01/07/2018 - ROCK THE CASTLE 2018 – 3° giorno @ Castello Scaligero - Villafranca Di Verona (VR)

Pubblicato il 01/07/2018 da

ROCK THE CASTLE 2018 – giorno 3
01/07/2018 – Castello Scaligero – Villafranca di Verona (VR)

 

Running order:

Apertura porte: 16.30

KRASHAH – 18.30
MCKENZIE – 19.30
ROS – 20.30
A PERFECT CIRCLE – 21.30

Crediti di Redazione

Organizzazione generale stand: Alessandro Corno
Gestione stand: Luca Corbetta e Boris Nieli
Report in diretta: Chiara Franchi (introduzione, Krashah, McKenzie, Ros, A Perfect Circle)
Fotografie live: Enrico Dal Boni
Fotografie pubblico: Anna Bechis

 

Introduzione

Passato il ciclone Megadeth, che ieri sera ha travolto una platea piu’ che entusiasta, la calura e’ tornata a regnare sovrana al Castello Scaligero di Villafranca. Ma ci vuole ben altro per scoraggiare i fedelissimi di Maynard James Keenan e soci: gia’ a qualche ora dall’inizio degli show, infatti, piu’ di qualcuno si era messo in coda per prendere posto sotto il palco e ora, mentre vi scriviamo, vediamo davanti al nostro stand una piccola folla di fan che si godono la poca ombra a disposizione. Dire Keenan e’ dire praticamente tutto. La giornata di oggi e’ dominata dal nome gigantesco degli A Perfect Circle, band di culto che dopo quattordici anni e’ tornata a parlare ai suoi estimatori con l’interessante “Eat The Elephant”. Un ritorno che ovviamente non puo’ non far alzare il livello di guardia anche a chi aspetta la rentrée in scena dell’altro colosso guidato da MJK, i Tool, il cui nuovo album e’ praticamente il nuovo Godot. Non di solo Keenan, pero’, vivono gli A Perfect Circle ed e’ doveroso ricordare come il chitarrista James Iha, impegnato nell’imminente reunion in formazione (quasi) originale degli Smashing Pumpkins, sara’ sostituito in questa sede da Greg Edwards.
A portare altro caldo in questa serata estiva, i calabresi McKenzie e, confermati in extremis, i Krashah, giovane band alternative metal originaria di Verona. I Serpenti a Sonagli di Frank Carter, infatti, hanno dato forfait all’ultimo a causa di non meglio precisati problemi di trasporto. Subito prima degli headliner vedremo in azione i ‘reduci’ di X Factor Ros, a completare un opening act tutto italiano. In generale, quello di stasera sara’ un programma dal taglio molto diverso rispetto alle due giornate che ci siamo lasciati alle spalle, decisamente meno metal e piu’ appetibile per un pubblico dai gusti meno estremi: vedremo se i giovani opener saranno all’altezza della situazione e riusciranno a mantenere alto il livello qualitativo promesso dal bill.
Dulcis in fundo, tutti i servizi della venue sono gia’ attivi da ore, assicurando agli spettaori in attesa birra fresca, buon cibo e l’opportunita’ di ingannare il tempo con un po’ di shopping. A quanto pare, quindi, sono stati risolti i problemi di approvvigionamento di bevande ai bar, che ha causato non pochi disagi nella torrida giornata di ieri. Il fatto che non fosse possibile ne’ acquistare da bere all’interno della location (perlomeno, non facendo meno di
mezz’ora di coda), ne’ di uscire per dissetarsi nei tanti bar circostanti il Castello, non e’ stato un inconveniente da poco in un pomeriggio in cui le temperature hanno superato abbondantemente i trenta gradi.
Per chi fosse presente, ricordiamo infine che al desk di Metalitalia.com (sul lato destro del palco) potrete trovare la nostra redazione e tante informazioni sui prossimi eventi di cui saremo partner.
(Chiara Franchi)

KRASHAH – 18.30/19.00
Provenienza: Verona, Italia
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I Krashah salgono sul palco con grande disinvoltura, aprendo il loro show ‘a sorpresa’ facendo subito fuoco e fiamme. La band, formatasi nel 2012, propone un alternative metal con vaghe contaminazioni metalcore e riff che ricordano molto, a volte troppo, alcuni giganti della scuola americana: una combinazione forse non originalissima, ma ben composta e ben suonata. Il repertorio e’ dominato dal primo e finora unico full length della band, “Wolves’ Empire”, che ha visto la luce quest’anno. Graziati dalla buona resa sonora, i Nostri coinvolgono il pubblico, partecipe e gia’ numeroso, e riversano sulla lunga ombra del palco giri di basso pesantissimi e groovy. Buona la performance del cantante Edoardo Borrello, la cui versatilita’ vocale ci ricorda un po’ quella di un certo Jonathan Davis (la cui band e’ certamente tra le prime influenze della combo veronese). Il prepotente richiamo a qualcosa di gia’ noto, tuttavia, non intacca piu’ di tanto quello che e’ tutto sommato un inizio gradevole e che fa ben sperare per il resto della serata. Dettaglio ad alto tasso di hype: lo spazio a disposizione delle band di apertura e’ piuttosto ridotto; chissa’ cosa si nasconde dietro gli schermi neri che celano il set degli A Perfect Circle…
(Chiara Franchi)

 

MCKENZIE – 19.00/19.30
Provenienza: Lamezia Terme, Italia
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Italocore: questa la definizione che i McKenzie danno della loro musica. A noi, dopo qualche brano, sembra piu’ che altro di sentire qualcosa che ricorda molto da vicino una pletora di altre alt-rock band nostrane piu’ o meno blasonate. Su tutti, il nome che piu’ sentiamo circolare e’ quello degli Afterhours e in effetti non possiamo che accodarci alle osservazioni dei presenti. Certo, anche i Krashah, come abbiamo scritto, danno prova di parentele piuttosto strette con nomi celebri, ma ci sentiamo di dire (a prescindere dall’abissale differenza che separa i generi proposti dalle due band) che quanto messo in piedi dagli apripista di stasera poteva contare su qualche punto in piu’ in termini di solidita’. Il pubblico sembra meno coinvolto dal repertorio dei rocker calabresi, che pur difendendosi bene in termini meramente tecnici finiscono per risultare un po’ ridondanti e, alla lunga, dispersivi. Insomma, pur non sentendoci di stroncare in toto quanto ci fanno ascoltare stasera i McKenzie, la nostra onesta’ intellettuale ci impone di dire che ci sono band che, a parita’ di proposta, possono dire (e dare) molto di piu’ ad un amante del genere. Emergenti inclusi.
(Chiara Franchi)

 

ROS – 20.30/21.30
Provenienza: Italia
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Far salire sul palco i Ros davanti a una marea di t-shirt di Tool e Nine Inch Nails, ma anche di Anathema, Converge, Neurosis, Kvelertak e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta, e’ un atto di vero coraggio. Coraggio o masochismo, difficile dirlo. Basti sapere che quando la scatenata Camilla, giovanissima frontwoman dai capelli rosa shocking, urla nel microfono un gasatissimo ‘Facciamo casino!’, in risposta le arriva un fischio impietoso. Il pop rock molto televisivo, molto radiofonico e molto poco originale della band lanciata dall’ultima edizione di X Factor (quella che ha sdoganato i Maneskin, per intenderci) potrebbe avere il suo perche’ sulla spiaggia di una localita’ balneare, ma davanti ad un pubblico dai gusti raffinati come quello che attende gli A Perfect Circle e l’istrionico Frank Carter difficilmente puo’ suscitare qualcosa di diverso dal palpabile fastidio che aleggia tra la platea. Non riuscendo ad essere ne’ i Paramore (molto pop, ma francamente molto bravi), ne’ le Hole (che almeno potevano contare, dietro le quinte, sul talento di Cobain), i poveri Ros fanno la figura della sardina gettata nella vasca dei piranha. Un po’ ci dispiace: la colpa non e’ tutta loro, che pure fanno tutto il possibile davanti ad un uditorio chiaramente ostile. Nel frattempo si e’ alzato il vento e un po’ di polvere inizia ad accumularsi sui tasti del pc da cui scriviamo. Manca poco agli headliner, speriamo che il tempo tenga!
(Chiara Franchi)

 

A PERFECT CIRCLE – 21.30/23.30
Provenienza: Los Angeles, California, Stati Uniti
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Magia. Magia pura, quando da un lago di luce blu si alza, avvolgente, la voce di Maynard James Keenan. Si inizia come inizia “Eat The Elephant”, con la dolce traccia omonima e la band che quasi aleggia sopra di noi, su piattaforme luminose di altezze diverse, tanto essenziali quanto belle. Due i frontman: lo stesso Keenan, azzimato in un completo celeste che solo lui puo’ permettersi e con in testa la consueta parrucca, e Billy Howerdel, altra meta’ del Cerchio Perfetto. Piu’ alle nostre parole che alle immagini il compito di descrivervi cosa accade sul palco: secondo un canone molto caro ai padroni di casa, il gioco di controluci rende quasi infotografabile lo show. E a proposito di canoni cari agli headliner, la campagna anti-cellulari si e’ dimostrata efficace solo tra le prime file. Peccato. I suoni sono semplicemente impeccabili, l’atmosfera intrisa della splendida musica che questa band ha scritto negli anni. A cominciare da quella piu’ recente (alla title track dell’ultima fatica segue, infatti, “Disillusioned”) fino ai capitoli che hanno segnato “Mer De Noms” e l’adolescenza di chi vi scrive (“The Hollow”, “Rose”, “Thomas”), con qualche concessione al cover album “Emotive” (“People Are People”) e ovviamente al pressoche’ perfetto “Thirteen Steps” (“Weak And Powerless”, “Vanishing”). I brani del piu’ recente capitolo della discografia di Howerdel & Keenan si dimostrano perfettamente assimilati dal pubblico, che canta a pieni polmoni e addirittura accenna un battito di mani a tempo su “So Long, And Thanks For All The Fish”. Risulta invece spiazzante, ma anche emozionante, la versione completamente rivisitata dell’irrinunciabile “3 Libras”, riarrangiata in una chiave piu’ cupa. Lo show scorre in un clima sospeso, baciato dal vento leggero che continua a soffiare sul Castello. “Talk Talk” anima il palco e la band finalmente si lascia andare ad una moderata concitazione, che prosegue su “Hourglass”. “The Doomed” e’ trionfale: possiamo confermare che e’ in assoluto uno dei pezzi migliori di “Eat The Elephant” e, forse, dell’intera discografia piu’ recente della band. La marcia “Counting Bodies Like Sheeps To The Rhythm Of The War Drums” ci accompagna verso la conclusione, affidata all’imprescindibile “The Outsider” (sulla quale, per la prima volta dall’inizio del concerto, sentiamo qualche sbavatura), seguita da “The Package” e “Feathers”.
Sara’ complice l’emozione di aver finalmente visto dal vivo una delle sue band preferite di sempre, ma questo e’ probabilmente il live migliore che chi vi scrive ha visto, ad oggi, in questo 2018.
(Chiara Franchi)

Setlist:

Eat The Elephant
Disillusioned
The Hollow
Weak And Powerless
So Long, And Thanks For All The Fish
Rose
Thomas
People Are People (cover Depeche Mode)
Vanishing
The Noose
3 Libras
The Contrarian
Talk Talk
H
ourglass
The Doomed
Counting Bodies Like Sheeps To The Rhythm Of The War Drums
The Outsider
The Package
Feathers

 

 

 

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