Report a cura di Carlo Paleari
Si intitola Us + Them il tour che Roger Waters sta portando in giro per il mondo da un paio d’anni e che, finalmente, è approdato in Italia per ben sei date. ‘Noi e loro’, dove il ‘loro’ è spesso rappresentato dagli ultimi, dai figli della guerra, dai rifugiati. Comparirà spesso l’immagine di due mani tese che cercano di incontrarsi, per simboleggiare questo concetto, perché Roger Waters ripudia la guerra e le sue conseguenze; è stata proprio la guerra a privarlo del padre in giovane età, segnando per sempre la sua vita. Con il passare del tempo Waters ha alimentato il suo impegno politico, prendendo posizioni nette sulla questione palestinese, fino ad arrivare alla rabbiosa campagna anti-Trump: il risultato è uno spettacolo bilanciato tra critica sociale, effetti speciali e, naturalmente, le immortali canzoni dei Pink Floyd.
L’attesa spasmodica del Mediolanumforum di Assago viene finalmente spezzata dalle note di “Breathe (In The Air)”, che catapulta il pubblico nelle atmosfere di “The Dark Side Of The Moon”. Come di consueto Roger e la band sono sovrastati da un enorme schermo gigante, che proietta filmati ed immagini, catalizzando gli sguardi e confermando una delle caratteristiche dei mastodontici show floydiani, che trascendono lo status della rockstar carismatica, dando vita ad un vero e proprio mondo. Lo stesso Waters non è sempre protagonista della scena, lasciando spazio al chitarrista Jonathan Wilson (per le parti vocali di Gilmour) o alle bravissime coriste Jess Wolfe ed Holly Laessig. Eppure, quando la potentissima “One Of These Days” esplode, è impossibile non essere trascinati dal suono pulsante del basso e da quella lacerante minaccia (“One of these days, I’m going to cut you into little pieces”) ringhiata tra il fragore della musica. L’eccezionale “Time” toglie il fiato e lascia spazio all’ottimo Dave Kilmister, che si occupa di gran parte degli assoli, mentre “The Great Gig In The Sky” ci riporta subito alla mente il mai troppo compianto Richard Wright con quella sublime introduzione di pianoforte. Eccellenti le due cantanti in questo brano impossibile, ma non c’è niente da fare: quella performance unica, irripetibile e magica di Clare Torry della versione originale rimane ineguagliabile. Il primo set prosegue con la celeberrima titletrack di “Wish You Were Here”, accolta con un ovvio boato da parte del pubblico; ma il picco di intensità, a nostro parere, viene toccato dalla tesissima “Welcome To The Machine”, con quel synth tagliente come una lama e la sua atmosfera cupa e opprimente. Ovviamente viene dato spazio anche al nuovo album, “Is This The Life We Really Want?”, da cui vengono estratti in totale quattro brani: le canzoni, che su disco ci hanno convinto, non riescono ad equiparare la magia del materiale dei Pink Floyd, forse perché poco adatte al contesto live (ad esclusione dell’intensa “Déja Vu”). Da questo punto di vista i brani di “Amused To Death”, portati spesso in tour da Waters, risultano più solidi e convincenti. Chiude la prima parte dello show una breve carrellata su “The Wall”, con “The Happiest Days Of Our Lives” ed “Another Brick In The Wall” (parte 2 e 3). Come già successo nel monumentale tour di qualche anno fa, anche in questo caso salgono sul palco dei ragazzi di una scuola milanese a coreografare il celebre brano dedicato al condizionamento dei cattivi maestri. Dopo circa un’ora lo show si interrompe per un break di venti minuti e questo ci permette di fare qualche considerazione: chi vi scrive ha visto diverse volte dal vivo l’ex-bassista dei Pink Floyd e Us + Them rappresenta in un certo senso una summa dei tour precedenti di Waters. Abbiamo visto elementi simili al tour In The Flesh, che ha dato una seconda giovinezza al cantante; altri provenienti dagli spettacoli di circa dieci anni fa in cui Roger eseguiva nella sua interezza “The Dark Side Of The Moon”; fino, naturalmente, a quel “The Wall” che è stato uno dei tour di maggiore successo degli ultimi anni. La seconda parte del concerto alza ulteriormente l’asticella, sia dal punto di vista visivo che da quello musicale: lungo tutto il corridoio centrale, che va dal mixer al palco, viene eretta una scenografia che rappresenta la Battersea Power Station, resa celebre dalla copertina di “Animals”. Roger e la sua band, dunque, attaccano con una accoppiata da infarto con “Dogs” e “Pigs (Three Different Ones)”: la prima, a nostro parere uno dei vertici dell’intera produzione floydiana, si evolve nei suoi diciassette minuti con lucida spietatezza ed arrangiamenti maestosi; la seconda, invece, rappresenta l’apice della critica sociale di Waters, con Donald Trump che, senza andare troppo per il sottile, viene associato al maiale e sbeffeggiato assieme agli altri potenti del mondo, mentre il gigantesco e iconico maiale volante sovrasta il pubblico del Forum. L’ultima parte del concerto, invece, vede di nuovo protagonista “The Dark Side Of The Moon”, fino alla liberatoria conclusione di “Brain Damage”/“Eclipse”, in cui con un gioco di luci e specchi viene disegnato un enorme prisma che avvolge e domina il pubblico della platea. Si avvicina ormai la mezzanotte e a Waters non rimane che ringraziare il suo pubblico prima di congedarsi, dicendo come l’amore e il calore percepito questa sera siano per lui una speranza per il mondo, che non deve essere consegnato ai Trump, alle May, alle Merkel, i Macron o i Berlusconi, bensì ai nostri figli e ai figli dei nostri figli. La serata si conclude, quindi, con una emozionante “Mother” (“Mother, should I trust the government?” “COL CAZZO”, proiettato in italiano a caratteri cubitali) e, ovviamente, “Comfortably Numb”. Quest’ultima è senza dubbio una delle più belle canzoni che siano mai state scritte e ogni volta sono brividi e lacrime a fiumi. Certo, qui, con buona pace del bravo Dave Kilmister, l’assenza di Gilmour si sente… Eccome se si sente. Ma si tratta lo stesso di un momento altissimo, in cui il pubblico non riesce più a stare seduto e tributa una standing ovation a Roger, cantando ogni singola parola. Ennesima serata memorabile, quindi, per il cantante ormai settantatreenne, che non ha ceduto nemmeno un momento, regalando al pubblico milanese uno spettacolo eccezionale sotto ogni aspetto.