06/07/2019 - ROCK THE CASTLE 2019 – 2° giorno @ Castello Scaligero - Villafranca Di Verona (VR)

Pubblicato il 06/07/2019 da

ROCK THE CASTLE 2019 – giorno 2
06/07/2019 – Castello Scaligero – Villafranca di Verona (VR)

#RockTheCastle2019 Day 2 🤘🏻Waiting for Slash featuring Myles Kennedy and The Conspirators 💥📽Gianluca Grandinetti

Pubblicato da Rock The Castle su Sabato 6 luglio 2019

Running Order:

Apertura porte: 12.00

14.00/14.20 – EVEN FLOW
14.20/14.45meet&greet BLACK STONE CHERRY
14.45/15.15 FM
15.45/16.30 – RICHIE KOTZEN
17.00/18.00 – SEBASTIAN BACH (Skid Row set)
18.30/19.30 – DEE SNIDER 
20.00/21.00 – BLACK STONE CHERRY
21.30/fine – SLASH ft. Myles Kennedy and The Conspirators

Introduzione
Dopo una prima giornata principalmente all’insegna delle sonorità rock/metal più complesse e progressive, oggi si cambia totalmente stile in compagnia di una serie di artisti più o meno iconici, appartenenti a quel filone, così duro a morire, che è l’hard rock nudo, puro e inossidabile. In un certo senso si potrebbe quasi scrivere che in questo sabato festivaliero gli anni ’80 si impadroniranno della mente e del cuore di una foltissima schiera di ascoltatori, grazie a colossi quali Slash, Dee Snider e Sebastian Bach.
Nel corso del primo giorno di Rock The Castle abbiamo avuto modo di dedicare qualche attenzione ai cambiamenti, azzeccati o meno, che sono stati applicati all’interno dello location, con l’intenzione di fornire un’esperienza il più godibile e completa possibile. Partendo dal water point, presso cui è possibile usufruire gratuitamente di una fonte illimitata d’acqua, passando per l’area relax con le docce, anche se un po’ nascosta, fino ad arrivare, naturalmente, ai vari stand presso cui ordinare bevande e cibo di vario genere; tutto questo, fortunatamente, senza particolari problemi legati alle code, che tanto avevano fatto discutere lo scorso anno. Inoltre, vogliamo menzionare anche la presenza di più zone coperte da ombrelloni, con tanto di pedane per disabili, nonché un approccio interamente plastic-free dell’intero festival, reso possibile anche grazie alla presenza dei tipici bicchieri decorati, realizzati interamente in polipropilene. Un difetto che abbiamo avuto modo di riscontrare, invece, riguarda la scelta di collocare gli stand dedicati alla vendita di dischi, libri e merchandise vario dietro alla curva delle mura, in prossimità di uno dei due ingressi, col conseguente risultato di minare, in maniera non indifferente, la possibilità di attirare l’attenzione di potenziali clienti.
In ogni caso ci sono ancora due giornate piene per valutare l’andamento di un festival che, senza ombra di dubbio, anche in futuro avrà come principale obiettivo quello di migliorarsi, nonché quello di rappresentare un baluardo della musica rock/metal in Italia. Ora è già tempo di sciogliersi i capelli e lucidare gli stivali di pelle di serpente, nonostante il caldo, perché a breve sarà l’hard rock l’unica lingua parlata. Are you ready to rock!?
(Roberto Guerra)

 

EVEN FLOW – 14.00/14.20
Provenienza: Sassari, Italia
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Iniziamo con una band italiana il cui genere si avvicina molto alle sonorità metal melodiche e di matrice power/prog, band i cui membri di spicco sono l’accoppiata Marco Pastorino / Luca Negro, direttamente dai Temperance; sebbene i veri leader del progetto siano i fratelli Lunesu. Con così poco tempo a disposizione, solo venti minuti, una proposta simile sarà in grado di convincere i già tutto sommato numerosi presenti? Fortunatamente, nonostante dei suoni non proprio ottimali e un Marco Pastorino decisamente meno a suo agio senza una chitarra in mano, i pochi brani suonati tra le mura del castello riescono a giungere direttamente al punto, tra un giro melodico orecchiabile e uno sfoggio di chitarra ritmica. Forse ci saremmo aspettati qualcosa di diverso, come prima band della giornata più hard rock dell’edizione corrente del Rock The Castle, ma ciò nonostante si può dire che il metal melodico degli Even Flow abbia colpito discretamente nel segno, pur senza meritarsi una dose particolarmente elevata di lodi e/o applausi. Bene così, ora è tempo di passare alle band internazionali, e saranno i britannici FM i primi a dire la loro.
(Roberto Guerra)

 

FM – 14.45/15.15
Provenienza: Londra, Inghilterra, UK
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Andiamo quindi in Inghilterra, per passare una piacevole mezz’oretta in compagnia di una delle band più iconiche dell’AOR di stampo europeo. La classe degli FM è infatti cosa ben nota e nonostante la posizione nel bill e l’orario un po’ proibitivi, un inizio sfavillante permette sin da subito ai presenti di fare sfoggio delle ugole, toccando il massimo apice con l’iconica “I Belong To The Night”, sulla quale risulta inevitabile anche un po’ di sano ‘petting’ tra le coppiette. Questi cinque signori hanno ancora un carisma da vendere, così come delle capacità strumentali indiscutibili, valorizzate da dei suoni decisamente migliori rispetto a chi li ha preceduti. Trenta minuti per una band di tale caratura sono effettivamente un po’ pochini, ma a occhio/orecchio possiamo affermare con certezza che Steve Overland e compagni sono rimasti piacevolmente soddisfatti, almeno quanto il pubblico presente al termine della breve esibizione. Avanti così!
(Roberto Guerra)

 

RICHIE KOTZEN – 15.45/16.30
Provenienza: Reading, Pennsylvania, USA
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La canicola non ferma i seguaci del rock che vengono per vedere un funambolo della sei corde come Richie Kotzen. Probabilmente chi non conosce un mostro musicale come questo si trova immerso nel suono rock, blues, funky e fusion del trio capitanato da questo vero e proprio mito: molti sono in grado di suonare ‘bene’ ma il groove, la dinamica e la coesione espressi dal terzetto fanno impallidire una buona fetta degli aspiranti al trono di ‘padroni del pentagramma’. Tutto esce con una facilità estrema, torrido come il clima sotto al palco che non ferma il pubblico dal muoversi e dall’ancheggiare al suono tremendamente sexy proposto da questi musicisti assolutamente straordinari. Musicali all’ennesima potenza, trascinanti, guidati dal grande Richie, vera e propria divinità che divide il proprio talento fra la chitarra ed il cantato, egualmente di fattura meravigliosa. Un trionfo per il gruppo. Un trionfo della musica. Quella vera.
(Fabio Meschiari)

 

SEBASTIAN BACH (Skid Row set) – 17.00/18.00
Provenienza: Peterborough, Ontario, Canada
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Dolore, profondo dolore! Ecco, questo è il pensiero che ci balena in mente sin dai primi secondi della attesa “Slave To The Grind”, ad opera oggi pomeriggio di quella che, in teoria, dovrebbe essere la voce iconica degli Skid Row. Che il buon Sebastian Bach non sia più lo stesso di una volta è cosa risaputa, ma una performance di livello così scadente non ce la saremmo mai aspettata: suoni bassi e quasi totalmente sfalsati, chitarra inesistente, zero impatto ed un Seb che, se nei primi secondi, almeno, aveva la scusa dei volumi bassi, subito dopo si è rivelato per quello che è, ovvero una sottospecie di surrogato amatoriale di ciò che era una volta. Stendendo un velo pietoso sul continuo tentativo, al limite del ridicolo, da parte del biondo frontman di parlare in italiano, con risultati degni del peggior ri-doppiaggio su YouTube, è proprio lo show nella sua interezza ad apparire come qualcosa di totalmente indegno e privo di qualsivoglia forza. Il pubblico, tutto sommato, sembra quasi voler chiudere un occhio sulla performance, preferendo concentrarsi semplicemente sul valore storico/sentimentale dei pezzi proposti; anche se, a parer nostro, quando dei brani così importanti vengono rovinati, non può che essere il rammarico a farla da padrone, non di certo la soddisfazione. Non basta un parziale miglioramento nella seconda metà a risollevare le sorti di un concerto che, ahinoi, ricorderemo probabilmente come uno dei più deludenti del festival. Speriamo, a questo punto, che mister Dee Snider faccia sfoggio di tutta la sua grinta, in modo da risollevare un po’ la situazione.
(Roberto Guerra)

 

DEE SNIDER – 18.30/19.30
Provenienza: Astoria, New York, USA
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Puntualmente, lo storico frontman dei Twisted Sister mette sin da subito d’accordo tutti, con una potenza finalmente in linea con quello che l’hard rock e l’heavy metal dovrebbero rappresentare; come fisico e presenza, infatti, il buon Dee continua a sembrare un vero e proprio highlander, così come dal punto di vista vocale, dal quale magari non riuscirà più a tirare gli acuti di una volta, ma possiamo tranquillamente scrivere come il timbro ci sia ancora tutto. La band dietro di lui, a differenza di quella del suo predecessore on stage, risulta decisamente degna del frontman che ci mette il nome, il quale ci propone una scaletta incentrata tanto sul recente “For The Love Of Metal”, quanto sul periodo storico dei Twisted Sister, una formazione di cui, ammettiamolo, si sente sempre un pochino la mancanza. Bello inoltre notare che la risposta del pubblico è finalmente quella che ci si aspetterebbe da una data come quella di oggi: ogni incitamento di mister Snider va a buon fine e le ugole possono infiammarsi letteralmente su inni del calibro di “You Can’t Stop Rock’n Roll”, “We’re Not Gonna Take It” e “Burn In Hell”. La coerenza dei Twisted Sister, diciamocelo, a discapito della nostalgia, è stata molto apprezzata dagli ascoltatori, troppo abituati a sentir parlare di finti tour di addio e trovate pubblicitarie simili; per fortuna, il loro iconico frontman continua a mietere vittime col suo metal/rock tagliente, valorizzato da un’attitudine on stage che non avrà mai degli effettivi rivali nel genere. Difficile chiedere di meglio, soprattutto dopo aver sentito ancora una volta “I Wanna Rock”.
(Roberto Guerra)

 

BLACK STONE CHERRY – 20.00/21.00
Provenienza: Edmonton, Kentucky, USA
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Hard rock? Blues? L’importante è lo spettacolo, al di là dei generi, ed i Black Stone Cherry sanno bene come farlo: pescando dalla loro discografia, i ragazzi del Kentucky riescono a coinvolgere tutti i presenti al ritmo della loro musica, riuscendo nell’intento di creare un trait d’union fra diversi pubblici, grazie ad una sezione ritmica compatta e ad assoli corroboranti che vanno di pari passo ad una voce sanguigna e senza tempo. Inutile dire che nessuno resta deluso, dai fan della prima ora ai seguaci del suono più blues e teatrale portato sul palco dal gruppo. Un combo destinato a crescere sempre di più in virtù di un suono genuino, vero e che rappresenta l’anima intrinseca del rock and roll a tutto tondo. Tutto il resto è noia. Take it or leave it. E la noia durante il concerto dei Black Stone Cherry non è pervenuta, volando fra assoli carichi di emozioni blues e suggestioni rock.
(Fabio Meschiari)

 

SLASH ft. Myles Kennedy and The Conspirators – 21.30/fine
Provenienza: Los Angeles, California, USA
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Non ne avevamo ancora scritto poiché confidavamo si trattasse di una problematica temporanea o, quantomeno, legata a una determinata posizione nell’area del pubblico. Tuttavia, una delle peculiarità caratterizzanti tutta la giornata di oggi è stato senza dubbio il volume davvero basso, rispetto a quanto ci si aspetterebbe da un evento simile. Con l’inizio del concerto di Slash e compagni la questione, purtroppo, permane, come si può anche comprendere ascoltando le continui invocazioni del pubblico per un aumento del volume. Quest’ultimo viene centellinato durante tutto il corso dello show, fino a giungere a un livello almeno accettabile, permettendo ai presenti di gustarsi lo spettacolo messo in piedi dall’iconico chitarrista dei Guns N’Roses e dai suoi compagni, ognuno dotato del proprio bagaglio personale e di una presenza on stage al limite dell’impeccabile. Al di fuori della nostalgica “Nightrain”, cantata e danzata da pressoché ogni essere umano presente nella location, tutto il resto della scaletta si compone dei migliori estratti provenienti dalla carriera solista di Slash e Myles Kennedy, fedele alleato in studio e sul palco, dotato di una capacità vocale e di intrattenimento che fa impallidire quella del corpulento rivale di cui non facciamo il nome. Nulla viene lasciato al caso, nemmeno la commemorazione al compianto Lemmy Kilmister in occasione del brano “Doctor Alibi”; anche se ci sentiamo di muovere una leggera critica all’eccessiva presenza di assoli e momenti solisti, decisamente troppo lunghi e, a tratti, invadenti per tutti coloro che prediligono un ‘ritmo’ di concerto un po’ meno spezzato. Tuttavia, saremmo sciocchi a non etichettare quella di Slash e soci come una performance di serie A, assolutamente degna del ruolo di headliner della seconda giornata del Rock The Castle di quest’anno.
A questo punto, tutti a bere il bicchiere della staffa! Ci vediamo domani per un po’ di sana violenza di matrice thrash metal!

FACCE DA ROCK THE CASTLE

 

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