04/25/2016 - ROTTEN SOUND + ABIGAIL WILLIAMS + CULT LEADER + RAZOREATER @ Boston Music Room - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 27/04/2016 da

I Rotten Sound non perdono tempo: a poche settimane dalla pubblicazione del nuovo full-length “Abuse To Suffer”, i grinder finlandesi calano in Europa per una serie di date in compagnia di Abigail Williams e Cult Leader. La popolarità della band – e di tutto il grindcore e derivati, a ben vedere – è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, dunque non ci stupiamo nel vedere un Boston Arms piuttosto affollato. È lunedì, ma, evidentemente, la fame di musica estrema è ben più forte della malinconia post-weekend!

rotten sound - tour 2016

RAZOREATER

Scelti appositamente dai Rotten Sound per aprire la data londinese (assieme ai The Brood, questi ultimi persi per via di un inizio sin troppo anticipato), i giovani Razoreater sfruttano al meglio l’occasione con un set breve e ferocissimo, decisivo per portarli sul taccuino dei tanti presenti in sala. Del resto, la proposta del quintetto britannico è assai simile a quella degli headliner, quindi basta davvero poco affinchè la platea si faccia interessata e si avvicini sempre di più al palco. Il gruppo, come accennato, è giovane, ma ha già accumulato una vasta esperienza sul fronte live, suonando in lungo e in largo per il Regno Unito e supportando anche nomi di grosso calibro. Non a caso, la presenza scenica dei ragazzi è di prim’ordine e la loro foga si rivela ben presto contagiosa. Giusto il frontman sembra necessitare di un pizzico di mestiere in più, visto che nella seconda parte del set il Nostro appare evidentemente in debito di ossigeno, ma nel complesso la prova di questa band può comunque dirsi più che positiva. Sapevamo che davanti ad un pubblico così ricettivo i Razoreater non avrebbero deluso.

CULT LEADER

Si sale ovviamente di livello con i temibili post-hardcorer Cult Leader, la band nata dalle ceneri dei Gaza. Con l’ultimo “Lightless Walk” il gruppo americano ha fatto capire di avere ancora molto da dire e di non temere affatto i paragoni con il vecchio progetto. Anthony Lucero è un frontman più dinamico e carismatico di Jon Parkin e lo stesso si può grosso modo dire della proposta musicale dei ragazzi, che, grazie anche al decisivo aiuto di Kurt Ballou (Converge), almeno su disco ha acquistato un tiro e un vigore inauditi. Le aspettative sono abbastanza alte attorno alla performance dei ragazzi di Salt Lake City e, fortunatamente, Lucero e soci non fanno nulla per delure. A livello di pesantezza, quello dei Cult Leader è senza dubbio il concerto top della serata: chitarra e batteria sono enormi, mentre il cantante dà l’impressione di essere totalmente sconvolto mentre declama gli acidi versi dei brani. Si respira vera aria di ostilità durante il breve set della band, con la prima parte di “Lightless Walk” suonata praticamente per intero e senza alcuna sosta, quasi come se i ragazzi fossero dei berserker in preda ad una furia omicida. I Nostri spaccano tutto, ma si calmano appena prima del finale, lanciandosi in una sentita “Driftwood”, traccia più lenta e atmosferica presente nel primo EP “Nothing For Us Here”. Come un sorriso in una carneficina.

ABIGAIL WILLIAMS

Molti si sono chiesti che cosa ci facessero gli Abigail Williams in un bill ampiamente devoto a grind e hardcore. In effetti il gruppo statunitense sulla carta può apparire fuori posto, soprattutto se si pensa alle sue prime prove discografiche, ma il nuovo “The Accuser” ha segnato un irrobustimento del sound e un generale avvicinamento a quello sludge e a quel black metal più groovy popolarizzato negli ultimi anni da gruppi come Nachtmystium, Wolvhammer e Lord Mantis (guarda caso tutte band in cui i Nostri militano o hanno militato). Quando la band sale sul palco c’è effettivamente timore di vedere buona parte della folla uscire all’esterno per una sigaretta o per cenare, invece, per nostra sorpresa, quasi tutti gli astanti rimangono al loro posto e il quartetto ripaga il supporto con una prova decisamente coinvolgente. Ken Sorceron e soci evitano saggiamente le arie sympho-black degli esordi e puntano tutto sul materiale più recente, denotando un affiatamento e una modestia che non ci aspettavamo. Senza tastiere e con due chitarre e un basso che graffiano e galoppano con convinzione su pezzi come “Lost Communion” e “Of The Outer Darkness”, gli Abigail Williams riescono ad inserirsi nel tema della serata senza alcuna fatica, risultando sì più melodici dei loro compagni di tour, ma non per questo più noiosi. Una piccola sorpresa per molti.

ROTTEN SOUND

Si chiude quindi in grande stile con l’arrivo degli headliner, che ritroviamo in splendida forma dopo alcuni anni di assenza dai palchi londinesi. Il nuovo “Abuse To Suffer” è arrivato nei negozi solo poche settimane fa, ma i Rotten Sound questa sera decidono di dare spazio a parecchio materiale più datato, presentando una scaletta che rimbalza continuamente tra gli ultimi album ed EP. Al primo brano si capisce subito che il sound-check è stato effettuato con estrema cura: i volumi sono alti, ma tutti gli strumenti godono di ottima definizione e legano perfettamente. In passato da queste parti ci era capitato di assistere a degli show piuttosto confusionari, ma il Boston Arms sembra essere la location ideale per ospitare i quattro nordici, che quest’oggi possono contare su una resa sonora praticamente identica a quanto udibile su disco. Come al solito, vista la breve durata dei singoli episodi, il gruppo “spara” grappoli di due/tre pezzi alla volta, in modo da contenere le pause e mantenere elevato il livello di intensità. Gli strumentisti sono affiatatissimi, mentre Keijo Niinimaa è senz’altro il frontman più esperto tra quelli che si sono esibiti questa sera: la sua voce non cala affatto nell’arco dello show e il suo modo di tenere il palco è assolutamente sicuro e spontaneo. Negli ultimi anni il repertorio della band si è arricchito di qualche brano più lento e queste tracce vengono intelligentemente presentate live con il chiaro intento di rendere il set più dinamico e variegato. Utili anche ai musicisti per riprendere fiato, “Extortion and Blackmail”, “Choose” e “The Effects” trovano quindi spazio nell’esibizione, mostrando al meglio il lato groovy della proposta dei Nostri, prima che tracce come “Lazy Asses”, “Western Cancer” o “Targets” spazzino via tutto con i loro torrenziali blast-beat. Oltre a sottolineare la lodevole performance del quartetto finnico (quaranta minuti micidiali), ci sembra poi il caso di dare risalto anche alla risposta dei fan, che questa sera non si sono affatto risparmiati, innescando un pogo che Londra ha visto di rado ultimamente. Serve una cornice del genere per concerti come questo: per fortuna questa sera all’interno del Boston Arms fan e curiosi si sono tutti trovati sulla stessa lunghezza d’onda.

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