Report a cura di Alessandro Elli
In una settimana in cui Milano, dopo due anni di patimento, sembra essere tornata quella di un tempo come numero di concerti, tanto che dovremmo sdoppiarci per poterli seguire tutti, la presenza di un pubblico piuttosto numeroso ad uno show di due band come Russian Circles ed Helms Alee è sicuramente un segnale che dà speranza per una ripresa che sembra vicina. Entrambe americane (provenienti rispettivamente da Chicago e Seattle), le due formazioni gravitano nell’ambito del cosiddetto sludge metal, pur dandone un’interpretazione abbastanza differente, che ha in comune, almeno in questa serata al Magnolia, un furore esecutivo superiore allo standard.
Sono le 21 quando, in perfetto orario, sul palco del Magnolia salgono gli HELMS ALEE, con il pubblico che è costituito da pochi spettatori. Che la proposta degli americani non sarà propriamente canonica lo si capisce fin dalla disposizione sul palco, nella quale lo spazio più centrale viene affidato alla batterista, vero e proprio fulcro del suono della band; a completare il terzetto, una bassista ed un chitarrista/percussionista, con le voci che verranno suddivise più o meno equamente tra tutti i componenti del gruppo. E, in effetti, lo sludge metal suonato dai tre non è lineare, ma piuttosto sbilenco e sporcato da suoni che vanno dal grunge (e non potrebbe essere altrimenti vista la città di provenienza), allo stoner stile Kylesa/Mastodon, con qualche accenno di noise rock e di Melvins e, particolarmente nell’ultimo brano proposto, una sorta di deriva cantautoriale finora inedita nei loro dischi. Come già accennato, il drumming è potente e preciso, mentre i riff sono taglienti ed anche il basso assurge di frequente a protagonista; la varietà a livello vocale è un valore aggiunto anche se il cantato maschile sembra avere un volume troppo basso rispetto agli altri strumenti, unica pecca di una serata in cui i suoni sono ottimi. Ciò che salta all’occhio è l’impatto della musica, una miscela coesa ed accattivante, e ad ammantare i pezzi una sensibilità pop che permette di rendere la proposta più appetibile, ben accolta tra l’altro da un audience che si va pian piano infoltendo e che mostra di apprezzare. Una gradita sorpresa, per tre quarti d’ora abbondanti in cui è difficile non scapocciare.
Pochi minuti per il cambio palco e, in un Magnolia ormai quasi pieno, ecco salire in scena i RUSSIAN CIRCLES: la band di Chicago non ha bisogno di molte presentazioni, è attiva da ormai diciotto anni, ha alle spalle ben sette album (ma, per i continui spostamenti di questo tour, l’ultimo “Blood Year” risale ormai a tre anni fa) ed è conosciuta per aver modellato un proprio suono riconoscibile, un post-rock strumentale che incorpora la lezione dei capisaldi del genere e la irrobustisce con suoni più pesanti, mutuati dallo sludge di Isis e Neurosis, dando luogo a qualcosa di personale ed avvincente. Chi li ha già visti dal vivo, sa per certo che gli americani quando sono in forma non deludono, ma questa sera la loro prestazione è sorprendente per la scelta di puntare principalmente sulla potenza: pur essendo una band che fa della vigoria uno dei propri punti di forza, non è mai accaduto di assistere ad un loro concerto in cui picchiassero come dei fabbri come in questa occasione. Certo, una certa componente atmosferica, e anche psichedelica, nei loro live è sempre presente ma i tre, forse per la frustrazione accumulata in questi ultimi anni, hanno deciso di spaccare e lo fanno con tutta la loro energia. Il loro show è fatto di momenti vibranti e di altri più rarefatti, che si alternano in una dinamica che funziona benissimo, con una cascata di arpeggi, riff sincopati e sommersi dal feedback, pattern ritmici eleganti e suoni nitidi e puliti. La setlist va a pescare non solo dall’ultimo album ma anche dalla produzione meno recente, riproponendo anche due classici come “Youngblood” e “Harper Lewis”. In passato a questi tre musicisti è stata contestata una certa incostanza nelle esibizioni live, ma oggi non ci si può proprio lamentare, e le facce felici di chi sta lasciando il Magnolia ne sono la testimonianza migliore.
Setlist Russian Circles:
Arluck
Afrika
Harper Lewis
Quartered
Deficit
309
Sinaia
Vorel
Youngblood
HELMS ALEE
RUSSIAN CIRCLES