Il Lo-Fi di Milano, da qualche mese a questa parte, si sta costruendo una reputazione invidiabile tra gli amanti delle sonorità alternative, forte di un calendario sempre più ricco ed esaltante (Exhumed, Black Breath e Light Bearer, giusto per fare qualche nome). Non è un caso, quindi, che Metalitalia.com sia accorsa nel suddetto locale per raccontarvi la seconda data italiana del tour europeo dei Rosetta, nuovamente on the road a supporto dello straordinario “A Determinism Of Morality”. Ad accompagnare i Nostri, come da tradizione, due gruppi spalla: i newyorkesi Kings Destroy e gli italianissimi Chambers…
CHAMBERS
Non ce ne vogliano i Chambers, ma la loro performance – a detta di chi scrive – è stata un vero e proprio supplizio. Affossati da suoni terrificanti e indecifrabili, i post-hardcorer toscani hanno suonato senza sussulti per una trentina di minuti, in balia della temperatura tropicale generatasi in prossimità del palco. Un tour de force che ha stremato non soltanto loro, ma anche il pubblico, in evidente debito di ossigeno dopo una manciata di brani. Un inizio non certo brillantissimo.
KINGS DESTROY
La serata comincia ad ingranare con i Kings Destroy, cinque ‘fattoni’ che dalla Grande Mela decidono di tramortirci con una robusta dose di stoner rock e doom metal. Avvalendosi di suoni finalmente degni di nota, i Nostri si rendono protagonisti di un discreto live-set, tra ritmi sulfurei e inevitabili richiami alle gesta dei Kyuss. Curiosamente, il fatto di suonare come gruppo-spalla ufficiale pare non abbia sollecitato la curiosità del pubblico, ammassatosi nel parcheggio attiguo al locale per fare quattro chiacchiere e bersi una birra. Un peccato, visto il trasporto con il quale i cinque americani hanno sfruttato i trenta minuti a loro disposizione. Capaci e divertenti, ci sono piaciuti.
ROSETTA
“We are moments, men, and places
We are planets, monuments to stars…”
Chitarra, basso, batteria e voce: non occorre altro ai Rosetta per imbastire uno show e replicare le atmosfere che li hanno resi noti al ‘grande’ pubblico; una formula particolarissima, arrivata ad amalgamare elementi post-hardcore, space-rock e post-rock per un risultato – è il caso di dirlo – spaziale, che chiunque abbia a cuore gli sviluppi della scena dovrebbe essere in grado di riconoscere ad occhi chiusi. E’ “TMA-3”, dallo split con i Junius, ad inaugurare il viaggio dei nostri metal-astronauti, tra i bagliori di galassie infuocate e le luci di stelle senza nome; un’esperienza fuori dal comune, sovrastata dalle urla di Mike Armine e dalle melodie della sei-corde di Matt Weed, in un elegiaco crescendo di sensazioni e riverberi siderali. A dirla tutta, una volta investiti dalle magnifiche “Wake” e “Revolve”, è bastato chiudere gli occhi per lasciarsi cullare dalle trame dei Nostri, per un’ora di concerto che non poteva non lasciarci estasiati, letteralmente senza fiato. La nostra impressione, insomma, è stata quella di trovarsi di fronte ad una delle due/tre migliori formazioni post-metal al mondo, sempre più conscia del proprio ruolo e delle proprie capacità… Un viaggio per la mente che vi sollecitiamo a vivere – qualora non lo aveste ancora fatto – non appena terminata la lettura di queste righe. Lo shuttle è pronto per il decollo, sicuri di non volere salire a bordo?