prestazioni on stage, senza dimenticare la quasi ininterrotta sequenza di meet&greet che si svolgeranno presso il nostro stand, a partire dal super-affollatissimo evento con protagonisti i Testament.
Non scordiamo neanche, come opening-act, lo show della novita’ svizzera Xaon e quello degli Extrema, che stanno per rientrare sulle scene con un nuovo full length intitolato “Headbanging Forever” ed annunciato proprio di recente.
Entrando un attimo in argomento location, bisogna spendere parole di plauso per l’organizzazione, che ha tirato in piedi un’offerta piu’ che allettante sotto vari punti di vista: trovarsi all’interno di antiche mura medievali su un prato curato e soffice da’ quel tocco di raffinatezza e folclore che piace tanto anche alle formazioni impegnate; la presenza di numerosi camioncini di street food forse e’ vero che non aiuta a mantenere prezzi popolari, cosi’ come, pero’, fornisce un’adeguata crescita del rapporto qualita’/prezzo; il mercatino metal, non esagerato e limitato a quattro bancarelle, presenta comunque una buona scelta tra CD, vinili, libri della Tsunami e qualche cianfrusaglia metallica.
Assente, a dire il vero, qualche spazio in ombra dove poter riposarsi dall’implacabile calura estiva: l’unica posizione che non sia al sole e che non sia sotto qualche stand e’ il sistemarsi a ridosso delle mura del Castello Scaligero, sdraiati sull’erba.
Scritto cio’ e confermato dell’ottima resa sonora di palco e acustica open air, vi lasciamo e vi invitiamo a seguire la nostra consueta diretta live, in partenza fra poco con gli Xaon.
Buona giornata metallica!
(Marco Gallarati)

 

XAON – 13.30/13.55
Provenienza: Sion, Svizzera
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Il ponte levatoio del Rock The Castle si abbassa prepotente: a dare il via a questo secondo giorno che si preannuncia caldissimo (e non solo a livello climatico) ci pensano gli svizzeri Xaon. E’ un death-sinfonico dalle ampie vedute quello proposto dai cinque elvetici che, nella mezz’oretta scarsa a loro disposizione, ci regalano una serie di brani tratti dal loro debutto sulla lunga distanza intitolato “The Drift”, edito nel 2017. Ad aprire le danze, con dei suoni ancora leggermente da aggiustare (le chitarre, soprattutto, sono a tratti assenti), “Terra Incognita”, durante la quale il frontman rosso-crinito Rob comincia a scaldare un pubblico, semmai ce ne fosse stato bisogno, che pian piano inizia a riempire le prime file del prato scaligero. Sempre da “The Drift” arriva “On The Nature Of Flights”, in cui le tastiere campionate vanno a braccetto con i ritmi non indiavolati ma ben assestati della sezione ritmica. Con “Frozen Shroud” le sinfonie lasciano il posto ad una matrice piu’ thrash, in perfetto tema con il bill della giornata. A chiudere una setlist breve ma altrettanto convincente ci pensa “Zarathustra”, in cui tinte prog accompagnano il bottino death gia’ mostrato in precedenza. Le porte sono definitivamente aperte: i colli hanno preso a macinare headbanging. E’ tempo degli Extrema.
(Andrea Intacchi)

 

EXTREMA – 14.20/14.45
Provenienza: Milano, Italia
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Il Fottuto Massacro Collettivo, slogan storico della power-thrash metal band italiana per eccellenza, inizia con un cospicuo anticipo di un quarto d’ora sulla tabella di marcia, segno evidente che la formazione di Tommy Massara ha un’insana voglia di suonare dal vivo dopo giorni trascorsi in sala di registrazione alle prese con il prossimo “Headbanging Forever”, in uscita in autunno. E’ la prima volta che chi scrive vede gli Extrema fronteggiati dal nuovo vocalist Tiziano Spigno, davvero una bella sorpresa dal vivo, sia per prestazione che per capacita’ di coinvolgimento, intrattenimento e grinta profusa. Partenza in sordina per il gruppo, con suoni da settare al meglio e la chitarra di Massara un po’ troppo bassa di volume (forse dal vivo una seconda chitarra gioverebbe ai Nostri, bisognosi di un sound piu’ grosso e ‘di pacca’); da “Second Coming” e “Money Talks” in poi, gli Extrema hanno aumentato i giri, pero’, scegliendo accuratamente i brani da proporre, ovvero quelli a fortissimo tasso d’adrenalina come ad esempio “From The 80s”. L’audience ha risposto in crescendo, seguendo i propri beniamini e inscenando i primi poghi di un certo livello della giornata. Da segnalare la dedica del nuovo brano “Headbanging Forever” al noto, almeno fra gli addetti ai lavori, stage manager e tecnico del suono Toni Soddu, recentemente scomparso a causa di un tumore. Buona la presentazione del pezzo, ignorante e ‘panteroso’ quanto basta per piacere subito e far scapocciare alla grande i fan. Il definitivo addio di GL Perotti agli Extrema, dunque, non pare aver avuto ripercussioni sul valore live del gruppo che, a tutti gli effetti, ha fornito una prestazione praticamente scevra di difetti.
(Marco Gallarati)

 

EXHORDER – 15.15/15.50
Provenienza: New Orleans, Louisiana, Stati Uniti
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I devastanti Exhorder sono la prima band americana della giornata, nonche’ probabilmente il gruppo che effettivamente puo’ definirsi precursore del groove thrash metal. Entrambi gli album col loro nome scritto in copertina, soprattutto il violentissimo “Slaughter In The Vatican”, sono divenuti col tempo dei veri e propri cult per ogni thrasher che si rispetti; anche per questo pare esserci molta curiosita’ tra i presenti, il cui numero sta lentamente aumentando; oltretutto, avere la possibilita’ di assistere a un loro concerto non e’ esattamente un privilegio diffuso, soprattutto tenendo conto del loro lungo periodo di assenza dalle scene. Sin dall’inizio lo show non delude le aspettative, nonostante un livello delle chitarre e dei bassi non equalizzato alla perfezione, situazione che fortunatamente non tarda a migliorare, permettendo a tutti di godere di uno squisito miscuglio di violenza ed energia. Mazzate nelle gengive come “Desecrator” e “The Law” sono solo la punta di un iceberg esaltante che sembra terminare decisamente troppo presto, con un pubblico caldo e che ha gia’ iniziato a procurarsi qualche livido tra pogo e circle-pit. Meno male che il massacro di questo assolato sabato pomeriggio e’ ancora ben lontano dalla fine e ci auguriamo che i Destruction e tutti gli altri di seguito si rivelino all’altezza delle aspettative.
(Roberto Guerra)

 

DESTRUCTION – 16.20/17.10
Provenienza: Weil am Rhein, Germania
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La giornata thrash metal per eccellenza entra nel pieno del suo vigore con la prima band della temibile doppietta tedesca: Destruction. Il caldo non sembra fermare in alcun modo l’entusiasmo dei presenti, che iniziano a dimenarsi fin dalle note introduttive del gruppo fino al vero e proprio delirio che si scatena a concerto iniziato. Sono passati pochi mesi dall’ultima visita italiana dei Destruction, ma sembra che il loro pubblico non sia mai sazio del loro thrash violento ed incursivo, facendo percepire un grande interesse intorno alla performance. Il gruppo sembra girare alla grande ed ingrana da subito la quarta marcia, concentrando nel poco tempo a disposizione le cartucce migliori del suo repertorio. Che si corra a ritroso nel tempo (“Curse The Gods”, “Tormentor”) o si selezionino i pezzi maggiormente significativi del recente passato (“Armageddonizer”), in ogni caso si assiste ad un risultato trascinante e coinvolgente. I suoni vanno definendosi col passare dei minuti e anche se la chitarra di Mike sembra soffrire di poca presenza, il suo strumento acquista potenza secondo dopo secondo. Schmier, rubicondo ed incazzato come sempre, si rivela ancora una volta ottimo mattatore delle folle, cantante dalla buona resistenza e bassista preciso e solido, dotato di una burbera simpatia che foga tutti i presenti. Sembra infatti dimenticato, almeno quest’oggi, il fastidioso episodio di qualche tempo fa che domino’ i social network dei tedeschi con decine di metallari italiani a dir poco furibondi. Senza tanti fronzoli, si va avanti veloci con “Mad Butcher”, “Release From Agony” e “Thrash ‘Till Death”, capisaldi teutonici del genere che mandano in estasi un moshpit mai quieto per oltre quaranta minuti. I Destruction ci salutano con l’immancabile “Bestial Invasion”, concludendo cosi’ uno spettacolo altamente incendiario, perfetta introduzione alle leggende viventi che calcheranno il palco da adesso in poi.
(Edoardo De Nardi)

 

SODOM – 17.40/18.30
Provenienza: Gelsenkirchen, Germania
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Il carrozzone di violenza teutonica targato Destruction e Sodom in rapida alternanza subisce, suo malgrado, una piccola battuta d’arresto: mentre le orecchie dei presenti fischiano ancora per la massacrante prova della band di Schmier, moltissime sono le persone che si avvicinano a un fronte palco oramai degno del thrash day che stiamo vivendo, in attesa della formazione a quattro capitanata da Tom Angelripper. Purtroppo per tutti, pero’, l’aereo che portava i Sodom ha avuto un ritardo che ha influito per forza sulla scaletta, costretta ovviamente a finire all’orario prestabilito. Durante il lunghissimo check sono molti a domandarsi il perche’ di tale lunga attesa ma, quando Mr. Blackfire in persona sale sul palco arpeggiando “My Atonement”, un boato spazza via ogni malumore e accoglie trionfalmente i tedeschi. Senza tanti preamboli si susseguono dunque “The Conqueror” e “Sodomy And Lust” che, seguita dalla violentissima “Christ Passion” e dalla sempre granitica “Outbreak Of Evil”, vanno non solo a scaldare una folla adorante ma anche, a sorpresa – almeno sul momento – a finire il concerto. Parlando della prestazione in se’, c’e’ poco da dire: i sei pezzi proposti sono sembrati ancora soggetti ad un rodaggio dei suoni e – non lo nascondiamo – anche di formazione: l’amalgama infatti sembra aver bisogno di ancora qualche prova, benche’ sarebbe certamente piu’ corretto commentare questo aspetto solo dopo uno show completo. Giusto dire inoltre che i suoni non hanno aiutato la breve prestazione dei Sodom, laddove la chitarra di un pur lanciatissimo Blackfire ha fatto fatica ad emergere sotto la serrata batteria dell’altro nuovo innesto, Husky, in forza peraltro anche negli Asphyx, diminuendo certamente il ‘tiro’ del concerto. Set mutilato che termina, ironicamente, con l’affilata “The Saw Is The Law” e che, pur nella sua bonta’ intrinseca, lascia un po’ tutti con una certa insoddisfazione, di certo non imputabile ne’ alla band ne’ tantomeno all’organizzazione.
(Giuseppe Caterino)

 

EXODUS – 19.00/20.00
Provenienza: San Francisco (Bay Area), California, Stati Uniti
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A ben tre anni di distanza dall’esibizione tenutasi durante l’edizione 2015 del Metalitalia.com Festival, tornano nel nord Italia i mitici Exodus, ancora relativamente freschi del rientro in formazione dell’iconico vocalist Steve Souza; purtroppo anche a ‘sto giro non e’ presente il buon Gary Holt alla chitarra, ma chi li ha visti di recente sa che, anche con l’attuale duo di asce, la macchina da guerra degli Exodus ha pochi rivali quando si tratta di concerti dal vivo. Il termine ‘massacro’ e’ stato utilizzato gia’ diverse volte in questo reportage, tuttavia risulta davvero difficile trovare una definizione diversa per descrivere lo show in questione; basti guardare l’ampissima area di moshpit che si ingrandisce sempre di piu’ man mano che si avvicina la conclusione. Nella setlist odierna non mancano decisamente i cavalli di battaglia, recenti e non: da “Blood In Blood Out” e “Blacklist” fino a “Bonded By Blood” e “Toxic Waltz”. Inoltre, a costo di sacrificare un paio di tracce solitamente presenti, i Nostri han ben pensato di inserire un paio di chicche, tra cui spicca la violentissima e del tutto inaspettata “Parasite”. La conclusione e’ riservata alla immancabile “Strike Of The Beast”, durante la quale si forma un wall of death in grado quasi di competere con quello famoso avvenuto durante il concerto tenutosi qualche anno fa al Wacken Open Air. E dopo uno scoppio di energia di questo calibro il dilemma piu’ ovvio sta naturalmente nel fatto che ora Testament e Megadeth dovranno davvero dare il massimo per competere con Steve e compagni. Considerando l’andamento della giornata, ad ogni modo, vogliamo essere e siamo ottimisti.
(Roberto Guerra)

 

TESTAMENT – 20.30/21.30
Provenienza: Oakland, California, Stati Uniti
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Un altro castello si staglia di fronte a quello scaligero: e’ l’imponente fortezza dei Testament, che va ulteriormente ad arricchire un bill thrash davvero coi fiocchi (come sottolineato in precedenza dallo stesso Souza). Pronti-via e le bordate partono con l’ormai collaudata “Brotherhood Of The Snake”: potente si’, ma che rivela purtroppo anche un dato non di poco conto. La voce del capo indiano Chuck Billy non e’ ai soliti livelli e, in aggiunta, pure i suoni non sono cosi’ limpidi, penalizzando soprattutto il duo alle sei corde Skolnick-Peterson. Ci pensa la sezione ritmica a rimediare. Definirla sinonimo di garanzia sembra ovvio, ma la coppia Hoglan-DiGiorgio e’ un’autentica bomba sonora: i due sembrano giocare coi propri strumenti, un gioco letale, granitico. La setlist prosegue come da copione con “Rise Up” e la corale “More Than Meets The Eye”, prima di una nuova hit tratta dall’ultimo full-length, “The Pale King”. Nel frattempo, la’ davanti, il moshpit prende sempre piu’ forma, le teste che ‘volano’ cominciano a fare breccia tra una transenna e l’altra. E a proposito di voli, e’ tempo di compiere un tuffo nel passato: l’urlo, smorzato, di Chuck e’ di quelli chiari, semplici, che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni: “The Preacher”, ed e’ il delirio! Come gia’ fatto dalle band americane che li hanno preceduti, anche i Testament lanciano un ringraziamento a tutti i musicisti che sono saliti sul palco in questa giornata di ‘pane e thrash’, prima di dedicare la mitica “Practice What You Preach” al collega, ma soprattutto amico, Vinnie Paul, come ben sappiamo venuto a mancare pochi giorni addietro. Qualcuno nelle retrovie tira il fiato, e deve muoversi, visto che poco dopo e’ tempo di scaraventarsi a centro palco: fate largo alla sola ed unica “Into The Pit”. Il tempo scorre e l’ora a disposizione dei Nostri giunge al termine: prima, comunque, altri due pezzi da novanta, “The New Order” e “Disciples Of The Watch” chiudono una performance con alti e bassi, ma che conferma l’assoluta affidabilita’ incrollabile del quintetto americano. Ed ora mettiamoci comodi, arriva MegaDave.
(Andrea Intacchi)

 

MEGADETH – 22.00/23.30
Provenienza: Los Angeles, California, Stati Uniti

Esistono casi in cui una band, nonostante le innumerevoli volte in cui e’ stato possibile vederla dal vivo, riesce a mettere su uno show a dir poco sorprendente, sia nell’estetica che nei contenuti…ma spieghiamoci meglio: il Sole finalmente e’ tramontato, il pubblico e’ in fibrillazione in attesa degli headliner e le aspettative sono indubbiamente alte, forse non abbastanza alte per quello che sta per accadere sul palco del Rock The Castle 2018; ebbene, dopo un inizio senz’altro fantastico ma tutto sommato prevedibile, con “Hangar 18” e “Threat Is Real”, la scaletta dei Megadeth prende una piega del tutto inaspettata, componendosi di un numero incredibile di tracce provenienti dal repertorio classico, di cui molte inattese, tra cui “Take No Prisoners”, “The Mechanix” e almeno meta’ dell’album “Peace Sells…But Who’s Buying?”, compresa la micidiale “My Last Words”. La scenografia si presenta essenziale e con un apparente sapore anni ‘80, con un semplice telo con il logo in rilievo, un impianto luci adeguato ma non esagerato, e casse Marshall in bella vista, tutti elementi che ci riportano direttamente agli illustri tempi in cui Dave e compagni rappresentavano forse la piu’ geniale tra le thrash metal band di fama mondiale, cosa che a parere di molti fanno e sono tutt’ora. A livello esecutivo non c’e’ poi molto da dire, considerando il livello pressoche’ inattaccabile dei musicisti on stage: Dave Mustaine come chitarrista e come frontman ha ancora una potenza incredibile, nonostante la voce ormai sia a tratti un po’ assente; Kiko Loureiro si conferma ancora una volta la miglior scelta che il ‘boss’ potesse fare, anche per via di una sorta di disinvoltura sulle sei corde nonostante l’indiscutibile difficolta’ dei pezzi. Sebbene pressoche’ tutte le band precedenti abbiano tenuto degli spettacoli a dir poco convincenti e ricchi di grinta, stasera sembra proprio non essercene per nessuno, poiche’ i Megadeth hanno voluto mettere tassativamente in chiaro di essere i numeri uno. La conclusione dello show e dell’intera giornata di festival giunge come di consueto con l’accoppiata “Peace Sells” e “Holy Wars…The Punishment Due”, facendoci finalmente andare a bere una birra nel nome del thrash metal e di un festival che ha saputo farci provare tante emozioni, e per giunta in una splendida location; inoltre, ricordiamo che non e’ ancora finita, in quanto domani gli A Perfect Circle avranno il compito di mettere il sigillo definitivo su questo bellissimo evento.
(Roberto Guerra)

Setlist:

Hangar 18
Threat Is Real
The Conjuring
Wake Up Dead
In My Darkest Hour
Sweating Bullets
She-Wolf
Dawn Patrol
Poison Was The Cure
Tornado Of Souls
Trust
My Last Words
A Tout Le Monde
Take No Prisoners
Symphony Of Destruction
Dystopia
The Mechanix
Peace Sells
Holy Wars…The Punishment Due

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