ROCK THE CASTLE 2019 – giorno 1
05/07/2019 – Castello Scaligero – Villafranca di Verona (VR)
Running Order:
Apertura porte: 12.00
14.15/14.45 – LEVANIA
15.15/15.45 – KINGCROW
15.45/16.15 – meet&greet HAKEN
16.15/16.45 – INGLORIOUS
17.15/18.00 – MONO
18.30/19.30 – HAKEN
20.00/21.00 – TESSERACT
21.30/fine – DREAM THEATER
Introduzione
Il Sole splende, mura di stampo medioevale si ergono fiere intorno a noi e, come ben si addice alla giornata d’apertura di un festival metal di livello, i primi ascoltatori impazienti hanno già iniziato ad occupare i primi posti all’interno della magnifica location scelta. Con questa visione davanti agli occhi, vi diamo il benvenuto alla seconda edizione del Rock The Castle, una manifestazione che vuole, in un certo senso, rappresentare una sorta di erede nazionale di quello che fu, a suo tempo, l’apprezzato e storico Gods Of Metal.
Naturalmente non si potrebbe adempiere ad un incarico simile senza un bill adeguato, composto quest’oggi da una sfilza di realtà rivolte a tutti coloro che non si accontentano di sentire una semplice cassa in quarti, abbinata a dei riff di chitarra più o meno prevedibili: saranno infatti le sonorità di stampo progressive a dettare legge nelle prossime ore, con quella che è probabilmente la band più rappresentativa in assoluto del genere in questione, ovvero gli americani Dream Theater, accompagnati per l’occasione da altre formazioni, forse un po’ più di nicchia, quali Tesseract, Haken e Mono. Per quanto riguarda il trittico iniziale, troviamo i britannici Inglorious, la cui proposta risulta quasi una sorta di outsider nella giornata odierna, preceduti a loro volta da Kingcrow e Levania.
E’ chiaro come un festival open air non si componga di sola musica, e infatti i numerosi stand dediti alla vendita di cibo e bevande, nonché dischi e merchandise vario, rappresentano un’ulteriore motivazione per godere di questa cornice così particolare, eppure a suo modo famigliare per tutti coloro che ancora rammentano, seppur coi dovuti pro e contro, gli altissimi livelli toccati dalla scorsa edizione. Nelle prossime ore avremo anche modo di tenere sott’occhio la situazione, in modo da potervi prossimamente fornire un resoconto su quelli che sono stati i cambiamenti e, potenzialmente, i miglioramenti a livello di organizzazione e servizi di vario genere. Nel frattempo, ricordiamo a tutti i presenti che durante la tre-giorni sarà possibile incontrare una buona manciata delle band presenti, in occasione dei vari meet&greet in programma presso il nostro stand; allo stesso modo invitiamo chi, per una ragione o per un’altra, non avrà modo di presenziare all’evento a seguire la nostra succosa diretta, operante nel corso delle tre giornate previste.
Buon metallo a tutti e buon Rock The Castle!
(Roberto Guerra)
LEVANIA – 14.15/14.45
Provenienza: Ferrara, Italia
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Un esordio un po’ dilettantesco, quello dei Levania sul palco del Rock The Castle, con un primo tentativo di incitamento del pubblico relativamente abbozzato e incerto; decisamente, dalla band di apertura di un festival di tali proporzioni, ci saremmo aspettati qualcosa di più. Musicalmente c’è tutto sommato poco da scrivere in merito allo show della formazione ferrarese: si tratta di una proposta alquanto derivativa, in linea con quanto fatto dai Lacuna Coil e loro epigoni, seppur con una componente sinfonica leggermente più marcata. Lo show ricalca con relativa fedeltà questo concetto, in quanto a livello di prestazioni non possiamo dire ci siano dei picchi particolarmente meritevoli di menzione, né tanto meno delle cadute così repentine da citare; una mezz’oretta di gothic metal di mestiere, suonato con la cura necessaria e valorizzato dall’utilizzo dei due differenti stili vocali, ad opera dell’accoppiata composta da Elena Liverani e Marco Massarenti. Anche l’accoglienza del pubblico non è delle più entusiastiche, nonostante qualche sprazzo di headbanging qua e là ci sia stato, durante i trenta minuti necessari a portare a termine lo slot. Insomma, un inizio che desta più di qualche perplessità; ci auguriamo che il prosieguo di questa giornata, all’insegna della forma più complessa ed elaborata della nostra musica preferita, sappia offrirci emozioni di ben altro calibro.
(Roberto Guerra)
KINGCROW – 15.15/15.45
Provenienza: Roma, Italia
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Decisamente più professionali ed efficaci, rispetto a chi li ha preceduti, i romani Kingcrow non hanno bisogno di particolari presentazioni, perlomeno tra coloro che tendono a bazzicare l’ambiente progressive rock made in Italy. Nonostante l’orario non si presti particolarmente alla rappresentazione di una proposta dalle forti tinte oscure, con delle atmosfere accostabili quasi ad un racconto di Edgar Allan Poe, bisogna tuttavia ammettere che i ragazzi riescono a confezionare uno show meritevole di ben più di una menzione positiva; anche per quanto riguarda l’interazione e la risposta da parte dell’audience. I brani suonati non sono molti, ma vengono selezionati con cura sufficiente affinché il concerto non risulti monotono o anche solo prolisso e stucchevole; il tutto enfatizzato grazie a dei suoni notevolmente più in linea con gli standard di un grande evento. Possiamo dire di essere soddisfatti del fatto che l’Italia abbia avuto il suo bel da suonare quest’oggi grazie ai Kingcrow, anche perché con la prossima band si entra finalmente nelle cosiddette ‘acque internazionali’!
(Roberto Guerra)
INGLORIOUS – 16.15/16.45
Provenienza: Londra, Inghilterra, UK
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I londinesi Inglorious rappresentano forse la formazione più singolare della giornata, soprattutto per via della loro natura più improntata sulle sonorità hard rock, che avremo modo di ascoltare abbondantemente nel corso della giornata di domani. In ogni caso non si può dire che gli spunti dal sapore progressive manchino nella loro musica, e si possono facilmente distinguere anche grazie alle particolari soluzioni ritmiche, oltre a delle atmosfere tutto sommato atipiche per il genere suonato. Quest’oggi l’inizio del loro concerto ci ha lasciato dapprima un po’ spiazzati, a causa di volumi decisamente troppo bassi e sprovvisti del giusto impatto; problematica che, per fortuna, viene risolta nel corso dei primi minuti di show, permettendo ad alcuni dei presenti di godere di un live molto più diretto rispetto agli altri previsti per questo venerdì; ciò può comunque essere visto come un’arma a doppio taglio, soprattutto considerando le preferenze usuali del pubblico prog. Nonostante tale riflessione, con tutta l’obiettività del caso dobbiamo ammettere l’indiscutibile efficacia da parte di una band che, ne siamo sicuri, avrà ancora molte cartucce da sparare all’interno della scena.
(Roberto Guerra)
MONO – 17.15/18.00
Provenienza: Tokyo, Giappone
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La musica dei Mono trascende letteralmente il concetto stesso di musica progressiva, spostandolo su un piano del tutto differente: la band giapponese porta in scena una proposta interamente strumentale e accostabile quasi ad una colonna sonora, arricchita però da un numero impressionante di soluzioni al limite dello sperimentale. L’intrattenimento è un elemento quasi inesistente, in questo caso, sostituito da una sorta di meditazione e da diversi fiumi emozionali che si agitano per poi placarsi, fino ad arrivare persino ad intrecciarsi, o anche ad interrompersi; ciò anche grazie a scelte quali la modulazione occasionale dei volumi, o anche la troncatura netta dell’audio al momento opportuno. Dal punto di vista live, è importante stabilire che si tratta di una maniera del tutto diversa di concepire un concerto, col conseguente risultato di apparire quasi straniante, per non dire soporifero, per molti presenti, nonostante la predisposizione al genere prog sia da sempre indice di un certo tipo di ricerca e maturità nell’ascolto. Per quelli che sono i nostri gusti personali, forse, si tratta di qualcosa di un po’ troppo pesante per essere trasmesso correttamente in un contesto come questo; tuttavia, ricordiamo a tutti quanto può essere sottile il confine tra genio e sregolatezza, per quanto colta e controllata questa possa sembrare. Tre quarti d’ora dal gusto quasi onirico, che magari non incontreranno propriamente le nostre preferenze, ma di certo ci hanno stimolato non poco, soprattutto grazie ad una cornice medioevale che molto ha da spartire con questo tipo di sound.
(Roberto Guerra)
HAKEN – 18.30/19.30
Provenienza: Londra, Inghilterra, UK
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Passiamo ora ad un modo di proporre il progressive metal, se vogliamo dire così, un po’ più tradizionale, seppur difficilmente classificabile e/o imitabile: la musica degli Haken racchiude infatti gran parte degli stilemi tipici del genere trattato, prontamente elaborati e rilanciati secondo quella che è una visione avanguardistica, ma sempre con quella coda dell’occhio puntata verso ciò che il prog metal rappresentava una volta. Tutto questo senza accostarsi all’idea di realtà nostalgica: ci sono chitarroni a sette corde massicci, un sapiente utilizzo di basso e batteria e numerosi inserti di musica elettronica, riprodotti rigorosamente in presa diretta. Inoltre, il vocalist Ross Jennings sfoggia un tipo di presenza luminosa on stage, abbastanza rara in questo filone, e la risposta del pubblico non tarda ad arrivare tanto per questo motivo, quanto per il coinvolgimento generale sprigionato dalle composizioni degli Haken, le quali non lesinano sulle trovate più elaborate e sognanti, ma nemmeno su quella componente metallica in grado, potenzialmente, di dare un lieve scossone al pubblico. La prima band ad avere un’ora intera a disposizione la sfrutta tutta per fornire uno show all’altezza delle aspettative di tutti coloro che, qualche ora fa, hanno ben pensato di presentarsi al loro meet&greet, tenutosi presso il nostro stand. C’è stato chi, in tempi recenti, li ha etichettati come gli eredi spirituali dei Dream Theater, definizione forse un po’ grossolana, ma non così tanto lontana da una possibile realtà. Al momento, senza dubbio, la miglior esibizione della giornata!
(Roberto Guerra)
TESSERACT – 20.00/21.00
Provenienza: Milton Keynes, Inghilterra, UK
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Ebbene, nemmeno il tempo di pensarlo, che ancora un altro modo di concepire il progressive metal si paventa dinanzi ai nostri occhi, accompagnato da una scossa tellurica provocata da un sound delle chitarre quasi alieno, sotto certi aspetti. Un iniziale problema tecnico al basso non impedisce ai Tesseract di partire in quarta ad imporsi con tutta la propria forza, come si addice ad una band candidata al miglior show della prima giornata di festival. Qui siamo proprio sulle sonorità prog metal più moderne a tinte djent, caratterizzate da sfoggi ritmici mai troppo veloci e atmosfere vagamente oscure, rese alla perfezione grazie alle accordature rigorosamente basse e dalla portata sismica, aspetto che purtroppo impone di sacrificare una componente importante quale quella degli assoli. Il comparto melodico dominato dal vocalist Daniel Tompkins spicca sul possente incedere della sezione ritmica, che rimane comunque la vera protagonista per gran parte della scaletta odierna. Il suono delle chitarre, gestito dai due axemen Acle Kahney e James Monteith, viene modificato più volte in corso d’opera, con tanto di aggiustamenti di volume e distorsione, in modo da adattarli perfettamente ad ogni singolo brano proposto, col sempre presente bassista scalzo Amos Williams a far vibrare l’impianto. Prima di passare ai Dream Theater, a questo punto, ci sorge spontaneo far presente che, tra Tesseract, Haken e compagnia odierna, il prog metal si trova davvero in ottime mani; al punto che, molto probabilmente, John Petrucci e i suoi dovranno impegnarsi al massimo per continuare a spiccare sui loro eredi più giovani.
(Roberto Guerra)
DREAM THEATER – 21.30/fine
Provenienza: New York, New York, USA
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Dobbiamo ammetterlo, dopo lo show tenuto in quel dell’Hellfest le nostre aspettative in merito al concerto dei Dream Theater non erano propriamente delle più entusiastiche. Tuttavia, è bene non dimenticare che stiamo parlando della prog metal band per antonomasia, che nel corso della sua storia è stata capace di proporci dei capolavori assoluti e indiscutibili; senza contare il fatto che si tratta senza dubbio di cinque dei musicisti più capaci al mondo. La setlist, come ormai molti di voi sapranno, non è quella che molti aspettavano, dopo le varie notizie emerse nel corso dei mesi. Anche se, nonostante ciò, l’inizio con la recente “Untethered Angel” appare decisamente più convincente rispetto all’occasione succitata, pur presentando un James LaBrie ancora in fase di riscaldamento. Fortunatamente i due John – Petrucci e Myung – appaiono sin da subito al top della forma, così come i loro soci nelle rispettive postazioni, pur continuando ad avere qualche perplessità sul suono della batteria; il che rappresenta per fortuna un’ottima premessa, in parte smorzata dal procedere del concerto. La scaletta, per l’appunto, si compone principalmente di estratti dall’ancora nuovissimo “Distance Over Time”, abbinati ad alcuni richiami ad uscite più o meno recenti e ad un’unica parentesi dedicata all’album che tutti speravamo di sentire, l’apprezzata “The Dance Of Eternity”. Considerando la bellezza di una grandissima parte del materiale marchiato a nome Dream Theater, auspicavamo che, dopo la smentita dell’iniziativa legata alla riproposizione dell’album “Metropolis pt.2”, venisse proposto qualche loro ‘inno immortale’ in più. La chiusura con “As I Am”, esattamente come l’ultima volta, ci lascia ulteriormente interdetti, al pensiero di aver assistito ad uno show sicuramente favoloso, sotto determinati punti di vista, ma anche incompleto per quanto riguarda la componente puramente emotiva.
La prima giornata del Rock The Castle 2019 si chiude quindi più che degnamente, con quella che comunque, nel bene e nel male, rimane una leggenda della musica metal in generale. Domani faremo un tuffo negli anni ‘8o, insieme a numerosi personaggi iconici dell’hard rock. Buonanotte a tutti!
(Roberto Guerra)
Setlist:
Untethered Angel
A Nightmare To Remember
Fall Into The Light
Peruvian Skies
Barstool Warrior
In The Presence Of Enemies, Part I
The Dance Of Eternity
Lie
Pale Blue Dot
As I Am
FACCE DA ROCK THE CASTLE