17/03/2018 - SATYRICON + SUICIDAL ANGELS @ Largo Venue - Roma

Pubblicato il 27/03/2018 da

Report a cura di Bianca Secchieri

A meno di sei mesi dall’ultima calata italica, la band di Satyr e Frost torna a visitare il nostro Paese. Cogliamo l’occasione per una breve trasferta romana, che ci dà in particolare la possibilità di riascoltare live gli estratti dall’ultimo uscito “Deep Calleth Upon The Deep” dopo qualche mese di rodaggio. Ad accompagnare i norvegesi ci sono i thrasher greci Suicidal Angels, che si confermano fedeli apripista. Gli orari ufficiali dell’evento – che verranno scrupolosamente rispettati – poco si addicono a quelli di un normale sabato sera e non lasciano alternativa ai vecchi cari panini da casa (all’interno del locale non è possibile cenare e non è prevista l’eventualità, una volta entrati, di uscire e rientrare – unica grave pecca organizzativa). Il lato positivo è che chi, come noi, ha davanti parecchi chilometri da percorrere trova sicuramente agevolato il rientro. Entriamo ora nel dettaglio di un’ottima serata di metallo estremo (ma non troppo).

 

 

SUICIDAL ANGELS
Sono quasi le venti quando i quattro ateniesi danno inizio al loro show, tre quarti d’ora di thrash metal al fulmicotone, che pesca a piene mani da quanto proposto negli anni ‘80 dai Mostri Sacri del genere, in primis statunitensi ma anche teutonici. La prima cosa che colpisce è l’evidente natura di ‘strana coppia’ delle due band presenti questa sera: seppur ormai lontani dal cosiddetto True Norwegian Black Metal dei gloriosi anni ‘90, i Satyricon restano comunque un gruppo black e trovare affinità musicali con l’opening act di questo tour ci appare francamente impossibile. Non che i Satyricon siano nuovi a scelte che lasciano quantomeno perplessi (per quanto non sappiamo quale peso abbiano Satyr e Frost in queste scelte), pensiamo ad esempio ai conterranei Fight The Fight (ex Oslo Faenskap) e al loro crossover/modern metal. Tornando ai Suicidal Angels: ci risulta davvero difficile pensare che il pubblico giunto qui possa appassionarsi alla proposta dei greci, non tanto per il genere in sé (chi tra i presenti non ama o ha amato gli Slayer?), quanto per il fatto che i Nostri non sono, per l’appunto, gli Slayer. No, non stiamo dicendo l’ovvio, ma ci limitiamo a valutare gli elementi in nostro possesso. Tecnica e dedizione alla causa non sono in discussione, ma in quanto a personalità e grado di letalità non ci siamo proprio. Nick Melissourgos e soci ci mettono energia e calore, ma siamo ben lontani dall’annichilire i presenti, nonostante l’intero set sia incentrato su brani tirati – o sul saper creare melodie elaborate, per quanto le (poche) aperture melodiche risultino piacevoli. Il pubblico, non ancora molto numeroso, ascolta e segue con discreta attenzione ma, prevedibilmente, senza particolare entusiasmo, eccezion fatta per pochi presenti. L’impressione è quella di buoni mestieranti, il cui entusiasmo e devozione verso il genere non possono essere messi in dubbio, ma che molto difficilmente possono trovare consensi al di fuori della cerchia dei thrash maniac, essendoci francamente di meglio sia nel presente che nel passato del genere.

SATYRICON
Il tempo di una birra e un po’ di relax sui comodi divanetti che offre il locale ed è finalmente giunto il momento di vedere all’opera i padroni di casa. Scoccano le ventuno e il tema principale de “L’Ultima Diligenza Di Red Rock”, dalla colonna sonora di “The Hateful Eight” del Maestro Morricone, fa da introduzione all’ingresso dei norvegesi. Sotto al palco l’attesa è grande quanto folto è il pubblico che si è pian piano radunato (il locale è quasi pieno). La cadenzata “Midnight Serpent” apre un set abbastanza vario, anche se prevedibile per chi ha partecipato alla recente data felsinea. Appare chiaro fin da subito che la band è in ottima forma e molto ben predisposta verso i fan (il ‘coming back’ dopo la brutta malattia ha reso Satyr molto più loquace, che qui, come a Bologna, fa anche una dedica speciale al pubblico), dimostrandosi carica ed energica per tutto lo show. In questa occasione abbiamo la conferma del valore del materiale che compone “Deep Calleth Upon The Deep”: la già citata “Midnight Serpent”, la titletrack e la melodica “To Your Brethren In The Dark” si dimostrano all’altezza della dimensione live e regalano sfumature oscure, equilibrandosi perfettamente con i brani più granitici e anthemici della band, come “Die By My Hand” e “Now, Diabolical”. Una menzione particolare va a “The Ghost Of Rome” perchè – per banale che sia – ascoltare questo brano nella Città Eterna aggiunge un quid di epicità e atmosfera. Veniamo ora alla parte più calda della serata perché, è inutile nasconderlo, per quanto il nuovo corso della band (che ormai tanto nuovo non è più, anzi) sia stato digerito ed apprezzato dai più, è con le vecchie glorie che il cuore dei fan si riempie di orgoglio e commozione. E infatti, quando i Nostri ci regalano la tripletta “Walk The Path Of Sorrow” / “Transcendental Requiem Of Slaves” / ”Mother North” la già calda atmosfera diventa incandescente. Il pubblico canta e Satyr ricorda con piacere l’accoglienza memorabile che il pubblico romano diede all’immensa “Mother North” ben diciotto anni fa. I Satyricon dimostrano di essere perfettamente a loro agio nel tornare a vestire, anche se solo per una manciata di minuti, i vecchi panni borchiati e il risultato riesce ad essere convincente, complice l’ottima acustica. Siamo giunti alle battute finali del concerto, che ci regalano ancora “The Pentagram Burns”, “Fuel For Hatred”, “K.I.N.G” e soprattutto la magniloquente “To The Mountains”, che non veniva eseguita dal vivo da qualche annetto. Si conclude così un gig che difficilmente può aver scontentato qualcuno, tenuto conto che i Satyricon di oggi sono questo: una band che guarda avanti senza rinnegare il proprio glorioso passato (e come potrebbe?), evitando però di rimanerci incollata ed impigliata in mezzo. Chiaramente i Satyricon degli ultimi anni possono facilmente essere tacciati di essersi imborghesiti e lo zoccolo dei puristi non accetterà mai le sonorità più morbide e lineari degli ultimi lavori, agli altri invece non resta che godersi questo ritorno. A risentirci presto.

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