A cura di Gennaro Dileo
RUSH
La navicella Cygnus X-1 atterra per la prima volta in Italia, e Metalitalia.com non poteva assolutamente mancare a questo storico concerto del three-piece canadese che ha estasiato il pubblico con una performance davvero mozzafiato. Largo alla cronaca…
Il tre storicamente viene considerato come un numero perfetto. Geddy Lee, Alex Lifeson e Neil Peart incarnano alla perfezione questo concetto. Il reportage del concerto potrebbe finire qui, ma sono tante le cose da scrivere su questa band che ci ha regalato quasi tre ore e mezza di show mozzafiato – diviso in due atti – che i presenti difficilmente dimenticheranno. La spasmodica ed elettrizzante attesa pre – concerto si trasforma improvvisamente in un boato degno dello stadio che ospita la finale di Champions League, quando sullo schermo alle spalle del palco appare una deliziosa sequenza animata di tutti gli studio album della band, interrotta da un simpatico vecchietto appena destatosi dal sonno che invita i nostri a salire sul palco, accolti in modo trionfale dalla platea. Nessuna posa da rockstar viziata, ma tre persone consapevoli di aver firmato molte canzoni meritevoli di entrare a far parte del firmamento del rock e così veniamo inizialmente deliziati dal medley composto da “Finding My Way/Anthem/Bastille Day/Passage To Bangkok/Cygnus X-1/Hemispheres (Intro)” per poi essere successivamente travolti dalle frizzanti note dell’accoppiata “The Spirit Of The Radio”/”Force Ten”, passando attraverso la gradevolissima “Roll The Bones”, e planare ancora sulle ruvide note di “Animate”. Un incontenibile Geddy Lee, oltre a sfoderare una notevole performance vocale e dominare (sì è proprio il caso di dirlo!) il suo quattro corde sino alla fine del concerto, si occupa delle tastiere e dei campionamenti regalandoci una “Red Sector A” da urlo, giostrata sul dinamico tappeto ritmico intavolato dal tentacolare Neil Peart. Largo anche alla spettacolare “Subdivisions”, la deliziosa “Mystic Rhytms”, l’ipnotica “Between The Wheels” e la cruda “Secret Touch” tratta dall’ultimo studio album “Vapor Trails”. Sempre impeccabile Alex Lifeson, fautore di una performance di primissimo ordine, che tesse con disarmante semplicità le intricate ritmiche cucendole con break espressivi, ben lontani dai noiosissimi e masturbatori chitarrismi che affliggono i cosidetti “guitar heroes”. Immancabile il drum solo di Peart – accolto come manna dal cielo – dove il nostro si è cimentato in passaggi impressionanti che attiravano come calamita lo sguardo sempre più orgasmico di un pubblico prossimo al delirio, per poi riportarlo sul pianeta Terra alla sua conclusione ed essere salutato con scroscianti applausi. Peart si concede il meritato riposo e, nel mentre, Lee e Lifeson imbracciano due chitarre acustiche eseguendo con anima e corpo “Resist” e “Heart Full Of Soul”, mutando la tensione accumulata fino a quel momento in pura emozione. I nostri non dimenticano le loro origini, e omaggiano alla grande artisti come Eddie Cochran con “Summertime Blues”, i The Who con “The Seeker” e i Cream con “Crossroads”, unendo in un composto micidiale eleganza ed energia. Il micidiale trittico “2112”, “Xanadu” e “By-Tor & The Snow Dog” ci accompagna lentamente, ma inesorabilmente, verso la fine della serata, conclusa dall’evergreen “Limelight”, testimonianza ultima di una serata indimenticabile. Concerto dell’anno.