NOCTIFERIA
Il locale Mostovna si può raggiungere anche a piedi dal confine italiano, in quanto dista circa soltanto 100 metri dal confine ormai senza barriere (il sottoscritto è arrivato un po’ in ritardo perché bisogna pur sempre raggiungere Gorizia, un po’ isolata dalle grandi arterie stradali). L’interesse per i Noctiferia, la band migliore che la Slovenia possa vantare e anche quella che gode di maggior visibilità anche fuori dalla Slovenia stessa, é decisamente elevato, perché il debut album “Per Aspera” del 2002 è un signor album, un mix letale tra primi Samael e vecchi Dissection. Non avendo potuto ancora ascoltare il ‘nuovo’ album “Slovenska Morbida” (del 2006), l’attesa per la performance live e per sentire i brani dell’ultima fatica é piuttosto grande. Il concerto è iniziato da una decina di minuti, ma già dopo un paio di canzoni la delusione prende piede. Dei ‘vecchi’ Noctiferia non c’è in pratica più traccia, la band capace di creare un mix elaborato e ben pensato di metal estremo è svanita, ora punta tanto sul nuovo album e ne propone diversi brani, peccato che le canzoni sembrino tutte troppo simili tra loro. I nostri paiono i fratelli minori dei Meshuggah, ma purtroppo per loro non c’è paragone tra le due band. I suoni sono molto validi ed il concerto ha un discreto successo, del resto la band gioca in casa e qui non c’è l’ostracismo che solitamente colpisce i gruppi italiani quando si esibiscono in patria. La performance dei Noctiferia è discreta e nulla più, un po’ perché i brani proposti non sono entusiasmanti e un po’ perché la band potrebbe muoversi un po’ di più sul palco. Per il sottoscritto una vera delusione: la Slovenia ha perso una band di peso, il resto dell’underground al momento è troppo invischiato nell’anonimato e nella mediocrità per poter puntare ad un salto di qualità che i Noctiferia, anche se nel passato, erano riusciti a fare. Un vero peccato.
KEEP OF KALESSIN
La delusione per il ‘nuovo corso’ dei Noctiferia viene smaltita in fretta quando sul palco salgono i norvegesi Keep Of Kalessin. L’inizio è mozzafiato: sulla base di chitarre acustiche preregistrate entra in scena il chitarrista, che propone l’assolo presente sull’opener del nuovo album, la bella ed epica “Origin” dall’altrettanto valido “Kolossus”. Ottimo modo per cominciare lo spettacolo: arriva poi il resto della band e i Keep Of Kalessin iniziano il loro violentissimo show a partire da “A New Empire’s Birth”. Su CD i brani del nuovo “Kolossus” non sembrano così devastanti come invece sono dal vivo, in studio si sente di più l’epicità insita nei pezzi, epicità che toglie loro un pizzico di violenza a vantaggio dell’atmosfera; dal vivo, invece, tutto è violento e massacrante, soprattutto per ‘colpa’ del batterista tritaossa: enorme. Il suo picchiare forte e veloce spesso e volentieri copre la chitarra, che pure non ha volumi bassi, e questo fa perdere un po’ il filo conduttore ai brani, ma allo stesso tempo offre una violenza sonora non indifferente. Come per tanti gruppi black metal, anche per i Keep Of Kalessin vale il discorso che in sede live, prediligendo la violenza, si va a perdere molta dell’atmosfera che questo genere musicale possiede, e i brani ne risentono e si assottigliano, perché molte sfumature che possiedono sul palco vanno irrimediabilmente perdute o sono quasi impossibili da cogliere. Per questo motivo, anche i Keep Of Kalessin, nonostante dal vivo siano violentissimi, potenti e parecchio precisi, offrono il meglio su CD, dove è possibile godere appieno della loro buonissima musica. In conclusione possiamo dire che il loro concerto è stato più che buono: il loro status crescente all’interno del panorama black metal viene confermato anche in sede live.
SAMAEL
superbo “Reign Of Light”, scelta abbastanza curiosa essendo questo il più affine stilisticamente all’ultimo lavoro del gruppo. La voce grossa invece è stata fatta dallo stellare (in tutti i sensi) “Passage”: immancabili dunque “Rain”, “Jupiterian Vibe”, “The Ones Who Came Before”, “Shining Kingdom” e “My Saviour” come brano conclusivo; peccato che per i Samael la devastante “Born Under Saturn” non sia tenuta in grande considerazione in sede live, ma in fin dei conti parliamo di un album ‘vecchio’ di ormai tredici anni! Gli svizzeri, oltre a ripercorrere tutta la variegata carriera discografica rendendola sul palco quasi completamente omogenea (altro punto in favore della band), sanno offrire un vero e proprio spettacolo, con la gestualità e con supporti vari, quali uno schermo che proietta immagini e simboli confacenti alle tematiche della band di Vorph e Xy. Quest’ultimo, poi, dietro ai suoi samples e alla mini-batteria, è un demone che si agita tutto il tempo, là dove Vorph è l’indiscusso leader, invasato e convintissimo in questo suo pseudo-ruolo di sacerdote del futuro e della Luce. Illuminati dalle tenebre, i Samael hanno offerto uno show ai massimi livelli, di un impatto fuori dal comune, riuscendo a dare maggior carica esplosiva anche ai brani che sull’ultimo album suonano un po’ troppo techno e poco extreme metal. E ora la band svizzera preannuncia che il prossimo studio album sarà rivolto al passato, al periodo di svolta con il passaggio dall’Inferno al Cosmo. Le sensazioni sono davvero ottime. Il consiglio spassionato agli amanti della buona musica e dei buoni live show è quello di non perdersi un gruppo come questo. Inchiniamoci per l’ennesima volta.

