A cura della Redazione di Metalitalia.com
A qualche giorno dalla prima edizione del Rock The Castle l’eco riguardante la manifestazione sembra rivelare che, sul piano social, i metallari accorsi non abbiano avuto di che pentirsi: per larga parte le voci sembrano positive, e in effetti c’è stato di che rallegrarsi. Il bill era ghiotto e, particolarmente nella giornata di sabato, è stato qualcosa di irripetibile e sogno proibito di ogni buon metallaro come si deve; senza sminuire, poi, la giornata più votata all’estremo (con dovute eccezioni) di venerdì e quella dalle sonorità più alternative di domenica. Una sorta di ‘nuovo’ Gods of Metal, quindi, peraltro incorniciato da una location meravigliosa, che ha saputo incantare anche molti degli artisti coinvolti. Ci sono stati alcuni intoppi, qualche ritardo (che ha coinvolto anche i meet&greet, gestiti come ben sapete al nostro stand verde-nero) e non è mancato qualche punto su cui migliorarsi, ma complessivamente l’evento è riuscito ed è pronto per lasciare un nome nel panorama metallico tricolore. La parte musicale è stata ben sviscerata dai nostri live report in diretta (che trovate linkati qui sotto!), ma vediamo di fare, a mente fredda, qualche considerazione su questo primo Rock The Castle.
BILL
Il bill proposto per questa tre giorni veneta ha avuto le carte in regola per fare andare d’accordo i gusti di gran parte dei fan: partendo dal death metal che ha fatto da padrone nella giornata di venerdì, pur con qualche divagazione, fino allo show degli A Perfect Circle, passando per il sabato thrash, sono stati accontentati i gradimenti di molti, benché l’affluenza della prima giornata fosse evidentemente più scarsa rispetto agli altri due giorni. Forse l’assenza di un nome ‘sopra gli altri’, al pari di Megadeth e APC (con tutto il rispetto che nutriamo per gente come At The Gates, Napalm Death, etc.), unito al fatto che i pur immarcescibili Carcass abbiano suonato ultimamente non pochi concerti dalle nostre parti e non abbiano ancora qualcosa di nuovo da proporre, ha probabilmente fatto pendere la lancetta delle presenze verso un più succoso sabato/domenica. E, a proposito della domenica, dobbiamo purtroppo constatare che il cambio di lineup in volata non è stato dei più felici: non dubitiamo che trovare un rimpiazzo per Frank Carter all’ultimo secondo sia stata un’impresa ardua, ma delle band di supporto così fuori contesto si erano viste raramente.
E se ciò che abbiamo visto sul palco, in linea di massima, ci è piaciuto, è bello poter dire altrettanto di quello che abbiamo visto sotto: un pubblico variopinto, formato, soprattutto al sabato, perlopiù da trenta/quarantenni col sorriso sulle labbra che, dopo anni di concerti, hanno avuto modo di creare un’aria piuttosto festosa. Certo, non possiamo non menzionare la netta sensazione di una mancanza di cambio generazionale, salvo alcuni casi, e questo non può non far pensare a come possano essere percepiti tali storici gruppi agli occhi dei ragazzi più giovani; in questo l’esibizione dei Killswitch Engage è stata una cartina tornasole, visto l’improvviso cambio di utenza al fronte palco.
Un plauso ai suoni dei concerti, per la stragrande maggioranza molto buoni da moltissimi punti della location (con qualche ovvia eccezione, in particolare sui Testament e sui Sodom, dal nostro punto di vista) e, una volta tanto, graziati da volumi tollerabili, ragionevolmente alti ma non dolorosi per i timpani. Positivo anche il rispetto dei tempi previsti da scaletta, saltati solo quando tenervi fede si è rivelato impossibile – vedi Sodom – o per motivi indipendenti dall’organizzazione (vedasi anche i cambi di orario dei M&G o il loro annullamento, come nel caso dei Testament). In generale possiamo dire che le band hanno fatto, chi più, chi meno, il loro sporco dovere, rendendo il Rock The Castle 2018 uno show di ottima qualità a prezzi francamente accettabili. Naturalmente, per i dettagli, vi rimandiamo ai nostri già menzionati live report.
LOCATION e SERVIZI
Il Castello Scaligero di Villafranca è un’area che ospita da anni concerti di diverso tipo, anche grandi, data la sua facile raggiungibilità, la bellezza della sua struttura e una certa duttilità; inoltre i servizi navetta offerti per il trasporto da e per la stazione di Verona hanno fatto sì che non vi fossero particolari problemi ad essere presenti all’evento. Il pubblico metal trattato come bestiame è un vecchio cliché che ha accompagnato e accompagna a volte tuttora gli happening che coinvolgono la nostra musica preferita, ma non abbiamo di che lamentarci, o almeno non troppo, per quanto riguarda il Rock The Castle: i servizi igienici erano numerosissimi e decisamente accettabili, l’acqua si poteva acquistare al prezzo di un euro (e le birre a cinque euro oramai non spaventano più nessuno), delle docce erano disponibili in almeno due punti e, alla peggio, sedersi o sdraiarsi sull’erba è decisamente più gradevole che su qualsiasi distesa di cemento che abbiamo avuto modo di vedere nel corso degli anni. L’erbetta è stato proprio uno dei piccoli dettagli che hanno aiutato a mitigare gli effetti dell’impietoso solleone di questo caldo weekend, ottima base anche per i poghi più sfrenati dai quali, per una volta, non abbiamo visto la caratteristica nube di polvere che partiva ad ogni inizio brano. Per contro, però, gli spazi d’ombra, se non verso il tardo pomeriggio nel fronte palco, erano praticamente inesistenti, a meno di andare nella zona bagni, dalla quale lo stage non era peraltro visibile; in alcuni momenti, inoltre, la fila per avere una bottiglietta d’acqua (distribuite agli stessi stand della birra) è stata folle. Proprio questo aspetto sembra quello che ha subito una certa sottovalutazione da parte dell’organizzazione: spine della birra in ogni caso poche e mai viste tutte in funzione a pieno regime, talvolta con una sola persona a gestire la distribuzione (a latere: gli addetti che si sono smazzati ore di lavoro al caldo e a volte dovendosi sorbire le lamentele dei molti che aspettavano il loro drink hanno tutta la nostra stima e gratitudine!). Ci sono stati momenti in cui la distribuzione era praticamente ferma e una cosa del genere, alle sette di sera, ad un festival all’aperto, semplicemente non può succedere. Passi per la birra, ma quanto meno l’acqua dovrebbe essere sempre accessibile in tempi ragionevoli. Gli stand del cibo erano indipendenti, il che ha significato certamente una buona scelta e di qualità, ma anche prezzi un tantino alti, e lodevole è stata, almeno nel main stand, l’installazione di un POS per i pagamenti con carta. Può piacere o no, ma è il 2018 e siamo abituati a non portarci più appresso grandi somme di denaro, in particolare ai concerti. Non avrebbero guastato più cestini per gettare i rifiuti, mentre, infine, riteniamo rivedibile la politica che vieta di uscire dall’area concerti e rientrare: che sia per andare magari in macchina o comunque per andare a farsi gli affari propri, tale cosa proprio cozza con l’idea di festival: un suggerimento potrebbe essere di, magari, impostare un orario nel tardo pomeriggio dopo il quale la rientrata è proibita, ma vietare a qualcuno, entrato magari alle 13.00, di uscire e rientrare a piacimento, è un bel modo per avere poca gente durante i gruppi del pomeriggio e afflussi di massa per i main event.
Per quanto abbiamo avuto modo di vedere, la sicurezza in ingresso ha fatto il suo dovere. Certo, essendo dentro la location dal primo pomeriggio, non sappiamo come possa essere stato l’ingresso verso le sei di sera, quando il Castello tendeva a riempirsi di più e le operazioni di controllo a dilungarsi. In ogni caso, il lavoro di tutto il personale è stato impeccabile sia dentro che fuori dall’area dell’evento.
Gli stand presenti, oltre al nostro e a quello dei colleghi di Rock Hard, erano ben forniti ma onestamente pochini: un paio di stand di dischi, i libri di Tsunami Edizioni, magliette, toppe e varia paccottiglia rockettara, oltre, naturalmente, allo spazio del merchandising ufficiale; ci aspettavamo qualcosa di più, anche per quanto riguarda il mero intrattenimento. Non che ci si aspetti troppa distrazione ai concerti metal, ci mancherebbe, ma mettersi un pochino al passo coi tempi non può fare male.
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