19/09/2012 - SABATON + ELUVEITIE + WISDOM @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 20/09/2012 da

Report a cura di Alessandro Corno
Foto di Francesco Castaldo

Della progressione dei Sabaton, sia dal punto di vista qualitativo delle proprie composizioni sia, e soprattutto, a livello di notorietà, abbiamo più volte parlato sulle pagine di Metalitalia.com. Un successo fino a pochi anni fa impronosticabile, che però si è verificato, merito soprattutto della capacità della band svedese di conquistare quella frangia di pubblico giovane che tutt’oggi è ancora molto attirata dal power metal. I loro pezzi sono fatti per essere cantati, i loro testi incentrati sulle grandi guerre esaltano e la loro attitudine è simpatica anche nella sua innegabile ‘tamarraggine’. Quanto basta dunque per garantirsi un fedelissimo seguito che non ha fatto mancare il proprio supporto il 19 settembre all’Alcatraz di Milano. La band si è esibita in veste di headliner dello Swedish Empire Tour, con Eluveitie e Wisdom, sul palco B del locale, la cui antistante platea è stata popolata da un’affluenza molto superiore rispetto a quella che il gruppo riusciva a far registrare in precedenza. Per i fan dei Sabaton, richiamati anche da un album di successo come l’ultimo “Carolus Rex”, è stata un’occasione importante per verificare le capacità della nuova formazione, con il batterista Robban Back e i chitarristi Thobbe Englund e Cris Rorland recentemente entrati nel gruppo a fianco del vocalist Joakim Brodén e del bassista Pär Sundström. Ecco a voi come è andata la serata!


WISDOM
Di fronte ad un discreto numero di fan, gli ungheresi Wisdom attaccano il loro set all’insegna del power epico melodico con “Fallin’ Away From Grace”, opener dell’ultimo album “Judas”. La formula è quanto di più già sentito ci sia in ambito power: doppia cassa a elicottero, voce pulita e ritornelloni catchy alla Freedom Call o vecchi Edguy. Abbastanza precisa la prova strumentale della band e del suo frontman Crossfader, ma l’impressione di ‘visto e rivisto mille volte’ va di pari passo ad un’ispirazione del songwriting parecchio scarsa. Questa constatazione può essere solo rafforzata dall’ascolto di un mid-tempo banale come la successiva “Somewhere Alone”, oppure anche dalla più tirata “Live Forevermore”. Il pubblico sembra non dare più di tanto peso alla mancanza di personalità e applaude calorosamente la giovane formazione. In mezzo alla setlist trova anche spazio la cover di “Wasted Years” degli Iron Maiden, eseguita in maniera piuttosto buona anche a livello vocale. Le conclusive “Wisdom” e “Judas” non escono dagli schemi di cui sopra e ci lasciano il ricordo di una giovane realtà che dal vivo sa maneggiare con perizia i propri strumenti, ma che ancora deve dimostrare di saper scrivere musica degna di particolar nota.

Setlist:
Fallin’ Away From Grace
Somewhere Alone
Live Forevermore
Heaven And Hell
Wasted Years (Iron Maiden cover)
Wisdom
Judas

ELUVEITIE
Gli Eluveitie sono tra le band straniere che più hanno suonato in Italia negli ultimi anni e questo da un lato ha contribuito alla loro notorietà, dall’altro li ha resi piuttosto inflazionati.  Con un discreto album come “Helvetios” tuttora in corso di promozione, è piuttosto scontata la presenza in setlist di diversi estratti da questo lavoro. Proprio con la titletrack parte il concerto e da subito notiamo come la formazione, in cui figura anche il nuovo chitarrista Rafael Salzmann, questa sera sia in buona forma. Convince il growl di Chrigel Glanzmann, mentre la voce pulita della ghirondista Anna Murphy continua a rasentare la sufficienza in quanto a espressività e intonazione. Nulla di particolare da segnalare nella buona prestazione strumentale del resto del gruppo, ordinato fautore di un folk death metal melodico con strumenti etnici, che anche questa sera conquista l’apprezzamento del pubblico nonostante dei suoni a tratti un po’ confusi. A far presa, considerando l’audience di derivazione prettamente power metal presente, sono soprattutto i brani più orecchiabili come “A Rose For Epona”, “Alesia” e soprattutto “Inis Mona”, sulle note della quale la platea salta e canta a gran voce. La chicca della serata è la vecchia “Divico”, mentre il finale di concerto viene interamente riservato all’ultimo e sopra citato album. Manca qualche pezzo aggressivo di presa come “Bloodstained Ground” ma poco importa, lo show degli Eluveitie convince, merito anche dell’utilizzo di strumenti tradizionali veri e basi fortunatamente lasciate proprio al minimo essenziale, cosa un po’ in controtendenza rispetto al trend attuale. Un gruppo che ha trovato una formula vincente e che deve solo fare attenzione a non ripetersi troppo, una trappola nella quale, con le ultime uscite, ha già rischiato di cadere.

Setlist:
Prologue
Helvetios
Luxtos
Neverland
A Rose For Epona
Divico
Inis Mona
Alesia
The Uprising
Havoc
Epilogue

 

SABATON
Di fronte al palco la platea è stracolma quando i Sabaton, con le loro tenute militaresche, irrompono tra le urla del pubblico sulle note della martellante “Ghost Division”. La band del frontman e leader Joakim Brodén parte alla grande e lo stesso cantante catalizza l’attenzione di tutti con le sue movenze da macho e il suo look alla ‘I Mercenari’. La partecipazione del pubblico è praticamente totale, anche sulla nuova “Gott Mit Uns”, indice che l’ultimo album “Carolus Rex” è stato molto ben accolto dai fan. Tutti o quasi conoscono i pezzi e le prime file pogano e saltano incitate dalla band. La prestazione della nuova formazione, senza tastiera, qui sostituita da basi, è fedele a quanto presente su disco e fuga ogni dubbio circa la resa di un gruppo recentemente quasi del tutto rinnovato. Ottimi i suoni e bello anche il colpo d’occhio di una scenografia semplice e d’effetto, con un imponente impianto luci. Il simpatico Brodén con il suo vocione scherza col pubblico (e ovviamente spara anche la più nota bestemmia in italiano…) prima di una coinvolgente “Poltava”. Il nuovo album viene ben rappresentato anche dalla titletrack e da “Karolinens Bon”, versione svedese di “The Carolean’s Prayer”, eseguita nella lingua madre del quintetto su richiesta dei fan. Dopo una “40:01” guidata da una triggeratissima doppia cassa che sprona il pubblico ad un pogo forsennato, è il turno della ‘lezione di svedese’. In realtà è il pubblico a intonare la nota bestemmia di cui sopra e a Brodén non resta che contraccambiare insegnando a sua volta ‘skoal’ (salute) e ‘öl’ (birra)… non proprio la stessa cosa. “Cliffs Of Gallipoli” è uno dei brani con più partecipazione dell’intero set e allo stesso modo trascina “Uprising”, scelta dal pubblico a scapito di “Midway”. L’ottima “The Lion From The North” è l’ultimo pezzo estratto da “Carolus Rex”, prima di un finale retrospettivo in cui spiccano il lento “The Hammer Has Fallen”, con il cantante che si siede al suo strumento originale, la tastiera, e le acclamatissime “Attero Dominatus” (dal ritornello fin troppo alla Nightwish di “Wishmaster”), “The Art Of War” e “Primo Victoria”. I Sabaton hanno offerto un buon spettacolo e quanto hanno raccolto oggi è semplcemente la dimostrazione di quello che Joakim Brodén ha detto proprio sulle nostre pagine: “se lavori duro ce la puoi fare”. A giudicare dal pienone che soprattutto in Nord ed Est Europa questo tour sta facendo registrare, loro ce l’hanno fatta.

Setlist:
The Final Countdown (Europe – Intro)
The March To War (intro)
Ghost Division
Gott Mit Uns
Poltava
White Death
Carolus Rex
Karolinens Bön
40:1
Cliffs Of Gallipoli
Uprising
The Lion From The North
The Hammer Has Fallen
Into The Fire
Attero Dominatus
The Art Of War
Primo Victoria
Metal Crüe

 

1 commento
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